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mercoledì 27 agosto 2008

Tempi che cambiano

L’ultimo sondaggio su sesso, mutande e dintorni, recuperato dall’adnkronos, ci dice che il maschio del 2008 ritiene più importante l’onore, la fiducia in se stessi e il rispetto degli altri, piuttosto che fascino e successo con le donne. La fonte appare autorevole: l’indagine è stata condotta dai ricercatori dell'Indiana University (Usa) su un esercito di uomini – 27.000 - di otto Paesi del mondo, Italia compresa, oltre a Germania, Stati Uniti, Inghilterra, Spagna, Brasile, Messico e Francia. Nulla da dire, a parte che le cose non mi sembrano incompatibili. Solo una riflessione. Di recente ho sfogliato da Feltrinelli una bella pubblicazione dal titolo “Non avrai altro Cuore all’infuori di me”, raccolta del meglio (o quasi) del mai troppo rimpianto settimanale satirico Cuore di cui non canto le lodi per evitare la deriva reducistica ma di cui penso tutto il bene possibile. Al primo posto della rubrica Le cose per cui vale la pena vivere c’era, allora, leccare la figa. Avevamo ragione noi.

lunedì 11 agosto 2008

Bassa velocità

Sono testimone oculare delle pessime condizioni in cui versano le Ferrovie dello Stato, descritte nell’articolo di Fabrizio Gatti sull’Espresso. Per fortuna mia non ho mai vissuto il dramma di un incidente e nemmeno di un incidente sfiorato, almeno credo. Sono invece quotidiani i ritardi (per giustificare il mancato arrivo del treno al mai specificato guasto tecnico, che equivale al “deceduto per arresto cardiaco”, si è ultimamente aggiunto “causa problemi dovuti a linee estere”); le porte che non si aprono o che non si chiudono (per due settimane l’Eurostar da Venezia per Milano, che ferma a Verona alle 18.43, ha avuto almeno due porte bloccate, aperte a mano dal capotreno: possibile che in 15 giorni le officine FS non siano state in grado di ripararle?); la sporcizia dei convogli, i guasti al sistema di condizionamento risolti semplicemente con l’affissione di un cartello: in questa carrozza non funziona l’aria condizionata, ecc. ecc. Verrebbe facile dire che di contro i biglietti sono cari o che quantomeno non giustificano il trattamento. Mi limito ad osservare invece che persino sui locali è stato installato un inutile messaggio di benvenuto, nel quale al cliente viene ricordato che sui treni non è consentito viaggiare senza biglietto e che i trasgressori bla bla bla (ma come ti permetti? Hai la coda di paglia FS? Ricordalo a Cimoli e a Catania eventualmente che non è consentito rubare). L’unica nota positiva è il personale, solitamente molto cortese, spesso disponibile a chiudere un occhio se qualcuno, perlopiù anziani e stranieri, non oblitera, come dicon loro, il biglietto, dimenticanza che implica multe da cravattari.

giovedì 7 agosto 2008

Sportivi

Imke Duplitzer, 33 anni, tedesca, argento olimpico nella spada non parteciperà alla cerimonia inaugurale di Pechino. L’ha ribadito al suo arrivo in aeroporto in un’intervista prontamente censurata dalle autorità cinesi. “Non prenderò parte alla cerimonia d'apertura delle Olimpiadi, non mi interessa. Se avessi voluto andare al circo, sarei andata al Roncalli”. Duplitzer, laureata in scienze politiche, il suo pensiero l’aveva già espresso nel marzo scorso: ”Chiunque abbia un minimo di coscienza, dovrà andare in Cina con sentimenti contrastanti… Il boicottaggio degli atleti non ha senso, lo faremmo sulla nostra pelle. Quello che possiamo fare è andare lì e sabotare dall'interno”. Ma l’affondo vero Imke l’ha riservato al Comitato Olimpico Internazionale: “Se uno vuole giochi di pace per davvero, non li assegna a Pechino. Ora è tardi, il Cio tanto non ammetterà mai di aver scelto la Cina per far vendere 1 miliardo e 300 milioni di hamburger ai suoi benefattori. Il silenzio del Cio è una bancarotta morale, preferiscono scaricare sugli atleti il peso esistenziale di tutta questa faccenda”.

Gianni Petrucci, presidente del CONI, respingendo l’invito di alcuni esponenti del governo e della maggioranza a boicottare la cerimonia inaugurale: “Perchè si chiede allo sport di sostituire la politica?... Antonio Rossi e gli altri azzurri hanno ricevuto il tricolore dal presidente della Repubblica Napolitano: è per loro e per noi un dovere farlo sfilare nella cerimonia d'apertura”.
“Il Comitato olimpico italiano è stato il primo a dirsi contrario al boicottaggio e a dire ai nostri atleti di non boicottare. Ma gli azzurri hanno la libertà di esprimere il proprio pensiero, tenendo conto che quando si va ad un'Olimpiade ci sono regole Cio da rispettare. Perchè non si chiede agli industriali di disertare la Cina?”

Cemente ‘Tatanka’ Russo, pugile: “Cara Meloni, faccia politica e lasci fare lo sport a noialtri sportivi. Disertare la cerimonia inaugurale non ha senso, perché tanto i giochi si faranno lo stesso. Certi politici, anche se sono vicini alle mie idee, sono proprio degli incompetenti. Non sanno le cose fuori dal loro mondo…. Alla ministra Meloni chiderei: diserterebbe l’occasione della sua vita? Capisco la lotta per i diritti umani e infatti nel nostro appartamento abbiamo messo una bella bandiera della pace, ma una vita di sacrifici non me la possono togliere così”.

Alessandro Fei, pallavolista: “Il Tibet è un questione molto importante, ma qui siamo alle Olimpiadi e la sfilata inaugurale è la cosa più importante per noi atleti. Sarebbe un gesto molto difficile per noi. Ci chiedano altro, ci chiedano per esempio di aiutare su altri terreni e lo faremo”.

Valerio Vermiglio, pallavolista: “Disertare la cerimonia non mi sembra un gesto valido. Per un atleta è la cosa più bella, un’esperienza da trasmettere ai figli, un sogno che diventa realtà. Sarebbe come tradire la moglie o mancare alla propria fede. Per molti, la cerimonia d’apertura è più di una medaglia”.

Silvio Berlusconi, sportivo: “Lo sport non deve essere politicizzato”.

mercoledì 6 agosto 2008

Fratelli d'Italia

Sarà anche schizofrenico mandare gli atleti a Pechino con bandiera e fanfara al seguito e poi invitarli a boicottare la cerimonia inaugurale, come hanno chiesto ieri la ministra Meloni e il presidente dei senatori pdl Gasparri. I diritti umani in Cina non erano rispettati nemmeno un mese fa e forse è troppo comodo delegare agli sportivi una presa di posizione che dovrebbe essere politica. Sarebbe comunque stato un segnale, non importa se ininfluente e del tutto simbolico. Certo visto le risposte imbarazzanti che hanno dato nel merito i campioni intervistati e l’inutile presidente del Coni Petrucci, è meglio così. Personalmente non guarderò un minuto di queste Olimpiadi.

Compagnia At - tenti

Se fosse una commedia con Totò e Peppino ci sarebbe da ridere. Ma l’esercito a presidiare le città non è una commedia con Totò e Peppino e credo che nemmeno la sicurezza dei cittadini sia la ragione principale della presenza dei militari nelle nostre vie.
Nello specifico condivido il pensiero di Mariuccia Ciotta del Manifesto: “È l'istantanea di un'Italia che ha ceduto alle sue più basse pulsioni, che si appella all'autoritarismo in nome della «sicurezza» senza sapere da dove viene il pericolo, disposta a sacrificare diritti e democrazia per arrivare a quel «fine mese» diventato un leit-motiv vuoto. Tutto passa sotto silenzio, la ferita alla Costituzione con la schedatura degli stranieri, le impronte ai bambini, l'emendamento liquida-precari, le leggi per salvare l'imputato Berlusconi, il taglio dei fondi alla stampa libera, un paese visto all'estero come un'anacronistica dittatura. L'esercito per le strade italiane è la fotografia di questo governo e di chi lo ha eletto. E se La Russa si offende a sentir parlare di «operazione di facciata», fa male. Dietro i corpi reali di quei pochi soldati, c'è infatti l'assedio simbolico di una cultura mortifera, la rottura di una sensibilità comune e l'affermazione della sua concezione del mondo, quella contro la quale si sono battute generazioni di democratici. Il ministro della difesa afferma adesso con cipiglio che «oltre ai delinquenti, agli stupratori, a chi fa i furti e rapine, sono contrari alla presenza dei militari solo i post-sessantottini, i figli di chi gridava 'basco nero il tuo posto è al cimitero'». I fucili spianati di oggi sono il trionfo dei suoi sogni di camicia nera, e pochi gridano ancora che se ne deve andare. Non al cimitero, ma in un posto altrettanto lontano dai vivi”.
Segnalo anche l’articolo di Gad Lerner oggi su Repubblica, che però il quotidiano non ha ritenuto di mettere in chiaro sull’online. Poco male. C’è il blog di Lerner.