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venerdì 17 dicembre 2010

Bersani, dì qualcosa di sinistra!

La deriva politica, economica e sociale imporrebbe una presa di distanza netta dal berlusconismo, anche o soprattutto in funzione della costruzione di un’alternativa culturale diversa. E’ nei momenti di grande crisi, secondo me, che si deve dare un’indicazione precisa ai cittadini e non cercare accomodamenti  innaturali, anche se temporanei per superare una fase delicata. La storia recente ci ha insegnato che sono i partiti o i movimenti con una connotazione chiara ad ottenere il consenso: alleanze solo di potere o contro il nemico comune del momento non portano lontano, oltre ad allontanare l’elettorato da una rappresentanza ormai non più tale nemmeno nelle urne. L’apertura al terzo polo del segretario del Pd Bersani, nell’intervista rilasciata oggi a Repubblica, è l’ennesima occasione persa di dire qualcosa di sinistra. Che magari non porterà al governo del paese, ma probabilmente aiuterebbe molti a ritrovare un senso di appartenenza e una collocazione. E non è solo una questione ideologica, che comunque sarebbe più che sufficiente. La dimostrazione dell’impraticabilità e dei possibili danni di una coalizione anomala arriva dalle dichiarazioni al Corriere della Sera del deputato Udc  Enzo Carra, peraltro eletto nelle liste del Pd. "Se ci mettiamo a discutere di temi etici io non vado avanti, ma neanche altri. Su questioni come testamento biologico o eutanasia Pezzotta e io, la Binetti e Casini, ci troveremmo distanti da Fini o La Malfa (...) Nessuno deve avere la password del tema etico, perché non è questo il terreno dove stiamo entrando. Se facessimo un partito, le tensioni sarebbero inevitabili (,,,) Non voglio entrare nelle convinzioni etiche e civili di Fini. Dobbiamo fare insieme un tratto di strada importante, mi fa piacere trovarli e che loro trovino me, ma non è una promessa di matrimonio (...) Il coordinamento parlamentare ha una certissima utilità: è il tentativo di mettere assieme un centinaio di parlamentari che facciano un'opposizione responsabile e pronta al confronto (...) Il terreno di confronto è legislativo, non ce ne può essere uno politico. E' un passaggio solennemente tattico”. E il Pd intende perdere ancora tempo a dialogare con questa gente?

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