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mercoledì 10 agosto 2011

Niente Paura

Niente Paura di Piergiorgio Gay è un bel film. Andrebbe fatto vedere nelle scuole, per introdurre la nostra storia recente. Racconta, attraverso le vicende personali di uomini e donne comuni e di persone conosciute - Stefano Rodotà, Margherita Hack, Umberto Veronesi, Paolo Rossi, Silvio Soldini, Fabio Volo, Carlo Verdone, don Luigi Ciotti e soprattutto Luciano Ligabue - colonna sonora e narratore del film - come siamo e come eravamo: in realtà da dove veniamo (fine anni Settanta, primi anni Ottanta, quando si opera una svolta sia nelle istituzioni che nel costume) e quale Paese siamo diventati oggi. Un Paese dove la dimensione collettiva della festa e dell'identità si esprime ormai solo ai concerti e alle partite di calcio della Nazionale, un Paese in cui perfino difendere il tricolore o l'inno di Mameli è motivo di scontro politico.
Niente Paura offre parecchi spunti di riflessione, e in un certo senso di speranza. Alle stragi, al buio del terrorismo, all'omertà, all'aridità individuale di un popolo che è "diventato spettatore, vota da casa, s'indigna ma poi va a dormire", come dice Paolo Rossi, contrappone una parte sana e bella, che si sente rappresentata dagli articoli della Costituzione, l'altro filo conduttore del film. Due storie mi hanno colpito. Molto diverse tra loro ma legate da un profondo senso di dignità, di civiltà, di voglia di andare avanti: per testimoniare, per darsi e dare una ragione, a un ideale - appreso, trasmesso, condiviso - a un sentimento che nemmeno la morte riesce a spezzare e torna riflesso nella musica, in una o in infinite canzoni. La prima la racconta Sabina Rossa, figlia di Guido, operaio comunista dell'Italsider, ucciso a Genova nel gennaio 79 da un commando delle Brigate Rosse. Guido Rossa, per una serie di circostanze fortuite, tre mesi prima del suo assassinio era stato l'unico testimone del ritrovamento all'interno della fabbrica di alcuni volantini di propaganda terroristica. Di conseguenza la sua era stata l'unica testimonianza di fronte al magistrato e poi al processo che vide imputato e condannato Francesco Berardi, il fiancheggiatore delle BR all'interno dell'azienda. Dice Sabina Rossa. "Gli ideali di mio padre sono quelli che oggi mi appartengono. Che mi hanno portato a incontrare chi quella mattina gli sparò e poi a incontrare il giudice che deve decidere sulla sua liberazione, per dirgli che oggi Vincenzo Guagliardo è un'altra persona e, soprattutto, che dopo 30 anni di carcere merita di uscire (...). Non mi sono mai posta la questione nei termini del perdono. La mia è una formazione laica: mi sono sempre posta la questione in termini di giustizia. Quando il giudice ha negato la scarcerazione e la libertà condizionale a Vincenzo Guagliardo ho creduto che fosse stata commessa un'ingiustizia. Ho creduto che il nostro Paese avrebbe potuto compiere un gesto di civiltà importante".
La seconda narra di un'altra morte sul lavoro e di un amore che continua. E' la storia di Fabio e Annalisa. Fabio Casartelli, medaglia d'oro olimpica di ciclismo, è scomparso nel luglio del 95 in seguito a una caduta lungo le strade della Grande Boucle. Aveva solo 25 anni. Annalisa era in attesa del loro primo figlio."Quindici anni fa ho perso mio marito. Una caduta durante una tappa del Tour de France e la sua e la mia vita si sono fermate. Quindici anni fa è nato mio figlio ed è per lui che il mio cuore senza un pezzo ha continuato a battere. Ed è da 15 anni che aspettavo che qualcuno mi dicesse Niente Paura, stai tranquilla, ce la farai, non preoccuparti: in qualche modo riuscirete a vedere la luna anche senza Fabio. Questa canzone mi dà forza, voglia di dimostrare che ce la faccio, che il mio amore per Fabio frega la sua morte....".

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