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mercoledì 2 marzo 2011

E' qui la festa?

Nel 2011 ricorre il 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia. Nell’ambito delle commemorazioni e dei festeggiamenti, su sollecito del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, si pensa di istituire una giornata di festa nazionale (una tantum). La data indicata è il 17 marzo, giorno in cui, nel 1861, Vittorio Emanuele, firmando la legge n. 4671 del Regno di Sardegna, proclamò il Regno d’Italia. L’idea non piace a tutti, Lega in testa, che quando sente parlare di Italia o vede il tricolore le viene l’orticaria sotto i piedi. In un primo tempo anche i nordisti devono però abbozzare. Senonchè la confindustriala Marcegaglia solleva delle perplessità: il 17 marzo cade di giovedì e una festa proprio quel giorno apre le porte ad un ponte straordinario, con grave nocumento per l’economia, in un momento di crisi e bla bla bla. Sarebbe meglio festeggiare lavorando. Ai leghisti non par vero: persino il fazzoletto verde d'ordinanza ha un’erezione e con faccia seria e compunta, per quanto possibile a uno come Calderoli, sostengono la tesi padronale, arrivando quasi allo scontro fisico con gli ex missini al governo che, in un rigurgito nazionalista, si sono irrigiditi sulle posizioni del Capo dello Stato. Il momento è grave, non si può perdere un giorno di produttività. Bene, verrebbe da dire. Allora per quest’anno lavoriamo a pasqua, o a natale o a Santo Stefano: che festa è tra l’altro Santo Stefano! Per non parlare dell’epifania o del primo dell’anno. Con il Carroccio si schiera anche un’altra mente illuminata: il presidente della Provincia autonoma di Bolzano, Durnwalder: “Non abbiamo un grande interesse. Ci sentiamo una minoranza austriaca e non abbiamo scelto noi di far parte dell’Italia”. Italiani ciapac col s-ciop. Italiani presi con il fucile sintetizzavano con una qualche ragione dalle mie parti. E Il premier? A lui frega un cazzo di feste dove non ci sono fighe disponibili, quindi non detta la linea e le truppe vanno in ordine sparso. La Gelmini, che non perde occasione per farsi stare sui coglioni da studenti e insegnanti, mette subito in chiaro: la scuola rimarrà aperta. Michela Vittoria Brambilla che invece non perde occasione per coprirsi di ridicolo, dichiara che lei è per lavorare, salvo poi sostenere, il giorno successivo, alla conferenza stampa che ufficializza la firma del decreto che istituisce la festa, che un ponte in quel periodo, visto che il calendario non ne offre altri, è un bene per l’industria turistica. Nuntio vobis che questa minus habens di proporzioni stellari è un Ministro della Repubblica Italiana. E non si sa per quali meriti visto che mi rifiuto di pensare che un esteta come Silvione possa avere scopato un cesso simile! Sorry, ma quando ci vuole ci vuole. Il dato è che in Consiglio dei ministri la lega prova fino all’ultimo a fare muro ma di fronte alla minaccia di La Russa e Gasparri di votare l’emendamento del pd sull’istituzione della festa, pare siano intervenuti  il cavaliere e monsignor Letta per mettere fine al pollaio, preoccupati di una possibile crisi alla vigilia dei noti processi. Perché sì, rinuntio vobis, noi festeggiamo i 150 anni di Repubblica con un primo ministro alla sbarra in procedimenti diversi e infamanti. Buon compleanno Italia!
M a non è finita. Siccome non c’è mai davvero limite al peggio, la lega, tanto preoccupata del Pil, chiede l’istituzione delle festa del Carroccio e della bandiera della Lombardia. Data richiesta il 7 aprile, un giovedì, giorno in cui, nel 1167, ci fu il giuramento di Pontida. Alla fine la spunta per il 29 maggio, domenica, anniversario della vittoria contro l’imperatore Federico Barbarossa nella battaglia di Legnano del 1176. Dopo 150 anni siamo messi ancora così.

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