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martedì 28 maggio 2019

La guerra dei nostri nonni

Il libro è di qualche anno fa, ma anche gli avvenimenti che narra non sono recentissimi. La cifra distintiva è che qui non ci sono eroi da venerare, ma uomini e donne, i nostri nonni, contadini e braccianti, mandati al massacro da un colpo di stato che esautorò il Parlamento. Aldo Cazzullo racconta la Grande Guerra attraverso le storie e le vicende delle persone normali, la forza morale di cui furono capaci, protagonisti e vincitori della prima sfida dell’Italia unita, non più solo un nome sulla carta geografica. Senza dimenticare le responsabilità di politici, generali e affaristi che portarono il Paese al massacro, Cazzullo narra questa genesi conducendo il lettore nell’abisso del dolore, in una sofferenza che oggi non riusciamo nemmeno a immaginare: i mutilati al volto, le decimazioni degli innocenti, l’esercito dei folli, le donne friulane e venete violentate dagli invasori, l’istituto degli “orfani dei vivi”, dove le mamme italiane andavano a vedere di nascosto i piccoli tedeschi, che erano pur sempre loro figli. L’Italia nacque allora – scrive Cazzullo - Nelle trincee. Sul Grappa e sul Piave. Eravamo un popolo giovane. Non ci capivamo neppure tra di noi: ognuno parlava il suo dialetto. Potevamo essere spazzati via, dimostrammo di essere una nazione. Un consiglio di lettura, soprattutto per i più giovani.
 
 

lunedì 27 maggio 2019

Sinistri


antieroi.org. Solo l’ideologo, Adelos, l’uomo senza volto, che nessuno ha mai visto, sfugge alla cattura. Il 15 maggio 2023, anniversario della caduta del Movimento, sul tavolo del capo della Polizia, Egidio Servillo, arriva un plico. Contiene 10 racconti, apparentemente slegati tra loro. Da un’attenta lettura Servillo capisce però che ognuno si riferisce ad un componente della Banda. E tutti insieme raccontano a loro volta una storia di potere, di violenza, di orrore. È evidente che a scriverli non può essere stato che Adelos. E a quel punto Egidio Servillo ha anche tutti gli elementi per intuirne l’identità. Ma non è questa scoperta il risvolto più inquietante e non lo è nemmeno il pericolo del ritorno dei terroristi.
“Sinistri” non è un libro di fantapolitica. È un romanzo politico appassionante. Anzi, il futuro è solo un pretesto per analizzare la realtà e per dire che non serve essere politologi per capire cosa stiamo vivendo e cosa ci aspetta. Sopratutto che non c’è nulla di nuovo o di clamoroso. Le risposte sono già state scritte, basta leggere appena sotto la superficie. Due parole sugli autori. Tersite Rossi è un collettivo di scrittura. Prende il nome dal Tersite omerico, un antieroe che sfidò l’ipocrisia del potere ma finì per essere bastonato e deriso
Siamo nel 2023. L’Italia è stata ormai traghettata nella Terza Repubblica. Al governo c’è il Partito della Felicità che ha messo al bando tutte le altre forze politiche in nome di una fantomatica pace sociale. Una “risoluzione programmatica” iniziata qualche anno prima e culminata nel 2019 con l’arresto, la condanna per terrorismo e la sparizione fisica di quella che all’epoca venne ribattezzata la Banda dei Nove: i leader del principale Movimento d’opposizione nato dal blog antieroi.org. Solo l’ideologo, Adelos, l’uomo senza volto, che nessuno ha mai visto, sfugge alla cattura. Il 15 maggio 2023, anniversario della caduta del Movimento, sul tavolo del capo della Polizia, Egidio Servillo, arriva un plico. Contiene 10 racconti, apparentemente slegati tra loro. Da un’attenta lettura Servillo capisce però che ognuno si riferisce ad un componente della Banda. E tutti insieme raccontano a loro volta una storia di potere, di violenza, di orrore. È evidente che a scriverli non può essere stato che Adelos. E a quel punto Egidio Servillo ha anche tutti gli elementi per intuirne l’identità. Ma non è questa scoperta il risvolto più inquietante e non lo è nemmeno il pericolo del ritorno dei terroristi.
“Sinistri” non è un libro di fantapolitica. È un romanzo politico appassionante. Anzi, il futuro è solo un pretesto per analizzare la realtà e per dire che non serve essere politologi per capire cosa stiamo vivendo e cosa ci aspetta. Sopratutto che non c’è nulla di nuovo o di clamoroso. Le risposte sono già state scritte, basta leggere appena sotto la superficie. Due parole sugli autori. Tersite Rossi è un collettivo di scrittura. Prende il nome dal Tersite omerico, un antieroe che sfidò l’ipocrisia del potere ma finì per essere bastonato e deriso.antieroi.org. Solo l’ideologo, Adelos, l’uomo senza volto, che nessuno ha mai visto, sfugge alla cattura. Il 15 maggio 2023, anniversario della caduta del Movimento, sul tavolo del capo della Polizia, Egidio Servillo, arriva un plico. Contiene 10 racconti, apparentemente slegati tra loro. Da un’attenta lettura Servillo capisce però che ognuno si riferisce ad un componente della Banda. E tutti insieme raccontano a loro volta una storia di potere, di violenza, di orrore. È evidente che a scriverli non può essere stato che Adelos. E a quel punto Egidio Servillo ha anche tutti gli elementi per intuirne l’identità. Ma non è questa scoperta il risvolto più inquietante e non lo è nemmeno il pericolo del ritorno dei terroristi.
“Sinistri” non è un libro di fantapolitica. È un romanzo politico appassionante. Anzi, il futuro è solo un pretesto per analizzare la realtà e per dire che non serve essere politologi per capire cosa stiamo vivendo e cosa ci aspetta. Sopratutto che non c’è nulla di nuovo o di clamoroso. Le risposte sono già state scritte, basta leggere appena sotto la superficie. Due parole sugli autori. Tersite Rossi è un collettivo di scrittura. Prende il nome dal Tersite omerico, un antieroe che sfidò l’ipocrisia del potere ma finì per essere bastonato e deriso


lunedì 13 maggio 2019

La logica della lampara


Non sempre quello che si vede è quello che si vede. A volte è solo apparenza di una verità costruita ad arte. Ci sono due testimoni attendibili che all’alba vedono gettare dagli scogli una valigia trasportata a mano con grande difficoltà. C’è subito appresso una telefonata anonima che denuncia alla polizia un possibile omicidio in una villetta a mare. C’è del sangue in quella casa che corrisponde al sangue trovato nella valigia e soprattutto c’è la ragazza che aveva affittato quella casa che non si trova più: una giovane avvocato occupata del principale studio della città. E guarda caso nella valigia c’è il suo iphone, dal quale la scientifica riesce a recuperare tutto il contenuto: chat, messaggi vocali, immagini e quant’altro sufficienti a chiudere in faccia le porte del carcere, per non aprirle mai più, al titolare dello studio, un notabile in odore di mafia. L’unica cosa che manca è il cadavere, che rimane sullo sfondo, più che in fondo al mare. E questo in un’indagine di omicidio non è indifferente. Troppo semplice comunque, troppo facile per Vanina Guarrasi, vicequestore della Mobile di Catania. Nonostante sia convinta che il grande avvocato mammasantissima la galera la meriterebbe a prescindere, per un’accusa così grave ci vogliono dei riscontri più solidi. E in effetti le cose sono molto più complicate di quanto qualcuno vuol far credere. Anche per questo caso sarà determinante l’appoggio dell’ottuagenario commissario in pensione Biagio Patanè, che già in Sabbia Nera aveva riportato alla luce una storia antica nella quale c’erano i prodromi dell’indagine in vetrina. La verità verrà ricostruita poco alla volta grazie alle intuizioni della Guarrasi e non sarà la verità dell’apparenza. Ecco, io sono ufficialmente innamorato di Vanina Guarrasi e la colpa è di Max di Domenico che conoscendo la mia passione per la Sicilia me l’ha fatta conoscere. Per gli amanti del genere, “La logica della lampara” di Cristina Cassar Scalia è da leggere.