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sabato 6 ottobre 2007

In questo mondo libero


Angie è una donna stropicciata nell’aspetto e dalla vita. Poco più di trent’anni, un figlio piccolo cresciuto dai nonni e un rosario di lavori già alle spalle. L’ultimo in un’agenzia di lavoro temporaneo dove seleziona i nuovi schiavi, vomitati nell'Inghilterra bisognosa di manodopera dalla disgregazione del blocco sovietico, vittime moderne di un capitalismo spietato. Messa alla porta perché ha osato ribellarsi alle attenzioni di uno dei capi decide di mettersi in proprio. Ad aiutarla c’è Rose, l’amica del cuore. Insieme reclutano e smistano immigrati regolari e clandestini nelle fabbriche e nei cantieri di Londra. E man mano che cresce il giro d’affari, Angie sposta un po’ più in là i propri limiti etici e morali: ancora 6 mesi, un’ultima volta. Ma la redenzione non ci sarà, nemmeno quando il suo agire metterà a repentaglio la vita del figlio. E’ una guerra tra poveri quella messa in scena da Ken Loach nel suo ultimo, bellissimo, film “In questo mondo libero”. Il regista inglese punta lo sguardo della sua macchina da presa nella realtà del lavoro illegale, dove la logica del profitto ad ogni costo cancella ogni forma di diritto. Lo fa raccontando la storia con gli occhi dello sfruttatore, per capire cosa passa nella testa di chi tratta esseri umani come una qualsiasi merce. Uno sfruttatore particolare, e qui Loach volutamente spiazza: Angie è figlia della classe operaia, ma la sua storia e la disapprovazione del padre non le impediscono di mettere in atto le azioni più indegne per accumulare soldi e successo. Ne esce una rappresentazione cruda, certo la degenerazione del liberismo, ma nemmeno tanto lontana dal "mondo libero" che ci circonda, fatto di agenzie interinali, di uomini e donne in prestito, precari a vita. Un film in cui alla fine sono tutti vittime, e lo saranno sempre finchè la libertà (vigilata) concessa ad ognuno sarà quella di prendere a calci il più povero nella scala sociale. Da vedere e da consigliare agli amici.

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