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martedì 29 marzo 2011

Il buon senso non viaggia in treno

Sarebbe troppo facile prendersela con Trenitalia, anche se, probabilmente, si avrebbe una qualche ragione. Voglio però credere che, come spesso accade, non è per forza di cose l’istituzione colpevole dei comportamenti dei singoli dipendenti, a meno di precisi ordini di servizio di cui non sono a conoscenza. In ogni caso, sarebbe auspicabile che nell’applicare il regolamento i controllori si affidassero più spesso al buon senso. La lettera che segue è stata pubblicata oggi da un quotidiano online di Bergamo



Egregio direttore,

vorrei condividere con Lei e con i lettori la disavventura capitata a mio figlio Luca, che lunedì mattina ha preso, assieme alla sua classe, il treno Bergamo-Milano delle 7.50, per una gita scolastica.
Arrivato alla stazione di Bergamo, ha regolarmente acquistato e obliterato un biglietto da 50 Km.
Al momento della verifica, però, il controllore lo ha contestato, dato che la distanza tra Bergamo e Milano Centrale è di ben 3,742 Km superiore al suddetto biglietto, secondo i dati ufficiali FS.
Da notare che la tratta Bergamo-Milano Lambrate è di 49,669 Km.
Risultato? Biglietto non valido, multa di 200 €, disagi e ritardi per tutta la classe, gita a Milano rovinata.
Se guardiamo il regolamento, lo zelante controllore ha agito in maniera ineccepibile.
Ha punito, in maniera esemplare, un ragazzo di 16 anni, reo di non aver misurato i 3,742 Km. e di non essere esperto di stazioni e di distanze. Non certo di aver tentato di "fare il furbo" (credo il "risparmio" sia stato nell'ordine di 0,50€).
Ma il regolamento non può arrivare dappertutto. Serve anche il valore umano.
E io, malgrado mi sforzi, in questa vicenda non riesco proprio a trovarlo, anzi: a giudicare da come è stata gestita la situazione, anche e soprattutto a livello (dis-)umano, mi viene in mente l'antico adagio: la legge, coi nemici si applica e con gli amici si interpreta.
E' questo il rapporto che Trenitalia vuole avere con i suoi clienti ?
Infine, una domanda sorge spontanea: dietro questo zelo e questa solerzia al limite della protervia, non si cela forse un buco di capacità gestionale e relazionale e un drammatico bisogno di fare cassa a tutti i costi ?
Siamo tutti avvisati...

Paolo Pontremolesi

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