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venerdì 2 novembre 2007

La storia senza aiutini

Allora si può. Allora è possibile fare una televisione lontana dai brunivespa, da Cogne, da Garlasco, dai palombellisotiscrepet, dalle isole, dai lapi, che è visibilmente un ritardato ma l’ordine dato dalla famiglia è di farlo passare per un genio del marketing; una tv dove non si cucina e dove non c’è bisogno degli aiutini perché le domande che pone non hanno premi in palio. La magia l’ha fatta La7, la cenerentola delle tv generaliste, che martedì ha mandato in onda, in diretta e senza interruzioni pubblicitarie (allora si può!), “Il Sergente”, monologo di Marco Paolini, tratto dal capolavoro di Mario Rigoni Stern “Il Sergente nella neve”. Una grande pagina di storia che Paolini ha reso viva dando corpo e voce ai protagonisti, raccontando l’inferno del Don attraverso la quotidianità di quei ragazzi parlanti dialetto veneto, lombardo, bresciano e bergamasco, invasori improbabili, disperati poveri cristi, tanto da suscitare la pietas dei russi, che non negarono all’invasore in fuga una scodella di patate. “Limitatezza della storia e immensità del mondo contadino”, diceva Pasolini. Ma la notizia ancora più confortante è che l’azzardo di La7 è stato premiato anche dall’Auditel, unico termometro con cui i dirigenti delle televisioni pubbliche misurano la bontà dei programmi (lo stesso fanno anche i privati, ma essendo la loro un’impresa puramente commerciale ne hanno più diritto). Uno spunto di riflessione per chi finora ha difeso il trash sostenendo, per comodità, che la gente (anzi, la gggente) quando è seduta davanti al video vuole solo svagarsi e sognare.

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