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venerdì 25 marzo 2011

Figli di NN

Piccole notizie in tempo di guerra. L’Italia può mettersi il cuore in pace: non ha nessuna responsabilità per la morte di Carlo Giuliani, caduto durante il G8 di Genova del 2001 per mano di un giovane carabiniere, autore materiale di una morte annunciata e vittima a sua volta di una sceneggiatura scritta altrove. L’assoluzione è stata pronunciata ieri dalla Corte Europea dei Diritti Umani di Strasburgo, alla quale si erano appellati i genitori del ragazzo (i particolari nell’articolo di Repubblica). La Corte ha dato torto su tutti i punti ai famigliari ma ha riconosciuto loro 40.000 euro: 15 a testa al papà e alla mamma e 10 alla sorella. Non era quello che cercavano. Credo sia inutile ricordare cosa è realmente andato in scena nella città ligure nel luglio di 10 anni fa: sull’argomento c’è ormai ampia letteratura e sarà la storia, tra qualche decennio, a stabilire, forse, la verità. Quello che lascia l’amaro in bocca è che la morte di un ragazzo ad una manifestazione non sia stata degna di un processo e che si sia fatto di tutto, ancora quando era a terra in piazza Alimonda, per screditarne l’immagine: un violento, uno sbandato, un drogato. Ironia della sorte proprio ieri ha preso avvio il processo per la morte di Stefano Cucchi, massacrato di botte e lasciato morire in carcere a Roma nel 2009. Anche lui solo un drogato, come ebbe a dire quell’uomo timorato di Dio del sottosegretario Giovanardi. In questo caso però un processo è stato quantomeno istruito. Ci sono degli imputati, degli avvocati che li difendono, una pubblica accusa e dei giudici che emetteranno una sentenza. Come dovrebbe sempre accadere in un paese civile e democratico, soprattutto quando a dover rispondere di ipotesi di reato sono uomini delle istituzioni. O le istituzioni stesse.

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