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venerdì 2 settembre 2011

Abazo la squola

Ci sono piccole storie che passano via come l’acqua ma che invece sono  emblematiche della civiltà di un paese  e della sua percezione del diritto. Leggevo ieri sugli online di diversi quotidiani di questa insegnante siciliana di educazione artistica che a 63 anni, e dopo 37 di precariato in tour per le scuole dell’isola, ha finalmente ottenuto la nomina di ruolo. La signora ha accolto la notizia in lacrime dicendo di considerarsi comunque fortunata, visto il periodo di crisi e bla bla bla. Ora, ognuno è libero di reagire come crede e quindi assoluto rispetto per i sentimenti di tutti, resta il fatto che alla signora in questione questo Stato ha negato per tutta la vita un diritto acquisito. E la titolarità della cattedra a due anni dalla pensione risulta più una beffa che altro. Certo, nell’euforia per il traguardo tanto atteso, forse non si può pretendere (anche se sarebbe auspicabile) che uno si metta a puntualizzare, quello che mi fa specie è che un giornalista si limiti a riportare il fatto con toni da libro Cuore senza minimamente accennare ad un palese sopruso e alla stortura di un sistema perverso.

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