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sabato 27 agosto 2011

Non sottovalutate il posizionamento

Arrivo in stazione con un buon anticipo. Vedo con piacere che sul tabellone compare già orario di partenza e binario del mio treno. So che è un treno che si forma a Verona e a meno di disastri o di ritardi di altre frecce varie, che hanno diritto di precedenza, non dovrebbero esserci problemi. Errore. E sì che ormai dovrei essere un pendolare esperto. Mi avvio al binario pensando che nell'arco di una decina di minuti il treno uscirà dal deposito e potrò salire a leggermi tranquillamente il giornale. Ultimamente, tra l'altro, hanno declassato alcune carrozze di prima e, finchè dura, i sedili sono sedibili. Mi accomodo su una panchina e inizio a leggere Repubblica. Anche se so già che verrò interrotto almeno dieci volte dai diversi questuanti che bivaccano a Porta Nuova; sicuramente quello che mostra un vecchio biglietto con destinazione precedente alla sua ipotetica meta e chiede qualche moneta per convertire il ticket - un giorno bisogna che glielo dica: caro, io son qui tutti i giorni, ogni tanto vedi ti do qualcosa, ma lascia stare la storia del biglietto sbagliato - oppure quello schizzato che ti dice di non dare i soldi al negretto (che se non è già passato è subito lì a ruota) perchè quello i soldi ce li ha, e da di matto se qualcuno gli risponde male. Con stupore riesco ad arrivare in fondo alla lettera di Veltroni senza alcun disturbo e senza essermi dato fuoco. Nel frattempo arriva anche il treno, dieci minuti prima della partenza annunciata. Salgo, prendo posto e torno al giornale. Mi accorgo che qualcosa non va perchè una coppia di anziani inizia a mostrare i primi segni di insofferenza: lei soprattutto, che prende a vessare il povero nonno come se fosse colpa sua del ritardo, di dieci, venti e poi 30 minuti. Il controllore, che ha un simpatico accento emiliano, non si sbilancia sui motivi del fermo e si limita a dire: questione di poco e partiamo. Io non mi incazzo neanche più, aspetto che Trenitalia mi riservi lo spunto per scrivere queste note. Che puntuale arriva. E' il capotreno a servirlo attraverso la filo. Con una voce del cazzo tipo quella di certi piloti di aereo che appena dopo il decollo ti danno tutta quella serie di informazioni di cui non te ne fai nulla, tipo la temperatura esterna - chissenefrega se fuori ci sono 55 gradi sotto zero, mica devo uscire a fare una passeggiata - che senti che lo fanno per dovere: ma fai a meno, chi ti ha chiesto nulla? - con voce del cazzo, dicevo, il capotreno annuncia urbi et orbi, sprezzante del ridicolo: la partenza è prevista tra 30 minuti per ritardo nel posizionamento del treno. Se si fosse scusato per il disagio giuro che gli avrei buttato il berretto dal finestrino.

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