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martedì 30 ottobre 2007

Diritti e verità

Mi piacerebbe vivere in un Paese dove tutti hanno egual diritto di parola ma dove nessuno pretende di avere il monopolio della verità. Dove, come scrive Michele Serra, “ognuno può vivere secondo i propri orientamenti etici, purchè non costringa gli altri ad imitarlo, purchè non li metta nelle condizioni di doversi piegare a una morale che diventa arbitrio, esclusione, violazione”. Mi sembra invece che ci sia sempre più confusione tra scelte confessionali, che sono sempre individuali, e sfera pubblica. Il Papa ha il dovere di rivolgere le sue raccomandazioni ai credenti in tema di aborto, di contraccezione, di eutanasia e quant’altro. Non è ammissibile quando contesta provvedimenti di legge che riguardano l’intera comunità, non ammettendo peraltro, nemmeno per un attimo, che le scelte di una persona siano il frutto di un lungo e serio percorso di meditazione, magari anche molto sofferto. Da cittadino mi piacerebbe che ogni singolo parlamentare, qualsiasi sia il suo credo, respingesse con fermezza ogni ingerenza della chiesa, in nome di una laicità che è prima di tutto tutela delle sensibilità di ognuno, anche di un ateo. Fino a quando non riusciremo a smarcarci da questa idea illiberale – come la definisce Serra - che una morale religiosa possa e debba egemonizzare un intero consesso sociale, non diventeremo mai un Paese civile.

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