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lunedì 22 ottobre 2007

Beppe Viola

Un altro fuori dal coro è stato Beppe Viola, del quale la scorsa settimana è ricorso il venticinquesimo dalla morte. Beppe Viola era tante cose, ma il mio ricordo è di lui giornalista. In Rai e all’Intrepido, settimanale che oggi non c’è più nemmeno come modello. Diciamo che era un misto tra calcio e fumetti, il pane quotidiano di una generazione cresciuta a oratorio e figurine Panini, con le maglie numerate dall’1 all’11, dove l’1 era il portiere, anzi il primo portiere, perché il secondo era il 12, quello che non giocava mai, a volte per un’intera carriera, e l’11 l’ala sinistra, il 7 l’ala destra, il 4 il mediano e il 5 lo stopper. Oltre all'Intrepido c'era Il Monello, ad inscenare una sorta di dualismo editoriale che all’epoca faceva il paio con le grandi rivalità di campo: Rossi - Graziani, Causio - Claudio Sala, Antognoni - Beccalossi, Scirea - Franco Baresi e nel ciclismo Moser - Saronni. Si stava da una parte o dall'altra, senza compromessi. Io stavo nell'ordine con Rossi, Causio, Beccalossi, Scirea e Moser. Pur propendendo per l'Intrepido e dichiarandolo pubblicamente confesso che leggevo anche il Monello. Ma non per ecumenico doroteismo, semplicemente perchè i miei nonni avevano un’edicola in paese e mi veniva facile. Beppe Viola curava, tra le altre cose, la rubrica delle lettere sull’Intrepido. Ricordo che le sue non erano semplici risposte ma aforismi, aneddoti, metafore, storie. Io vivevo di pallone e giornali e mi ero ripromesso che di una di queste passioni ne avrei fatto una professione. Nel frattempo, grazie ai nonni, leggevo tutto il tuttibile. Beppe Viola, Vladimiro Caminiti, che su Tuttosport si firmava camin, Gianni Brera, Giorgio Sbaraini, con cui ho avuto il piacere di lavorare e che ancora oggi scrive a matita e brontola in tv; Gigi Garanzini, che qualche anno fa ha di nuovo tentato di parlare di calcio davanti alla telecamere in modo originale: con gli ospiti seduti di fronte ad una tavola imbandita e un bicchiere di vino. Trasmissione troppo intelligente per quei geni della Rai che infatti l’hanno puntualmente depennata dai palinsesti. Gente insomma capace di trasmettere emozioni, affabulatori, cantastorie, tanto che a volte il pallone era solo un pretesto per raccontare la vita. Beppe Viola è morto in redazione, alla sede Rai di Corso Sempione a Milano. Era il 1982, l’anno della vittoria del Mundial spagnolo. Aveva solo 43 anni. La scorsa settimana la tv di stato ha sentito il dovere di ricordarlo. Di ricordare quella volta che intervistò Gianni Rivera sul tram che lo portava da casa al campo di allenamento. O di quando mandò in onda le immagini di un derby Milan Inter dell’anno precedente, perché quella domenica la partita era stata talmente brutta che non valeva la pena di rivederla. Tito Stagno, capo della Domenica Sportiva, se lo sarebbe mangiato vivo. Per me Beppe Viola era un genio. Di sicuro era un giornalista libero, eccentrico forse, avanti anni luce per la Rai bacchettona, protocollare e priva di spirito dell’epoca, che mal sopportava personaggi non allineati. Per capire chi era Beppe Viola basta forse questo piccolo aneddoto. All'esame da professionista ad Enzo Biagi, presidente della commissione, che gli chiedeva se secondo lui Fanfani nello schieramento della dc stava a destra o a sinistra, Beppe rispose: dipende dai giorni. Un collega oggi su un quotidiano ha definito tardivo e ipocrita l'omaggio della Rai. “Perché allora, e poi nel tempo lungo gli anni, la Rai si guardò bene dall’adottare lo stile giornalistico di Beppe Viola e preferì invece quello di Biscardi. Il calcio di Viola era leggero, ironico, divertente, festoso, sportivo nel vero senso della parola, mai sguaiato, urlante, offensivo, becero e volgare. Ma vinse la linea Biscardi, per cui oggi in tv si dà spazio ai buffoni, a chi fa il cretino, ai litigiosi di mestiere e per interesse. Ecco perché il ricordo senza scuse è suonato tardivo, ipocrita e per nulla rispettoso dell’alta e civile professionalità di Beppe Viola”. Per quel che può valere, sottoscrivo.

1 commento:

Anonimo ha detto...

molto intiresno, grazie