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lunedì 30 settembre 2013

La mossa della disperazione

La mossa di Berlusconi è talmente prevedibile e banale che si commenta da sola. Il presunto statista, e qualcuno anche a sinistra l’ha accreditato come tale, non ha fatto altro che dimostrare la sua coerenza politica, quella coerenza che ha contraddistinto questi 20 anni di buio della repubblica e di obnubilamento delle menti. L’interesse personale è l’unica linea guida che lo conduce, che lo ha spinto a fondare un partito (partito?), gestirlo come un'azienda e pensare di trasferire lo stesso schema nel governo del Paese. Qualcuno (anche a sinistra, ripeto) glielo ha permesso (perché non è stata fatta la legge sul conflitto di interessi o applicata quella in vigore sull’ineleggibilità?) e lui, forte di un consenso oggettivo, giustamente si è ritenuto legittimato a farlo. L’imposizione delle dimissioni di massa ai suoi parlamentari è però una tale enormità che può davvero sparigliare le carte. Per la prima volta, forse l’ultima, i ministri e i parlamentari del pdl hanno l’occasione, in nome davvero dell’interesse nazionale, di smarcarsi dalla follia megalomane dell’insonne di Arcore, dando credibilità e dignità al loro ruolo, a loro stessi e un orizzonte allo stesso centrodestra italiano. Ci credo poco, ma sperare non costa nulla.

giovedì 19 settembre 2013

Morto che parla

Dice bene Gramellini: "Dovrebbe farmi paura e invece non mi fa neanche pena. Solo tanta tristezza: per lui, per me, per noi che da vent’anni scandiamo il tempo delle nostre vite con i videomessaggi di un tizio che ha sostituito la politica con l’epica dei fatti suoi".

La Stampa




giovedì 12 settembre 2013

Il sommo Sallusti e l’ingorillimento del Pd

Da qualche settimana ho iniziato una corrispondenza quotidiana con un amico fraterno. Anzi, in verità è una cosa che gli ho quasi imposto: gli giro per posta elettronica il pdf della prima pagina de Il Giornale, soprattutto quando c’è il pregevole del maestro Sallusti, con un mio breve commento. Oddio, commento è una parola grossa. Più che altro sono considerazioni un po’ sopra le righe e irriverenti sul pensiero (?) e l’analisi (?) politica del direttore del gazzettino berlusconiano. Ammetto la mia debolezza: mi piace leggere Sallusti e anche tal Tramontano, quando ci delizia, tanto che il mio amico, che mi conosce da sempre e mi vuole bene, si è addirittura preoccupato di una mia possibile deriva destrorsa. No, solo che mi diverte vedere come il nostro riesce (?) a difendere l’indifendibile, a distorcere la realtà, a raccontarsi un’altra storia. Il mio amico non so quanto apprezzi questa corrispondenza. Ogni tanto però risponde alle mie provocazioni e lo fa sempre in modo serio, costringendomi a un pensiero più evoluto, per quanto mi è consentito dai neuroni disponibili. Questa mattina, per esempio, il sommo Sallusti discettava sempre sul priapo di Arcore e definiva genericamente gli altri dei figuranti della politica, parlava di avanspettacolo. Il mondo alla rovescia, insomma. El me amis su questa mia considerazione mi risponde quanto segue. “Mi dispiace contraddirti, ma Sallusti ha ragione. La storia della decadenza da senatore di Berlusconi loro l'hanno spettacolarizzata e noi non abbiamo trovato di meglio che farne parte, proprio come ballerine di avanspettacolo, con il risultato, ancora una volta, di farci male, ma di farcene tanto. Tutta la comunicazione sulla faccenda non fa altro che dipingere il berlusca come un derelitto e perseguitato. se in due giorni la giunta si fosse riunita e avesse votato, avremmo avuto per altri due giorni le lamentele e i pianti della destra, ma al terzo giorno tutto sarebbe stato dimenticato, e da almeno tre settimane staremmo parlando di altro. Invece, non riusciamo a stare senza berlusconi, questo purtroppo è il nostro mantra”. Minchia, ho pensato: ha ragione. E io che volevo solo cazzeggiare. Ho quindi risposto. Aggiungo una nota di pessimismo alla tua analisi, prendendo spunto dalla profezia di Jena sulla Stampa: “Se il partito lo richiede un vero bolscevico è disposto a credere che il nero sia bianco e il bianco nero”. Dare del bolscevico a questi mi rendo conto che è un'offesa (ai bolscevichi s’intende, che è tutto dire), ma siccome Jena molti di questi li conosce anche personalmente, sa che a qualcuno questo spirito di corpo può infondere una sorta di nostalgico ingorillimento, tipico dell'uomo di mezza età che crede di farcela con la ventenne, e poi si ritrova in terapia intensiva.