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venerdì 16 gennaio 2015

Salse e palpebre

Salgo in treno e come ogni mattina cerco un posto isolato per poter leggere ed evitare i conversatori seriali. Poso lo zaino, mi metto gli occhiali e apro il libro della settimana. Nei sedili di fianco ci sono due ragazze e un ragazzo. A occhio hanno dai 25 ai 30 anni. Sono sicuramente colleghi di lavoro: lo si capisce dai riferimenti d’ufficio, dalle attività condivise e bla bla bla. Ad un certo punto la conversazione vira sul privato. Una delle due ragazze dice: a parte periodi intensi come questo, un buon giorno per uscire la sera è il giovedì, a patto che il venerdì tu non abbia riunioni particolari e il lavoro da fare è più o meno impostato. Domenica sono andata a ballare la salsa, ho fatto l’una e mezza e ne sto pagando ancora le conseguenze. La sera, quando sono le 11, mi cala la palpebra. Neanche fossi una cinquantenne. Gli altri annuiscono ridendo. Io, cinquantenne, incasso. Così imparo ad ascoltare. Volevi leggere, no? Leggi e fatti i cazzi tuoi. Comunque, non per bullarmi, ma di solito alle 11 io sto ancora facendola la salsa. E contemporaneamente buttando la pasta. Quando va bene. Perché a volte le vite vanno così. Al mattino mi alzo alle 6 e mezza, anche se dormirei nell’acqua e quando suona la sveglia mi verrebbe istintivo di violare il secondo comandamento, ma poi penso al mutuo e questo mi basta (ancora) per trascinarmi sotto la doccia. Va bè, me la sto prendendo troppo. Alla sua età avrei detto la stessa cosa. E mio padre, allora cinquantenne, faceva il doppio lavoro per mantenerci.

venerdì 9 gennaio 2015

Je suis Charlie

Potranno strappare tutti i fiori, ma non potranno mai fermare la primavera. (Pablo Neruda)