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venerdì 23 novembre 2007

La mossa del Cavaliere

Continuo a pensare che l’annuncio della rottamazione di Forza Italia - hic et nunc, dal predellino dell’auto – e della contemporanea nascita di un nuovo partito – del popolo delle libertà o delle libertà del popolo, poco importa - sia frutto del talento comico di Berlusconi e del suo lato ducesco da padroncino brianzolo, candidato in pectore al Soglio di Pietro (se non papa, almeno camerlengo). L’uomo però è tutt’altro che stupido e conoscendo i suoi limiti – o per amore della ‘roba’ – si è sempre circondato di persone di grandi capacità e intelligenza, in grado di mettere le pezze ad ogni uscita ‘bizzarra’ del capo, dandogli un contenuto e uno spessore politico. Oltre, naturalmente, a tutelarne gli interessi, che è il motivo principale di tutto questo circo di cui siamo spettatori dalla famosa e famigerata discesa in campo. La task force anti cazzata ha subito messo a punto una strategia davvero niente male. Quella di domenica non è stata la mossa di un leader alla canna del gas, sconfitto (almeno provvisoriamente) dal nemico comunista, e contestato al suo interno da politici di lungo corso, più abituati di lui ai rituali del palazzo e disposti a seguirlo, pur con tutti i mal di pancia possibili, solo a fronte della condivisione del potere. Dell’uomo incazzato per l’affronto di chi – recuperato dalle fogne o dalle macerie della prima repubblica – avrebbe dovuto onorarlo e rispettarlo per tutti i giorni della sua vita e invece si è messo a dargli lezione, come ad un Giovanardi qualsiasi. Dell’animale ferito che reagisce d’istinto per difendere sé stesso e la propria tana. Niente di tutto ciò. Domenica si è assistito al meditato colpo di genio di un fine stratega, che ha capito prima degli altri parrucconi il fallimento del maggioritario e della necessità di aprire una nuova fase, anche a costo di buttare all’aria l’alleanza che fino a 48 ore prima i sondaggi davano vincente con percentuali bulgare.
La nascita del Pd e le dichiarazioni di Veltroni in merito alla possibilità di una corsa in solitaria alle elezioni, senza dunque sottostare ai ricatti delle estreme, ha suggerito al Cavaliere di fare altrettanto, di ripensare al proporzionale e ad un nuovo bipartitismo: due grandi partiti accreditati di un 25-30 per cento dei consensi che si giocano il governo del Paese dettando la linea. Chi si vuole accodare lo fa, sapendo però che, nel caso, i due potrebbero anche mettersi d’accordo tra loro. E non è vero che lui, il Cavaliere, non ne aveva mai parlato con gli altri inquilini della ormai ex Casa delle Libertà, anzi erano stati proprio loro a incitarlo al cambiamento. Certo si può discutere sul modo, ma il popolo aveva bisogno di un’iniezione di fiducia e di tornare a sognare. A questo punto si tratta di dare contenuto al nascituro, alla cui culla sono invitati tutti i moderati, Fini e Casini compresi. Di più, entrambi possono mirare alla leadership partecipando a democratiche primarie. Contro di lui, naturalmente. Fini per ora schiuma rabbia e difficilmente tornerà sui suoi passi. Casini si era già smarcato in tempi non sospetti. Entrambi si godono questa riacquistata libertà d'azione e pensano ad un terzo polo. Al momento all'ex premier hanno teso il braccio entusiasti, in un riflesso condizionato, solo Storace, Buontempo e la Santanchè. In questo modo l’annuncio del predellino è confezionato in pacchetto regalo, con tanto di fiocco, e lo spariglio acquista un senso. Volendo è anche un assist a Veltroni: caro Walter tu ed io abbiamo il consenso popolare, decidiamo noi che tipo di legge elettorale fare e poi andiamo alle urne. Tutto sommato fa comodo anche a te prendere la giusta distanza da questa maggioranza, sfruttando l’entusiasmo per la tua nuova squadra, per non rimanere nel limbo troppo a lungo, con il rischio di logorarti.
Rossana Rossanda riassume in modo perfetto e lungimirante: “(...) E' un quadro comune quello che permette un bipolarismo «perfetto», perché non muta l'idea di società ma soltanto un certo metodo dell'amministrazione, e di solito la politica estera. Collante un liberismo più o meno temperato: largo al mercato, meno stato, meno proprietà pubblica, più liberalizzazione cioè più privatizzazioni, e una riconosciuta partecipazione della Chiesa alla conduzione «morale» del paese da parte dell'uno e dell'altro schieramento (...)”.
L’accelerazione del Cavaliere non aveva però fatto i conti (o magari proprio per quello) con la bufera Rainvest e con il ritorno sotto i riflettori dell’odiato conflitto d’interessi. Veltroni, forse suo malgrado, da mazziere di questo virtuale scopone scientifico, ha così pareggiato le carte e ora si ritrova in mano il gioco. Vedremo come lo condurrà. Attenti comunque al Cavaliere: quando è all’angolo diventa ancora più pericoloso. Sarebbe però interessante sapere cosa ne pensa la sinistra.

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