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domenica 25 settembre 2011

Applausi

La storia è realmente accaduta quest'estate. A raccontarmela è un'amica e collega. Siamo in un piccolo paese di villeggiatura sulle colline veronesi. Paese che un tempo si sarebbe definito bianco. Oggi enclave berlusconiana. L'annotazione non è di maniera e il senso lo si capirà alla fine. Domenica mattina, all'ora della messa. La chiesa è come al solito piena di fedeli. Quel giorno a celebrare non è il parroco ma un anziano missionario, nativo del posto, che periodicamente torna dall'Africa a respirare un po' d'aria di casa. Espletate le formule di rito, il missionario inizia a parlare e ai presenti racconta della sua realtà quotidiana. Poi di come dalla Guinea Bissau, grazie a internet, vede l'Italia. E quello che legge in rete non gli piace. Non tanto per lui, che ormai è vecchio e lontano. Ma per loro. Il suo ragionamento è semplice. Così come sono chiare e forti le parole, ingentilite solo dalla erre arrotata e dal sorriso. C'è una classe politica che vi sta rubando il futuro: dovete ribellarvi, non potete subire in silenzio. I missionari, si sa, fanno parte della chiesa di roma solo per statuto. Sono anime candide. Probabilmente è quello che li salva dall'orrore con cui spesso sono costretti a convivere. Il parroco invece è visibilmente imbarazzato. I suoi di interventi dal pulpito sono solitamente di senso contrario. Il miracolo arriva però al termine della predica. Una cosa mai vista, mi dice la mia amica. Che non si fa, per il rispetto dovuto al luogo sacro. Quando il missionario smette di parlare, parte spontaneo e contagioso l'applauso.

Lo strano silenzio della Chiesa

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