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mercoledì 6 febbraio 2008

Giustizia

CARCERI: INVALIDA, OCCHIO DI VETRO,CHIEDE DI VEDERE MADRE
(AGI) - Roma, 6 feb - Invalida al 70%, con un occhio di vetro e gravi problemi cardiaci, una detenuta di 37 anni e' stata accompagnata 'in ceppi' davanti al giudice che avrebbe dovuto decidere sulla sua richiesta di permesso per visitare la madre appena operata in ospedale. L'episodio e' stato denunciato dal Garante Regionale dei Diritti dei Detenuti del Lazio, Angiolo Marroni che ha sollecitato l'immediata apertura di un'indagine penale e amministrativa sulla vicenda. Sabrina A., 37anni di Velletri (Roma), detenuta dal 2000 per associazione a delinquere finalizzata allo spaccio, con fine pena nel 2012. Dopo un periodo di carcerazione a Rebibbia, nel 2004 e' stata trasferita a Santa Maria Capua Vetere e, nel 2005, a Benevento, dove nessun familiare puo' andare ad incontrarla. In questi anni le sue richieste di essere riavvicinata a Roma - sostenute dal Garante dei Detenuti - sono state rigettate con la criptica formula di "motivi di sicurezza e opportunita' penitenziaria", o con la giustificazione che gli Istituti di Alta Sicurezza laziali (Latina e Rebibbia femminile) sono sovraffollati. Per altro, la donna ha presentato domanda di Grazia, ancora giacente al Ministero di Giustizia. Le visite mediche cui e' stata periodicamente sottoposta hanno evidenziato un'invalidita' al 71% - la donna ha anche un occhio di vetro - insufficienza tricuspidale con segni ECG di danno striale ed iniziale cardiopatia, tutte patologie degenerative che stanno peggiorando nel tempo Anche la famiglia di Sabrina non naviga in buone acque: la madre, invalida al 100%, cieca e vedova dal 2005, accudisce un figlio anch'egli invalido al 100%, malato di hiv che non cammina ormai da 12 anni. Di recente la donna e' stata operata per la revisione di una protesi all'anca ed e' per questo che Sabrina aveva fatto richiesta all'Ufficio di Sorveglianza di Avellino di un permesso per visitarla in ospedale che, pero', le era stato negato con la motivazione che la madre ricoverata non si trovava in pericolo di vita. Sabrina ha proposto ricorso al Tribunale di Sorveglianza di Napoli dove, il giorno dell'udienza, e' giunta nelle condizioni raccontate dal suo avvocato difensore: "..l'ingresso in aula in mezzo a tre agenti, ammanettata e tenuta al guinzaglio, mi ha gelato il sangue. In ceppi e' stata accompagnata e fatta sedere dinnanzi al Tribunale. Ho fatto richiesta di liberarle i polsi: il che con molta calma e' stato ottenuto. Al termine della breve discussione (con parere negativo del giudice) e' stata rimessa in vincoli per la ritraduzione al carcere di Benevento. Non ho avuto animo di chiedere alla meschina se durante il lungo viaggio di andata e ritorno essa sia rimasta ammanettata." "Giudico l'accaduto gravissimo, un odioso rigurgito di un modo di fare che, pensavo, fosse stato definitivamente accantonato - ha detto il Garante dei detenuti - Auspico l'apertura di un'indagine penale e amministrativa e che chi di dovere si adoperi per restituire la dignita' a questa ragazza iniziando, magari, dalla concessione di un permesso per consentirle di riabbracciare la madre in ospedale".(AGI) Red/Ale

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