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martedì 25 settembre 2012

Polveri(ni)

Questo è un paese che non si indigna più. Impermeabile a qualsiasi scandalo: ai Franco Fiorito ma anche alle Minetti, che in virtù del fatto di sapere (e di avere anche le prove, non come Pasolini) non si dimette dall'incarico di consigliere regionale a più di 10 mila euro al mese. In un paese normale, nella tanto vituperata prima repubblica, i Fiorito e le Minetti non avrebbero mai varcato le porte di un palazzo istituzionale, se non per rifare la carta d'identità o per lasciare le proprie generalità. Ma nel folle Truman Show nel quale viviamo da 20 anni, dove ai parlamentari vengono comprate case a loro insaputa e i partiti assumono famigli e fidanzate dei notabili sempre a loro insaputa (anche degli stessi famigli e delle fidanzate) abbiamo visto pure questo. E purtroppo mi sa che... to be continued.


L’Amaca di Michele Serra di giovedì 20 settembre

Io questo Franco Fiorito lo conosco. E lo conoscete anche voi. Lo abbiamo visto dietro il bancone di un bar. Alla guida di un autobus. Alla cassa di una pescheria. In coda all'ufficio postale. È un normotipo popolare italiano.Franco Fiorito, "er federale de Anagni", è uno di noi. La parola "casta" è perlomeno fuorviante. Lascia intendere che esista un ceto parassitario alieno alla brava gente che lavora, quasi una cricca di invasori. Purtroppo non è così. Tra casta e popolo c'è osmosi, e un continuo, costante passaggio di consegne. Fiorito non nasce ricco e non nasce potente. Fiorito è un prodotto della democrazia. Molti italiani che oggi sbraitano contro la casta, ove ne facessero parte, sarebbero identici a Franco Fiorito, per il semplice fatto che sono identici a Franco Fiorito anche adesso. Non si cambia un paese se non cambia il suo popolo, non migliora un paese se non migliorano le persone, la loro cultura, le loro ambizioni. Il mito della "democrazia diretta" non mi cattura perché non tiene conto di un micidiale dettaglio: se a decidere direttamente chi dovrà rappresentarli sono i Franco Fiorito, eleggeranno in eterno Franco Fiorito

lunedì 24 settembre 2012

L'invalido. E sua moglie

Non ricordo come si chiamasse. Forse non l’ho mai nemmeno saputo. Per noi bambini era semplicemente la moglie dell’invalido, come l’invalido era semplicemente l’invalido, il primo uomo che ho visto in sedia a rotelle, credo per un incidente di lavoro. Abitavano a ridosso del campo a sei dell’oratorio dove passavo tutti i miei pomeriggi pre e post compiti scolastici e per noi ragazzini erano l’uomo nero delle favole. Ogni volta che il pallone finiva nel loro giardino ci veniva restituito bucato o il più delle volte veniva semplicemente sequestrato. Mi son sempre chiesto che fine facessero tutti quei palloni! In verità il vero uomo nero era l’invalido perché a volte la signora, di nascosto dall’invalido o quando lui riposava, il pallone ce lo rimandava intatto. Ognuno di noi nella vita ha incontrato il proprio invalido. Questo aneddoto, di quasi 40 anni fa, mi è tornato alla mente nei giorni scorsi assistendo dalla finestra di casa mia ad un episodio che ha visto come protagonisti, due bambini, una bambina, un pallone e un’anziana signora, quest’ultima nelle vesti dell’invalido e di sua moglie. Il quartiere dove abito è un quartiere storico di Brescia, tornato a vivere dopo anni di degrado e abitato da un’alta percentuale di popolazione straniera. Come accadeva 40 anni fa, i ragazzini giocano liberi per strada, con quell’incoscienza che avevo io, che avevamo noi che al campo non potevamo andare, perché c’erano i più grandi, e la palestra manco sapevamo cos’era. Vederlo mi ha riportato indietro nel tempo. La porta disegnata dall’apertura di un garage, il portiere a cercar di parare e l’attaccante a cercar di segnare. Una musica la palla che sbatte contro la saracinesca. Mi stavo cullando in questo amarcord quando un urlo dalla finestra di fronte mi ha frantumato tutta una serie di cartoline dall’infanzia. E non solo. Anche quei bambini avevano incontrato il loro invalido. Non me la voglio prendere con la signora in questione, perché a una certa età si diventa intolleranti, perché capisco che il rumore di un pallone che sbatte su una saracinesca può dare fastidio ecc. ecc. Capisco meno e faccio fatica a giustificare invece il tono razzista con cui ha concluso la sua rivendicazione: andate al vostro paese a giocare? Ma sono bambini. Abitano nel quartiere. Parlano l’italiano meglio di molti autoctoni. I due baby calciatori non l’hanno cagata di pezza e, come noi 40 anni fa, credo abbiano pensato: vecchia rompicoglioni ecc. ecc. La bambina ascoltava attenta e all’invito ad andare al paese d’origine a giocare ha risposto, con l’innocenza dell’età: ma il nostro paese è lontano. La signora ha bofonchiato qualcosa di incomprensibile, perché a volte anche il becerume deve fare un passo indietro. Se avessi potuto l’avrei abbracciata la bambina. Mi sono limitato a sorridere.

giovedì 20 settembre 2012

Fellatio

Cosa non si fa per un pompino…..


SESSO: ECCITAZIONE RIDUCE SENSO DISGUSTO DONNE

(AGI) - Washington, 13 set. - L'eccitazione sessuale rende accettabili e piacevoli contatti e cose che normalmente le donne riterrebbero disgustose. E' il risultato di uno studio dell'Universita' di Groningen nei Paesi Bassi coordinato da Charmaine Borg. La ricerca e' stata pubblicata sulla rivista Plos One e ha analizzato le risposte femminili a diverse situazioni sgradevoli capaci in contesti normali di innescare il senso del disgusto.


giovedì 13 settembre 2012

Passera

Ecco perché alle elementari la maestra Laura ci diceva sempre: bambini, pensate bene prima di scrivere!

ALCOA: PASSERA, TENERLA APERTA COSTA, MA DISPONIBILI
REGGIO EMILIA
(ANSA) - REGGIO EMILIA, 4 SET - Secondo il ministro dello Sviluppo, Corrado Passera, tenere aperta Alcoa "costa, ma siamo disponibili a farlo se ci fossero compratori". Poi, ha aggiunto, "intendiamo anche rispettare i patti. C'é un accordo ben preciso, sottoscritto da tutti: se non lo rispettassimo perderemmo di credibilità in altri accordi per gestire fasi più difficili di altre aziende".(ANSA).

AG-BNT/ S0A QBXB