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giovedì 10 marzo 2011

I pungiball di Silvio

Certo che è dura fare il promotore televisivo delle libertà, il difensore ad personam del cavaliere, metterci la faccia nei talk show dove è ormai quasi impossibile non coprirsi di ridicolo, perché anche i vecchi trucchi di interrompere l’interlocutore, alzare i toni, negare l’evidenza, non riescono più a nascondere, a coprire, a sviare l’attenzione. Ecco quindi che i vari Lupi, Ravetto, Santanchè, Di Girolamo, Biancofiore - quest’ultima  è la più inquietante: bionda barbieggiante, sempre sorridente e dai modi apparentemente gentili, appena si entra in argomento si trasfigura in Hannibal Lecter – si siedono negli studi di Annozero, 8 e mezzo, Ballarò e come tanti pungiball si guadagnano lo stipendio. E se qualcuno, Maurizio Crozza o Vauro, ironizzano, cazzeggiano, sberleffano, l’ordine tassativo è di non ridere, neanche dentro, che il capo ti vede. Santanchè è la più incazzosa, Ravetto e Di Girolamo le assertive, della Biancofiore ho detto. Lupi è quello più navigato: fa finta di guardare gli appunti, accenna smorfie di disapprovazione, scuote la testa amareggiato, guarda con pietà cristiana (e rancore ciellino) chi osa prendere per il culo la vita e le opere di Silvio I da Arcore. Il massimo l’ha raggiunto in una puntata di Annozero quando per difendere l’indifendibile stava perdendo talmente di dignità che Rosi Bindi e Italo Bocchino si sono sentiti in dovere di pregarlo di fermarsi, di pensare a sé, che non era il caso. Che l’osso se l’era comunque ampiamente conquistato.

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