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mercoledì 22 dicembre 2010

La notte mundial

La sera della finale del Mundial '82 ero a Marina di Massa. La partita l'ho vista in una delle tante tv accese nelle verande del campeggio dove ero accampato con il mio amico di sempre: accampato, è proprio il caso di dirlo, nell'unica piazzola rimasta libera - e non era un caso, visto che confinava con le cucine - in una canadese militare presa a prestito, con un solo materassino che si sgonfiava durante la notte, un unico sacco a pelo e la barba di una settimana. Ricordo ancora adesso la sindone di terra e sassi che mi si stampava sulla schiena, sia che dormissi sul materassino, sia nel sacco a pelo, che all'inizio, da buoni amici, ci scambiavamo, nella vana speranza di trovare conforto nell'uno o nell'altro almeno per una notte: un rito del tutto inutile che abbiamo comunque perpetrato sino alla fine del soggiorno, perchè i patti vanno rispettati fino in fondo. Di quella sera dell'11 luglio 1982 ricordo ancora la ragazzina bionda tedesca vicino a me: ricordo soprattutto le tette, che fecero vacillare pericolosamente il mio amor patrio di fronte al dilemma se tifare apertamente per la nazionale di ZoffGentileCabriniOrialiCollovatiScireaContiTardelliRossiBergomiGraziani, allenatore il signor Enzo Bearzot, o se, per dovere di ospitalità, gentilezza, galanteria,sentimenti nobili che contrastavano con il mio aspetto e l'indecoroso abbigliamento, o più prosaicamente per le tette, avrei dovuto limitarmi ad assistere alla disfida e gioire dentro, sperando in un dopo partita di festeggiamenti, a prescindere dal risultato. Anche perchè la biondina dimostrava di essere tutt'altro che insensibile ai sorrisi, e la mia fantasia si era già apparecchiata un bel finale sulla spiaggia. Quando Cabrini ha sbagliato il rigore avrei ululato, ma lei mi ha piantato addosso i suoi occhi teutonici ed io ho fatto una faccia falsa come giuda iscariota, che diceva e non diceva, e comunque non faceva trasparire troppo scoramento per l'occasione mancata, come invece tutti quei beceri compatrioti davanti allo schermo. Ad accorgersi della nostra liaison, probabilmente richiamata dall'urlo dei miei ormoni di diciottenne, è stata la madre, che guardando verso di me ha detto qualcosa in crucco al marito: un uomo con un peso specifico importante, così come la pancia, che si è messo subito tra noi nella rappresentazione,anche politica, del muro di Berlino. Non avendo mezzi per contrappormi alla storia, al gol di Pablito Rossi ho perso i freni inibitori e incurante del muro, della pancia, e rendendo omaggio alle tette della biondina, ho gridato quanto e più di Tardelli, che di lì a poco ci avrebbe regalato una delle più belle immagini di gioia della storia del calcio. La terza rete di Spillo Altobelli, con il presidente Pertini che si alza in piedi e dice: adesso non ci raggiungono più, ha dato il via all'apoteosi. Il muro di Berlino si è sgretolato con qualche anno d'anticipo. Andandosene, si era purtroppo trascinato via anche la figlia. Ci siamo guardati un'ultima volta e sono sicuro che entrambi abbiamo pensato: mondiali di merda. Ma è durato poco. Nando Martellini ha liberato il suo triplice campioni del mondo, campioni del mondo, campioni del mondo, ed è stata subito festa, per tutta la notte.

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