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martedì 13 aprile 2010

Non disturbate la guerra

Se lavori per Emergency e sei contro la guerra, per forza di cose sei anche di sinistra. E se sei di sinistra è probabile, molto probabile anzi, che tu sia un terrorista, o che comunque strizzi l’occhio, ti accompagni con qualche terrorista. Si chiama pensiero semplice, facilmente comprensibile. Intanto lo buttiamo lì, proviamo a prendere un po’ le distanze fingendo cautela in nome dei delicati rapporti internazionali e per tutelare l’incolumità delle persone coinvolte. Poi se dobbiamo smentire o fare marcia indietro poco male, nel frattempo però abbiamo insinuato il dubbio. Male che vada, qualcuno, la ggente, è autorizzata a pensare che sì, insomma, questi rompicoglioni e comunisti, il sillogismo vale anche in questo caso, se la vanno a cercare: in fondo noi in Afghanistan siamo forze di pace, armiamo la pace: un ossimoro? Beh, non stiamo a sottilizzare..
Conoscendo il contesto in cui si è consumato il sequesto (leggere Franco Venturini sul Corriere), un paese normale avrebbe reagito con fermezza, chiedendo l’immediata liberazione dei volontari, invece noi abbiamo dovuto subire le dichiarazioni di Frattini, quelle di La Russa e quelle forse ancora più imbarazzanti di Gasparri (EMERGENCY:GASPARRI,CONTATTI OPINABILI,MA GOVERNO INTERVENGA
(ANSA) - ROMA, 11 APR - "Sul caso Emergency- Afghanistan il governo italiano deve intervenire, ma per le ragioni opposte a quelle citate da certi personaggi. E' quanto affer,ma il capogruppo del pdl al Senato Maurizio Gasparri. "Già in occasione di altre vicende - sottolinea l'esponente del centrodestra - emersero opinabili posizioni e contatti di questa organizzazione. Ora, che ci fossero armi in luoghi gestiti da questa gente si è visto chiaramente su tutte le televisioni. Il nostro governo deve tutelare la reputazione dell'Italia che impegna le proprie Forze armate in Afghanistan e in altre parti del mondo a tutela della pace e della libertà minacciate dal terrorismo. Chi dovesse vigilare poco, e siamo generosi a limitarci a questo, crea un gravissimo danno. Ci riferiamo ad Emergency. L'Italia non può essere danneggiata da queste situazioni. La nostra linea è chiara. Quella di altri no").

Scrive Valentino Parlato sul Manifesto: “L’inizio di una guerra chiede barbarie e l’eliminazione di tutte le testimonianze scomode. Gli ospedali di Emergency curano tutti coloro che ne hanno bisogno, sono aperti, ma proprio per questo sono anche luoghi di osservazione assolutamente fastidiosa per chi bombarda e ammazza. E’ di qualche settimana fa il documentario che prova che i bombardieri Usa hanno massacrato, a Kunduz (in Afghanistan) 40 civili, donne e bambini del tutto disarmati. Kunduz non è un caso isolato: ieri a Kandahar sono stati uccisi 4 civili e 18 feriti da truppe atlantiche e non va bene che un ospedale di Emergency veda, curi i sopravvissuti e magari ne parli. Liberarsi di osservatori scomodi è preoccupazione condivisa dalla Nato. L’attacco a Emergency in Afghanistan ci illumina sulla feroce assurda guerra nuovamente scatenata”.
E Michele Serra nella sua Amaca: “Alla destra peggiore, ai suoi esponenti più trucidi, ai suoi giornali più maneschi, non pare vero poter sputare su Emergency, su Gino Strada, i suoi collaboratori che rischiano la pelle, i suoi finanziatori che sono centinaia di migliaia, orgogliosi di esserlo. Orribili le dichiarazioni di Gasparri, orribile la fanatica letizia con la quale gli odiatori dell’italiano Gino Strada (che sono tanti, e quasi solo in Italia) si sono avventati su quell’ospedale, quei medici, quei volontari. Garantisti fino al causidico quando siano in ballo i destini e gli interessi del loro capo, questi signori hanno preso per buone le dicerie più improbabili senza aspettare nemmeno la replica degli accusati, e un quarto d’ora dopo il blitz avevano già emesso la loro sentenza: Emergency è contigua al terrorismo. Era sufficiente accendere il cervello per pochi secondi per capire che la sola evidente contiguità di Emergency è con gli afgani da ricucire, e che in quel clima, in quel paese, in mezzo a quel sangue, parole e fatti sono da maneggiare con la stessa cautela che si riserva alle mine. Non serviva la magnanimità bastava un minimo sindacale di intelligenza per capire che prima di parlare o di scrivere, bisognava capire che cosa diavolo stava succedendo. Ma l’odio rende stupidi. O perlomeno contigui alla stupidità”.

mercoledì 7 aprile 2010

Coppola padana

Lungo le strade del web si fanno incontri interessanti, come questo articolo, pubblicato da terrelibere.org

sabato 3 aprile 2010

Il paese dell'ammmore

Hai voglia di dire: non c’è un’alternativa credibile, un leader carismatico in grado di trascinare le folle. A parte che sono portato a diffidare, per non dire ho paura, di un popolo che ha bisogno di in leader forte: ma come puoi pensare di diventare maggioranza in un paese che, senza colpo ferire, resetta un anno allucinante, in cui il premier ha fatto le peggio cose, personalmente e istituzionalmente, e ha già annunciato che andrà oltre? Come fai - e qui ha ragione Michele Serra – di fronte allo “spettacolo di una decina di uomini adulti, tutti di alta responsabilità pubblica, che sfilano dietro lo striscione «L' amore vince sempre sull' invidia e sull' odio»? La frase - dice sempre Serra - è oggettivamente di una scemenza imbarazzante, verrebbe scartata anche a un provino per i cartigli dei baci Perugina, e anche l'editor di Moccia gli suggerirebbe (garbatamente) di cambiarla. Uno normale si aspetterebbe a quel punto di vedere la folla ammutolire e andarsene imbarazzata. Invece no. Applausi. Urla di consenso. E allora va bene così. Con la Chiesa, all’angolo per lo scandalo dei preti pedofili, che a tre giorni dal voto, non perde l’occasione per lanciare il suo anatema: non votate i candidati abortisti. Come se ci fosse qualcuno sano di mente favorevole all’aborto. Ma semplificare fa comodo: buoni-cattivi, bianco-nero, vita-morte, ecc. ecc.. E infatti poi i vescovi vanno subito all’incasso sulla pillola RU486: i solerti nuovi governatori e le avanguardie papaline all’interno del pdl fanno immediata eco: mai la pillola nei nostri ospedali, pur sapendo di non potere nulla e di essere solo ridicole macchiette. Sempre comunque meno del capo, che tra le tante barzellette ha annunciato la sconfitta del cancro in tre anni. Ho sempre letto la satira preventiva di Michele Serra sull’Espresso come un geniale gioco dell’assurdo. A questo punto non ne sono tanto sicuro.

Maggio 2010. Lo stato maggiore del pdl sfila dietro lo striscione “La salute e l’allegria tutti i dolori portano via”. Nel suo comizio il premier, che in piazza San Giovanni aveva già annunciato la sconfitta del cancro (applauditissimo dalla folla), fornisce la sestina vincente del Superenalotto, ingravida una militante e racconta la barzelletta sul negro beneducato che mangia gli esploratori solo con la forchetta. Folla in visibilio. Breve intervento di Bossi che pronuncia parole di fuoco contro le adultere, maledice gli arabi e saluta con un rutto. Successo travolgente.

Ottobre 2010. Congresso del Pdl al Colosseo. Lo slogan dietro il palco è 'Un volto pulito di fanciulla è lo spettacolo più bello del mondo, ma dovreste vedere le tette!'. È apprezzatissimo dalla folla delle famiglie tradizionali, che fanno a gara per farsi fotografare col cellulare sotto lo striscione e mandare la bella immagine ai bambini che aspettano a casa. Il premier racconta la barzelletta del gay che cade da un elicottero su un traliccio, la folla si sganascia. Segue invettiva contro i giudici comunisti, i geometri comunisti, gli idraulici comunisti e le violiniste comuniste, infine il premier sale su una mongolfiera e scompare nel tramonto infocato. Bossi interviene minacciando tutte le razze bastarde, agitando un rastrello. Annuncia la fuoruscita dall'euro e l'introduzione del tallero padano. La folla è sempre più felice.

Aprile 2011. Questa volta lo striscione che apre il corteo del Pdl è stato scelto mescolando alcune lettere dello Scarabeo: lo slogan è 'PPGAAU ITTRW GOOSXIO'. La folla è letteralmente entusiasta. Berlusconi, da un palco alto cinquanta metri e circondato dall'aviazione, tuona contro i notai comunisti, le vedove comuniste, i palombari comunisti e i cani comunisti. Poi racconta la barzelletta dell'ebreo che ad Auschwitz racconta barzellette sugli ebrei. Bossi fa solo una breve comparsa, lancia fette di polenta sulle prime file, condanna i rapporti prematrimoniali e dichiara guerra all'Europa. La folla, cantando felice, parte direttamente per il fronte.