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domenica 6 marzo 2011

Il professor N.

Sera di consiglio comunale nella piccola cittadina in riva al lago. All’ordine del giorno, la difficile situazione degli edifici scolastici, che la giunta di compromesso storico - un bicolore dc-pci, il primo e forse unico esempio nell’Italia della prima repubblica - intendeva risolvere con una serie di spostamenti d’istituto, ai quali gli studenti si opponevano con occupazioni e manifestazioni ormai da settimane. Io, giovane cronista del giornale locale, incaricato di seguire la vertenza scuola, mi siedo nei banchi riservati alla stampa. Entra nell’aula del consiglio il prof. N., assessore alla pubblica istruzione, mi vede e si avvicina. Il prof. N. è un signore molto elegante, così come lo sanno essere solo i meridionali, ed è un democristiano di lungo corso. Io la leggo sa, mi dice sorridendo e porgendomi la mano. Lei è bravo, ma è un po’ troppo manicheo nei suoi resoconti: lo dico per lei, aggiunge, mentre fa per allontanarsi per raggiungere il suo posto.  Poi ci ripensa, torna sui suoi passi e mi fa: tutti da giovani siamo stati rivoluzionari, non ci crederà ma lo sono stato anch’io; col tempo però si diventa tutti un po’ democristiani, si ricordi. Il prof. N. si sbagliava. Non ero per nulla bravo. Le mie cronache erano assolutamente di parte. Tra gli edifici a rischio trasloco c’era anche il mio vecchio liceo ed io mi ero lasciato coinvolgere: non ero stato capace di mantenere quella giusta distanza con gli avvenimenti di cui parlerà anni dopo in un bel film Carlo Mazzacurati. Sul fatto di diventare democristiani, se il prof. N intendeva, come penso, che con gli anni e l’esperienza si riesce a smussare qualche spigolosità e a stare più attenti alle ragioni di ognuno, pur senza perdere la passione, beh, allora aveva ragione. Da quell’episodio sono passati vent’anni. Ho cambiato giornali e città, e da allora ho perso di vista quella realtà e la sua politica. L’altra sera, uscendo da casa di un amico, ho visto la partecipazione funebre del prof. N. E la mente è tornata indietro nel tempo, a quel consiglio prezioso di un uomo intelligente a cui, credo, fossi simpatico. Le sia lieve la terra, caro professore.

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