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giovedì 2 dicembre 2010

Cattiverie

Alla fine il direttore di Rai tre e gli autori di Vieni via con me hanno resistito alle pressioni dei gruppi pro life. Una replica al racconto di Mina Welby e Beppino Englaro avrebbe significato ammettere l’esistenza di una cultura della morte contro una della vita. Non era così e bastava essere intellettualmente onesti per capirlo. Ma ammetterlo avrebbe significato anche uscire da una logica di contrapposizioni e comprendere la bellezza di una scrittura che ha rotto gli schemi di una televisione cencelliana, sempre attenta a non disturbare o, peggio, ad autocensurarsi in nome del quieto vivere. Come era prevedibile ci hanno poi pensato l’Arena e Porta a Porta a ricondurre tutto nell’alveo della normalità: conosciuta, riconoscibile, e proprio per questo sufficientemente sedativa. Non è bastato. Non è bastato il contromegafono attraverso il quale puntualizzare qual è la verità, l'unica possibile, peraltro nemmeno messa in discussione. L’affronto doveva essere sanzionato, perché la logica perversa degli integralismi prevede che ad un'azione considerata indegna faccia seguito una punizione esemplare. A renderla pubblica ci ha pensato il sottosegretario alla salute Eugenia Roccella. Il 9 febbraio – ha annunciato - sarà istituita la Giornata nazionale degli stati vegetativi. Il 9 febbraio è la data della morte di Eluana Englaro. Per me questa si chiama cattiveria.

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