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venerdì 27 giugno 2008

Viaggiatori viaggianti

Il giorno dopo la chiusura delle scuole, legioni di ragazzini dai 5 ai 16 anni, che abitano i paesi serviti dalla linea ferroviaria Milano Venezia, si riversano al parco dei divertimenti di Gardaland. I più piccoli sono accompagnati da genitori che per l’occasione riesumano da chissà quale armadio l’abbigliamento di quando loro erano andati a Gardaland nel ruolo di figli. I più grandi si spostano invece in gruppi nei quali sono riconoscibili tutte le tipologie dell'adolescenza: la bella, il bello, la bruttina un po’ in sovrappeso, l’amico del bello, ecc. ecc. Orde di ormoni urlanti in libertà che dalla metà di giugno alla metà di settembre, sette giorni su sette, prendono l’interregionale al mattino presto e tornano a casa nel tardo pomeriggio, per la fortuna di Gardaland, delle Fs e un po’ meno dei forzati del treno. Ma non è l’analisi sociologica del fenomeno che mi interessa, m’inchino preventivamente a quanto potrebbe scrivere il Maestro Alberoni. Molto più semplicemente sottolineo le doti manageriali del trust di cervelli che presiede alle FS. Non dico commissionare un’analisi sull’affluenza ai convogli, utile per razionalizzare le corse, se la garanzia di un’accoglienza umana ai clienti non rientra tra le priorità; per aumentare o diminuire al bisogno i posti viaggianti basterebbe infatti verificare l’andamento della vendita dei biglietti, o chiedere direttamente ai controllori quando le carrozze risultano vuote e quando invece l’odore umano percepibile supera la soglia della tolleranza. La cosa che mi fa più imbestialire è però la consapevolezza che queste informazioni siano in realtà disponibili. E che la mancanza di risposte e di soluzioni, nella migliore delle ipotesi, sia dovuta ad incapacità.

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