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martedì 24 giugno 2008

Voci

Le voci delle stazioni sono un po’ come quelle delle radio, nascondono i visi lasciando spazio all’immaginazione. A volte mi è addirittura capitato di pensare che quelle voci, apparentemente tutte uguali, non avessero nemmeno un corpo, preregistrate come ai caselli dell’autostrada: inserire il biglietto, inserire la carta, cambiare il verso, cambiare il verso, cambiare il verso, arrivederci e grazie. Questa mattina ho avuto la matematica certezza che almeno in stazione la voce che ha annunciato il ritardo e il cambio di binario di arrivo di non so quale treno, proveniente da non so dove, appartiene ad una persona viva. Ora, non dico che tra i titoli per diventare voce della stazione ci debba essere per forza un corso di dizione, ma almeno una pronuncia chiara e una lettura senza intoppi mi sembrerebbe quantomeno opportuno. Per fortuna non dovevo prendere quel treno.

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