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giovedì 3 gennaio 2008

La famiglia

“Chi minaccia la famiglia, quella fondata sul matrimonio fra un uomo e una donna, minaccia anche la pace”. Affermazione forte, che dice sostanzialmente due cose:
1) La famiglia, ma solo quella costituita da un maschio e una femmina (sin dalla nascita, s’intende) che ha contratto regolare matrimonio promettendosi il per sempre davanti a dio, ha, per una sorta di diritto acquisito, la titolarità della pace.
2) Di conseguenza, qualsiasi altro tipo di unione cova in sé, più o meno inconsapevolmente, una cattiveria pronta a manifestarsi in ogni momento, minacciando il vivere sociale e soprattutto la famiglia di cui sopra (quella fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna), unica coltivatrice e dispensatrice di pace.
Considerazioni.
1) Sarebbe troppo facile ricordare le giornaliere violenze famigliari, aberranti in quanto tali e quindi nemmeno classificabili in ordine di gravità. Pensiamo soltanto a quando una famiglia con sacramenti regolari è chiamata a discutere un argomento come l’eredità, sia che si tratti di patrimoni ingenti che di risibili proprietà: più che un’immagine di armonia e pace, rimanda quella di un grande Risiko.
2) C’è una parte d’Italia dove famiglie di solidità granitica, basate sul matrimonio tra un uomo e una donna, si combattono da e per decenni, in alcuni casi sino allo sterminio. Faida, si chiama, ed è l’antenata della guerra.
3) C’è una parola molto bella nel vocabolario italiano ed è rispetto. Rispettare l’altro da sé in quanto individuo, nella sua diversità e complessità, senza giudizi morali o magnanime tolleranze, che implicitamente sottintendono una pur minima superiorità, è forse l’unico principio da cui far discendere la pace. L’affermazione iniziale si fonda su un principio a negare: negare tutto ciò che non è postulato. Escludere a prescindere non è un buon approccio, perlomeno se lo scopo ultimo è, come si dice, la pace. Credo comunque che il disegno sia molto più complesso e che l'obiettivo sia politico. Ma questa è un'altra storia. O forse è sempre la stessa storia.

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