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martedì 6 novembre 2007

Bertinotti

"Non nego ci sia un problema criminalità legato alla forte affluenza di rumeni in Italia, ma evitiamo un capro espiatorio e spostiamo il dibattito su come nasce la violenza e come si origina". Il presidente della Camera, Fausto Bertinotti, ieri sera a 'Otto e mezzo', ha dato l’ennesima prova di essere uno dei pochi osservatori lucidi, in grado di leggere politicamente i fatti e di darne risposte conseguenti, nel rispetto delle leggi e delle istituzioni. “Capisco che c’è tensione da ruolo, ma quando abbiamo fatto politiche di emergenza – ha ammonito Bertinotti – dopo dieci anni ce ne siamo pentiti. Non dico che non si debba intervenire: ritengo che lo si debba fare per prevenire e reprimere la violenza. E penso che si possa reprimere nel giusto”. Il vero problema, ha provato a ragionare Bertinotti, è “il disfacimento degli elementi che creano una comunità solidale. C’è disattenzione nei confronti della povertà: i campi di Tor di Quinto c’erano anche prima dell’assassinio Reggiani” . Anche per questo – ha aggiunto il presidente della Camera – “ascolto con grande attenzione, pur se non credente, le parole della Chiesa e del Papa che si interrogano su questioni di fondo. La politica deve trovare una sua consistenza tra l'emergenza ed il significato dell'esistenza”. “Nelle baraccopoli se ci sono persone propense al crimine vanno represse. Però bisogna anche sviluppare modelli alternativi come è avvenuto a Pisa, dove oggi, dopo dieci anni, tutti i bambini rom vanno a scuola e agli adulti è stato trovato un lavoro". Bertinotti non si è sottratto nemmeno ad un’autocritica: “la sinistra potrebbe avere sottovalutato il carattere devastante della violenza e di ogni complicità con essa. La colpa? Aver pensato che esiste una violenza buona”.

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