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giovedì 24 gennaio 2008

La resa dei conti

Non so cosa succederà oggi. Se Prodi si andrà a immolare al Senato, oppure se prima del più che scontato voto di sfiducia salirà al Colle a rassegnare le proprie dimissioni nelle mani del capo dello Stato, come pare sia l’orientamento di gran parte del Pd, in modo da lasciare spazio ad un reincarico o a un governo istituzionale, per fare quelle riforme che anche ieri mattina Giorgio Napoletano ha sollecitato nel suo discorso a Camere riunite per i 60 anni della Costituzione. In qualsiasi caso un dato è certo: questa esperienza di governo di centrosinistra è arrivata al capolinea. Lo sarebbe anche se le trattative della notte dovessero convincere l’Udeur ad astenersi dalla conta di Palazzo Madama, come ha fatto a sorpresa a Montecitorio, abbassando così il quorum, e se il trotzkista Turigliatto, guardando ai banchi leghisti e della destra, si facesse venire un rigurgito antifascista modificando la sua intenzione di voto. Una fiducia clamorosa sarebbe soltanto accanimento terapeutico. L’unico dato positivo, se prima del voto verrà varata una nuova legge elettorale, è che insieme al governo dovrebbe andare finalmente in discarica (o nel termoutilizzatore), almeno spero, l’esperienza folle del maggioritario: un sistema che ha alimentato un degrado della politica forse inimmaginabile. A questo punto la speranza è che i saggi dei due schieramenti, quelli che da tempo stanno lavorando sottotraccia lasciando ai soliti noti i ragli da prima pagina, abbiano la forza, la statura, il senso delle istituzioni per arrivare ad una legge elettorale in grado, sia di fare chiarezza nella politica italiana, con uno sbarramento chiaro, senza recuperi regionali o alchimie strane per favorire localismi anacronistici e antistorici, sia di garantire la governabilità. Conviene al Pd e a Forza Italia, i due principali partiti che hanno il diritto di far pesare i numeri: può piacere o meno ma in democrazia è così. Tutto sommato conviene ad An e Udc, che hanno un radicamento territoriale importante. Conviene anche alla sinistra, solo però se capisce che la ricreazione è finita ed il gioco della moltiplicazione dei partiti non è più neanche ridicolo. Gli altri contano come il 2 da solo a briscola chiamata. Anzi, visto l’arroganza mostrata in questi anni, i ricatti, i comportamenti meschini, malgrado numeri da prefisso telefonico, in un’ipotetica scala dei valori dovrebbero essere collocati un gradino sotto la merda. Tirare lo sciacquone, please. Poi si vada al voto e vincerà sicuramente il centrodestra, con buona pace dei conservatori e dei reazionari d’oltretevere. Ma almeno ci saremo liberati di omuncoli e partiti condominiali che nemmeno la storia ricorderà, se non per riderne.

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