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mercoledì 7 dicembre 2011

Pantalone

Il mantra del governo è stato: sacrifici per tutti, ma non avevamo altra scelta, pena il fallimento del Paese. Il messaggio che è passato è stato: sacrifici per tutti, non avevamo altra scelta, pena il fallimento del paese. La percezione dell’uomo della strada: sacrifici per tutti (anche se per qualcuno un po’ di più), probabilmente non avevano altra scelta, il rischio era di finire come la Grecia. Un esempio di comunicazione ben riuscita.


Alcune considerazioni, senza entrare nel merito di tutte le voci. 1) E’ bastato passare da un governo presieduto da Alvaro Vitali ad un esecutivo di persone competenti e perbene, che danno cioè l’idea di essere migliori di noi e non uguali, come a mio avviso dovrebbe sempre essere, per far digerire una manovra che colpisce pesantemente pensionati e lavoratori, come meglio non avrebbe potuto fare un qualsiasi governo di destra. 2) Finché non è con le spalle al muro e non ha una via d’uscita, anche farlocca, l’Italia fa finta di nulla, l’ultimo esempio eclatante è stato Tangentopoli, ma ce ne sono molti altri nella storia recente. 3) E’ vero che l’esecutivo presieduto dal professor Monti probabilmente non poteva fare altrimenti. O forse sarebbe meglio dire, non poteva muoversi diversamente: per avere i voti in parlamento ha dovuto e deve tener conto delle istanze di pdl, pd e terzo polo, che a loro volta devono mediare con il loro elettorato di riferimento per salvaguardarsi in vista delle prossime elezioni. 4) Alla fine a risentire della manovra saranno i più poveri, che si ritroveranno ad essere quasi miserabili. 5) Le pensioni che subiscono il blocco dell’indicizzazione sono quelle dei nostri genitori che con quei soldi non solo ci campano ma aiutano i figli o i nipoti precari a sbarcare il lunario. 6) In un momento in cui si chiedono sacrifici a tutti è difficile accettare che venga toccata, per dire, la pensione di mia mamma, che ha lavorato 35 anni in fabbrica e con il poco che prende da ancora una mano a mia sorella, e non quella di chi si mette in tasca 10 mila euro al mese. Non è demagogia: 200 euro su una pensione di 1200 vuol dire rinunciare a mangiare la carne, 2000 euro su una di 10 mila significherebbe rinunciare a niente di superfluo. 7) Non risultano tagli alla difesa: abbiamo comprato fino all’altro ieri aerei da guerra, abbiamo un numero di generali di corpo d’armata doppi rispetto ai corpi d’armata. E siamo un paese che, secondo Costituzione, ripudia la guerra. 8) Mi hanno molto colpito due stralci di lettera pubblicate ieri da Repubblica: la prima era di un lavoratore nato nel 1952: con le vecchie regole era arrivato ad un anno dalla pensione, oggi si ritrova a dover lavorarne altri sette e comunque, arrivato ai 42 anni di contributi se ne dovrà andare con una penalizzazione del 3% perché avrà meno dei 63 anni previsti per ritirarsi. La seconda invitava, in un momento di così grave crisi, a chiedere anche alla Chiesa di contribuire, pagando per esempio l’Ici sugli immobili non di culto e sui quali fa cassa. 9) E finisco. Un altro grande tema, che il prof. Monti avrebbe considerato se avesse veramente avuto mani libere, è quello delle frequenze televisive che Berlusconi si è autoregalato senza metterle a gara. Frequenze che valgono 16 miliardi, metà della manovra. Mi fa piacere che Repubblica lo ricordi oggi in un editoriale.


PS. Chi ha portato il paese sull’orlo del baratro dovrebbe avere quantomeno più pudore nelle dichiarazioni. E non mi riferisco alla Lega che ormai è un caso psichiatrico. Chi non paga le tasse è un criminale e andrebbe perseguito come tale, 41 bis compreso.