La logica della paura e dell’esclusione generano solo violenza. Il futuro della convivenza civile dipende tutto dalle decisioni che verranno prese dalla politica e che dovranno per forza guardare oltre l’emergenza.
La parabola di Verona
Gabriele Polo
Non c'è nulla di più politico di ciò che è successo a Verona la notte del primo maggio. Quel pestaggio mortale rivela quanto la violenza (e le ideologie cui si appoggia) sia diventata il rapporto su cui si misurano le relazioni tra gli individui. Non è un esito naturale, è il risultato di scelte convergenti di chi gestisce la cosa pubblica. E non c'è nulla di più emblematico di ciò che ha detto l'altroieri il presidente della camera. «Espellendo» quell'omicidio dalla politica, Fini ha allontanato da sé l'amaro calice di antiche contiguità ideologiche e coperto le odierne responsabilità culturali che il suo schieramento ha nella genesi dei «mostri» di Verona. Di più, la terza autorità dello stato nel ritenere l'uccisione di Nicola Tommasoli un fatto meno grave del dar fuoco a una bandiera israeliana, ha dato vita a una costruzione ideologica per cui ciò che avviene sotto - o contro - una bandiera (di stato o di partito) è affare di pubblico interesse, mentre tutto il resto è «bruta natura», alla fine materia di ordine pubblico. Una visione, questa sì, castale della politica che chiude la porta in faccia alla società, la riduce a un insieme di «buoni» e «cattivi», senza porsi il problema del perché siano «buoni» o «cattivi».
Tutto ciò avviene nel deserto di un'opposizione degna di questo nome: ben che vada dalle sedi istituzionali si sono levati flebili distinguo e inviti alla prudenza. Se qualcuno voleva una prova di ciò che significhi vivere senza una «sponda» politica di sinistra, ce l'ha. E ce l'avrà sempre di più, proprio a partire dai fatti veronesi.
Quei cinque ragazzi di buone famiglie venete incarnano il punto di una parabola: Pietro Maso nel '91 uccideva i genitori per garantirsi la macchina rombante e la bella vita dei casinò, i ventenni dell'altro giorno ammazzano per una sigaretta negata. Non è solo il vuoto culturale che tutti denunciano e persino nemmeno «solo» l'impunità per le croci celtiche gonfiatesi all'ombra dei poteri veronesi e che quei poteri riempiono di voti. E' l'incattivirsi rancoroso di un modello sociale ricco e impaurito, perciò violento. Che si appoggia alle ideologie più adeguate per la difesa aggressiva dei propri spazi - dei propri privilegi, piccoli e grandi - da tutto ciò che minaccia o semplicemente interferisce, anche con una semplice sigaretta negata. Oppure, sotto altre bandiere, è il proliferare delle ronde autogestite bolognesi, la cacciata «di chi delinque e delle loro famiglie» dalla Vicenza conquistata dal centrosinistra, la «sicurezza come cardine» dell'amministrazione torinese.
Che di fronte alla radicalità dei problemi le istituzioni e la politica si limitino a cercare una soluzione di comodo può essere spiegabile con le convenienze politiche del momento. Ma è una logica d'esclusione e di corto respiro: non può essere accettata, né funziona. Il vuoto da colmare a sinistra è questa miopia.
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sabato 10 maggio 2008
giovedì 8 maggio 2008
Il Verbo di Bertolini
L’on. Bertolini è uno dei pit bull che il cavaliere ha messo a presidiare l’area cattolica della coalizione. Contano un cazzo ma servono a garantire le tonache di vario ordine e grado sull’osservanza dei precetti da parte di tutti gli esponenti del centrodestra (quasi tutti, via) e di conseguenza della loro attenzione verso le istanze dell’unica religione possibile. In ogni caso, questa pasciuta signora modenese, bionda senza averne l’aria, si è presentata sulla scena politica nazionale con il piglio decisionista. Le sue dichiarazioni e i suoi commenti sono sempre tranchant, senza possibilità di replica. Anzi, Bertolini non solo detta la linea su più o meno tutto lo scibile, ma indica anche l’unica chiave di lettura dei fatti. Amen.
GIOVANE IN COMA: BERTOLINI, SINISTRA NON STRUMENTALIZZI ROMA (ANSA) - ROMA, 5 MAG - "La selvaggia ed orribile aggressione di Verona è avvenuta per futili motivi. Nessuna matrice ideologica ha scatenato la furia omicida di questa allucinante banda di balordi. La sinistra la smetta di avvelenare il clima politico, strumentalizzando una vicenda che nulla ha a che vedere con la politica": lo afferma Isabella Bertolini (Pdl). "Siamo di fronte - prosegue - ad un gravissimo episodio di crudele bullismo urbano che deve essere trattato con la massima severità. I responsabili devono essere giudicati, in modo esemplare, con il massimo della pena prescritta dal codice penale per il reato commesso. Rammarica vedere la sinistra nostrana, offuscata dal solito furore ideologico, continuare a sbagliare tutto sul tema della sicurezza e della legalità". (ANSA).
FECONDAZIONE: BERTOLINI (PDL), PENSEREMO A MODIFICARE NUOVE LINEE GUIDA Roma, 30 apr. (Adnkronos Salute) - "Ragioneremo sull'opportunità di modificare immediatamente le linee guida sulla legge 40 sulla fecondazione assistita emanate oggi dal ministro della Salute uscente, Livia Turco". Lo dichiara in una nota Isabella Bertolini, deputata del Pdl. Le linee guida emanate oggi "fuori tempo massimo - prosegue l'esponente del centrodestra - stravolgono il dettato normativo della legge 40 sulla fecondazione assistita. Un atto di grave scorrettezza istituzionale, da parte di un Governo e di un ministro ormai licenziati, che va ben oltre l'ordinaria amministrazione. Siamo di fronte all'ultimo colpo di coda di una coalizione laicista e relativista, favorevole all'aberrazione della selezione artificiale degli embrioni. Noi del Pdl siamo decisamente contrari a questa pericolosa deriva eugenetica".
CURCIO A MODENA; BERTOLINI, PARLI DEL SUO VERGOGNOSO PASSATO (ANSA) - MODENA, 3 MAG - "Curcio deve essere dichiarato persona non gradita". A dirlo è Isabella Bertolini, deputata del Pdl, commentando l'incontro organizzato dal Collettivo autonomo Modena. "Un ex terrorista che ci parla di precariato e del futuro della nostra società. Se non fosse una cosa vera, ci sarebbe da farsi quattro risate, invece è tutto maledettamente reale. - ha detto la deputata - Perché il signor Curcio non ci parla del suo vergognoso passato, dei suoi innumerevoli e gravissimi errori e della sua allucinante macchina di morte, che ha creato e provocato danni e lutti al nostro Paese? Sarebbe il minimo". Invece, ha proseguito Bertolini "come al solito, il 'cattivo maestro' dispenserà lezioni di morale, con tanto di acclamazioni da star. Iniziative come quelle organizzate con la presenza di Curcio rischiano di generare, dietro la loro patina pseudo culturale, pericolosi rigurgiti di violenza ed eversione di cui il nostro Paese non ha certamente bisogno". La deputata azzurra ricorda poi che Modena che "ha pagato un tributo enorme con l'assassinio del prof. Marco Biagi, dovrà subire, a poche centinaia di metri dalla Fondazione che porta il suo nome, l'ennesimo show con tanto di autografi e applausi al capo delle brigate rosse. E' una cosa inaudita". Secondo Bertolini, è in corso in Italia "un'opera di ambigua e subdola riabilitazione di ex terroristi rossi, che furono protagonisti della tragica stagione degli 'anni di piombo', Curcio compreso. La Modena civile e democratica deve respingere l'ennesima lezione di un 'cattivo maestro'. Rimane però una questione di fondo: perché personaggi come Curcio o Scalzone trovano sempre a Modena qualcuno disposto ad applaudirli?".(ANSA).
GIOVANE IN COMA: BERTOLINI, SINISTRA NON STRUMENTALIZZI ROMA (ANSA) - ROMA, 5 MAG - "La selvaggia ed orribile aggressione di Verona è avvenuta per futili motivi. Nessuna matrice ideologica ha scatenato la furia omicida di questa allucinante banda di balordi. La sinistra la smetta di avvelenare il clima politico, strumentalizzando una vicenda che nulla ha a che vedere con la politica": lo afferma Isabella Bertolini (Pdl). "Siamo di fronte - prosegue - ad un gravissimo episodio di crudele bullismo urbano che deve essere trattato con la massima severità. I responsabili devono essere giudicati, in modo esemplare, con il massimo della pena prescritta dal codice penale per il reato commesso. Rammarica vedere la sinistra nostrana, offuscata dal solito furore ideologico, continuare a sbagliare tutto sul tema della sicurezza e della legalità". (ANSA).
FECONDAZIONE: BERTOLINI (PDL), PENSEREMO A MODIFICARE NUOVE LINEE GUIDA Roma, 30 apr. (Adnkronos Salute) - "Ragioneremo sull'opportunità di modificare immediatamente le linee guida sulla legge 40 sulla fecondazione assistita emanate oggi dal ministro della Salute uscente, Livia Turco". Lo dichiara in una nota Isabella Bertolini, deputata del Pdl. Le linee guida emanate oggi "fuori tempo massimo - prosegue l'esponente del centrodestra - stravolgono il dettato normativo della legge 40 sulla fecondazione assistita. Un atto di grave scorrettezza istituzionale, da parte di un Governo e di un ministro ormai licenziati, che va ben oltre l'ordinaria amministrazione. Siamo di fronte all'ultimo colpo di coda di una coalizione laicista e relativista, favorevole all'aberrazione della selezione artificiale degli embrioni. Noi del Pdl siamo decisamente contrari a questa pericolosa deriva eugenetica".
CURCIO A MODENA; BERTOLINI, PARLI DEL SUO VERGOGNOSO PASSATO (ANSA) - MODENA, 3 MAG - "Curcio deve essere dichiarato persona non gradita". A dirlo è Isabella Bertolini, deputata del Pdl, commentando l'incontro organizzato dal Collettivo autonomo Modena. "Un ex terrorista che ci parla di precariato e del futuro della nostra società. Se non fosse una cosa vera, ci sarebbe da farsi quattro risate, invece è tutto maledettamente reale. - ha detto la deputata - Perché il signor Curcio non ci parla del suo vergognoso passato, dei suoi innumerevoli e gravissimi errori e della sua allucinante macchina di morte, che ha creato e provocato danni e lutti al nostro Paese? Sarebbe il minimo". Invece, ha proseguito Bertolini "come al solito, il 'cattivo maestro' dispenserà lezioni di morale, con tanto di acclamazioni da star. Iniziative come quelle organizzate con la presenza di Curcio rischiano di generare, dietro la loro patina pseudo culturale, pericolosi rigurgiti di violenza ed eversione di cui il nostro Paese non ha certamente bisogno". La deputata azzurra ricorda poi che Modena che "ha pagato un tributo enorme con l'assassinio del prof. Marco Biagi, dovrà subire, a poche centinaia di metri dalla Fondazione che porta il suo nome, l'ennesimo show con tanto di autografi e applausi al capo delle brigate rosse. E' una cosa inaudita". Secondo Bertolini, è in corso in Italia "un'opera di ambigua e subdola riabilitazione di ex terroristi rossi, che furono protagonisti della tragica stagione degli 'anni di piombo', Curcio compreso. La Modena civile e democratica deve respingere l'ennesima lezione di un 'cattivo maestro'. Rimane però una questione di fondo: perché personaggi come Curcio o Scalzone trovano sempre a Modena qualcuno disposto ad applaudirli?".(ANSA).
lunedì 5 maggio 2008
Tre metri sopra il cielo
Carlo wrote
...e io, come disse un famoso calciatore, sono totalmente d'accordo a metà con lui. Nel senso che, secondo me, Massimino resta il più intelligente di tutti, anche se ha delle grossissime responsabilità per la situazione attuale: bastava per esempio una legge vera sul conflitto di interessi quando era a Palazzo Chigi e addio al cavaliere. I giudizi su Pirani, invece, li sottoscrivo.
È bastato il faccino saccente di Massimo D’Alema quando ha commentato il discorso di insediamento alla presidenza della Camera dei Deputati di Gianfranco Fini a far perdere un altro pacco di voti alla sinistra italiana. Ma però, se avesse detto questo, quello o quell’altro. È tutto qui il problema: le centinaia di faccine saccenti che hanno imperversato in questi anni a sinistra. Saccenti e genuflesse. Perchè loro giudicano sempre, precisano sempre, sono sempre sarcastiche, ironiche, superiori. Ecco, loro hanno l’istinto di superiorità. Questo nasce da decine di anni di abitudine a privilegi che una volta erano appannaggio esclusivo delle élite politiche democristiane.
La tragedia è che la gran parte della stampa ‘mancina’ questo non l’ha capito. Ancora il giorno dopo la batosta elettorare, un imbarazzato – e privilegiato, e supergarantito, e superpagato – Mario Pirani (Repubblica), ospite della ‘terza camera’, ha svolto un’analisi di una stupidità disarmante, che chiariva l’incapacità di questa ‘sinistra di potere e di stampa’ di comprendere anche minimamente la quotidianità delle persone.
Era allora già lampante come il voto popolare, operaio, precario, fosse scivolato a destra, in particolare, al Nord, alla Lega. Bastava vivere normalmente in una città normale, frequentare un negozio di alimentari o un supermercato una volta alla settimana per capirlo. Invece Pirani no. Lui non fa la spesa, non guida, non abita in un quartiere ad alto tasso di criminalità come molti poveri diavoli. Non vive evidentemente una vita normale. Però è li, a Repubblica, strapagato, a fare analisi di un mondo che non conosce, che non vive, che lo repelle. Diretto da un direttore uguale a lui.
Perché, diciamolo, a questi radical chic fighetti della nuova sinistra “di lotta e governo” l’operaio reale, quello vero, fa un po’ schifo. Suda, puzza, è sempre un po’ sporco anche dopo che si è lavato. È poi è volgare nei modi, nel vestire. Ha quelle orribili utilitarie giapponesi o delle vecchie Fiat. Ed in alcuni casi è pure di colore.
...e io, come disse un famoso calciatore, sono totalmente d'accordo a metà con lui. Nel senso che, secondo me, Massimino resta il più intelligente di tutti, anche se ha delle grossissime responsabilità per la situazione attuale: bastava per esempio una legge vera sul conflitto di interessi quando era a Palazzo Chigi e addio al cavaliere. I giudizi su Pirani, invece, li sottoscrivo.
È bastato il faccino saccente di Massimo D’Alema quando ha commentato il discorso di insediamento alla presidenza della Camera dei Deputati di Gianfranco Fini a far perdere un altro pacco di voti alla sinistra italiana. Ma però, se avesse detto questo, quello o quell’altro. È tutto qui il problema: le centinaia di faccine saccenti che hanno imperversato in questi anni a sinistra. Saccenti e genuflesse. Perchè loro giudicano sempre, precisano sempre, sono sempre sarcastiche, ironiche, superiori. Ecco, loro hanno l’istinto di superiorità. Questo nasce da decine di anni di abitudine a privilegi che una volta erano appannaggio esclusivo delle élite politiche democristiane.
La tragedia è che la gran parte della stampa ‘mancina’ questo non l’ha capito. Ancora il giorno dopo la batosta elettorare, un imbarazzato – e privilegiato, e supergarantito, e superpagato – Mario Pirani (Repubblica), ospite della ‘terza camera’, ha svolto un’analisi di una stupidità disarmante, che chiariva l’incapacità di questa ‘sinistra di potere e di stampa’ di comprendere anche minimamente la quotidianità delle persone.
Era allora già lampante come il voto popolare, operaio, precario, fosse scivolato a destra, in particolare, al Nord, alla Lega. Bastava vivere normalmente in una città normale, frequentare un negozio di alimentari o un supermercato una volta alla settimana per capirlo. Invece Pirani no. Lui non fa la spesa, non guida, non abita in un quartiere ad alto tasso di criminalità come molti poveri diavoli. Non vive evidentemente una vita normale. Però è li, a Repubblica, strapagato, a fare analisi di un mondo che non conosce, che non vive, che lo repelle. Diretto da un direttore uguale a lui.
Perché, diciamolo, a questi radical chic fighetti della nuova sinistra “di lotta e governo” l’operaio reale, quello vero, fa un po’ schifo. Suda, puzza, è sempre un po’ sporco anche dopo che si è lavato. È poi è volgare nei modi, nel vestire. Ha quelle orribili utilitarie giapponesi o delle vecchie Fiat. Ed in alcuni casi è pure di colore.
mercoledì 30 aprile 2008
Derive
Valentino Parlato dice che la crisi economica rafforzerà le spinte a destra della società, verso una destra autoritaria: le elezioni italiane di questo mese sarebbero solo un’anticipazione e un avviso di quello che ci spetta. Credo abbia ragione. “Il perché (della sconfitta) si concentra nella disattenzione ai cambiamenti della società e dei modi di sfruttamento. Si concentra nella rinunzia a cambiare il mondo, nell'affogamento degli ideali nella palude del politicismo e dell'opportunismo. Se molti operai hanno votato Lega e quartieri popolari di Roma hanno votato Alemanno, significa che le forze del centro sinistra sono diventate repellenti”. Mariuccia Ciotta, sempre sul Manifesto, offre un'altra lettura delle cause. “Il popolo che «non arriva alla fine del mese» ha chiesto e ottenuto di diventare modello di riferimento della politica con i suoi peggiori sentimenti di rivalsa sui più deboli. Spaventato dai fantasmi degli «alieni», questo popolo ha interiorizzato la criminalità predatoria attribuita all'altro”. Ciotta sostiene inoltre, citando Stefano Rodotà, che “le analisi fredde del dopo voto non vedono la catastrofe etica e culturale davanti ai nostri occhi”. Tutto vero, condivisibile. Non si può però ignorare il dato fondamentale: è stata la paura, in tutte le sue declinazioni, il motore di questo voto, nazionale e romano. Paura della recessione certo, ma, soprattutto, un senso generale di insicurezza. Innegabile, peraltro. Come è innegabile che c’è, esiste, legato a questo, un problema immigrati. Personalmente posso non condividere le soluzioni prospettate dalla destra, che arriva ad espellere i mendicanti dalla città del poverello, perché potenzialmente pericolosi. Se riteniamo di essere intellettualmente onesti dobbiamo ammettere che la solidarietà pelosa e un po’ radical chic, da salotto buono del centro storico, ha fallito, finendo soltanto per schiacciare sotto una responsabilità non loro – ma di pochi balordi delinquenti - popolazioni che nella maggioranza dei casi cercano di vivere onestamente in qualsiasi parte del mondo le porti la storia e l’economia. Certo nell’immaginario collettivo se lo stupratore si chiama Radu, sarà ricordato come il “rumeno” che ha violentato una ragazza. Se invece si chiama Paolo, resterà Paolo o magari solo P. Detto questo, aver ignorato il disagio profondo che arriva dalle periferie è stato un suicidio politico. Non ci si può limitare a filosofeggiare su sicurezza reale e sicurezza percepita, portando a supporto le percentuali del Viminale sulla diminuzione dei reati. Oppure bollare come fascista ogni attribuzione di responsabilità non politically correct. Se sei una donna e hai necessità di spostarti in treno da una città all’altra, devi preventivamente farti un piano di viaggio che preveda: l’orario di spostamento da casa alla stazione, preferibilmente diurno; l’orario d’arrivo e l’eventuale tragitto da fare verso la meta, anche in questo caso possibilmente alla luce del sole e in zone non isolate. Devi valutare attentamente che in questi spostamenti non si passi attraverso tunnel, sottopassi o altri antri potenzialmente pericolosi. In ogni caso accertarti che in partenza o in arrivo ci sia qualcuno ad accompagnarti o ad attenderti al binario. Io non so, come scrive Mariuccia Ciotta, se stiamo assistendo ad una mutazione antropologica della società italiana, o se c’è un azzeramento del discorso democratico. Può essere. Se però la sinistra non torna a vivere il popolo e non cerca di darsi un’identità che non sia castale, difficilmente troverà una ragion d’essere in questa società. A meno che non cerchi casa nel Pd, dove, seppur rancorosamente, la vorrebbe collocare Ezio Mauro.
sabato 26 aprile 2008
Da Che Guevara e c(h)e l'ho duro
La battuta è di uno strepitoso Maurizio Crozza - James Brown che duetta con Silvio Orlando.
http://www.la7.it/intrattenimento/dettaglio.asp?prop=crozza&video=11758
http://www.la7.it/intrattenimento/dettaglio.asp?prop=crozza&video=11758
lunedì 21 aprile 2008
Le ragioni di una sconfitta
Analisi spietata ma largamente condivisibile. Grazie a Carlo per la segnalazione.
Quando il cinismo è l'altra faccia del buonismo
di Widmer Valbonesi
Le elezioni politiche hanno sentenziato una vittoria schiacciante a favore del Popolo della libertà e una sconfitta molto dura per il PD e per la sinistra. La sfida era per il governo del paese e, avendo Veltroni annunciato una grande rimonta - e poi chiesto un voto utile solo per il PD - oggi si ritrova con un pugno di mosche e senza quegli alleati di governo che, se volessero usare il suo cinismo, dovrebbero mettere in crisi tutte le amministrazioni locali e giocare un ruolo di sinistra antagonista e alternativo in tutto il paese.
Veltroni, esibendo nel dopo elezioni i dati sulla curva dei consensi, a riprova della rimonta del PD, dimostra palesemente che quella giocata non è stata una partita per conquistare il governo, ma una cinica manovra di sopravvivenza del suo nascituro partito. Il contrario di quell'immagine di buonismo e di altruismo che voleva dare di sé. Lui e il suo partito sapevano benissimo come stavano le cose; e l'appello al voto utile era solo il lucido coltello piantato alla gola degli elettori di sinistra che credevano di essere determinanti per un'impresa inesistente e che, alla fine, ha provocato in buonafede il suicidio politico dell'intera sinistra. Veltroni, in effetti, quando dice che il PD è avanzato, dice una bugia, sapendo benissimo che se si somma il 31,3 dell'Ulivo all'1,7% dei radicali (che assieme allo SDI avevano avuto nella Rosa nel pugno il 2,6%) si ottiene quel 33% che il PD ha avuto in questa tornata. Di diverso c'è che la sinistra nell'Unione aveva avuto il 49,8% mentre oggi il PD più Di Pietro ottiene il 37-38%, e quindi di fatto non costituisce nessuna alternativa possibile al blocco di PDL e Lega.
Veltroni ha giocato una partita maggioritaria e bipolare con la preoccupazione non di vincere, ma di ottenere un risultato decente per il suo partito, consumando cinicamente la morte di PSI e della Sinistra radicale, cioè gli unici che sono alleati con lui in periferia e con cui divideva il governo del paese. Ne valeva la pena? Io credo che quando non si ha il coraggio di rivendicare le proprie origini e si cerca di mascherare le proprie responsabilità nel governo del paese, si compiono un'azione deleteria per la democrazia e un inganno verso gli elettori. Essendo questi più maturi di quello che il grande affabulatore buonista credeva, lo hanno punito in due modi. Astenendosi o premiando il giustizialismo di Di Pietro e l'antiberlusconismo che egli rappresenta; oppure esprimendo un voto di protesta e premiando la Lega per aver sollevato il problema degli immigrati clandestini, fenomeno sottovalutato dalla sinistra, pur essendo il problema della sicurezza una delle massime preoccupazioni di tutti gli italiani.
Le lacrime di coccodrillo postume sui destini della Sinistra Arcobaleno dimostrano di cosa sia capace il cinismo cattocomunista di cui si nutre il PD. Si può cercare di trasformare la sinistra con la dialettica e con un ragionamento sui mutamenti della società - come faceva Ugo La Malfa - e non liquidarla con una scelta di schema elettorale e poi col finto pietismo, quasi a offrire un riparo per il futuro. E' quello che i comunisti avevano fatto col PSI del riformista Bettino Craxi. Ucciso per la sua politica, che poi è stata abbracciata per sopravvivere, senza fare un'autocritica e cercando di distruggere gli ingombranti eredi del socialismo riformista.
Boselli ha offerto lealtà per il governo del paese e nelle amministrazioni periferiche, ed è stato ripagato col ricatto di sciogliersi o morire. Il PD corre il rischio che quelli che sono stati giudicati inutili, e che saranno costretti a fare politica al di fuori del Parlamento, assumano un ruolo di movimentismo accentuato nei confronti di tutti i livelli di governo del paese, e quindi anche contro quelle amministrazioni periferiche governate col PD, che sono state il dato di una sinistra di governo e non di lotta. L'orgoglio potrebbe mettere in crisi le roccheforti rosse.
Del resto è difficile capire perché queste debbano essere tenute in piedi. Per consentire ai dirigenti del PD di essere spocchiosi, vergognandosi delle loro origini, o addirittura arroganti con i loro alleati di sinistra, e invece disponibili con Berlusconi per un duetto bipartitico che sarà illusorio dopo i risultati elettorali? Non è peregrina l'idea di una sinistra radicale che si organizza come partito di lotta contro i governi e i detentori del potere, fin dalle prossime elezioni europee dove si voterà col proporzionale, e anche nei prossimi appuntamenti elettorali amministrativi. Il giudizio di Veltroni sulle elezioni è stato disarmante, come quello di un pugile suonato che, perso l'incontro, detta le condizioni per la rivincita e dà pagelle a chi ha vinto. La realtà è che il PD era e rimane l'equivoco della politica italiana. Un velleitarismo che non ha radici culturali e storiche definite e che si presenta come sintesi dei riformismi italiani, senza un'autocritica seria, è molto peggio del rivendicare una propria storia e muoversi verso il necessario aggiornamento culturale legato ai cambiamenti della società. Far credere di essere ciò che non si è stati è la cosa peggiore per accreditarsi come innovatori, ed è ciò che è capitato a Veltroni, senza che se ne sia accorto, chiuso nella corazza spocchiosa di primarie fasulle, senza veri concorrenti, scelto dagli apparati di partito e dai poteri forti. Forse la strategia elettorale adottata era la carta della disperazione; ma che a non accorgersene siano stati prevalentemente coloro che non sono mai stati né comunisti né democristiani, la dice lunga su come questa operazione fosse solo una grande manovra di potere in cui sistemare qualche ambizione ma priva di qualsiasi progettualità politica.
Se poi l'unica progettualità si riduce a qualche parlamentare in più senza la credibilità di una prospettiva di governo, occorre prendere atto del fallimento e ricominciare da capo. Avere distrutto le forze riformiste e di sinistra nel paese, credendo di prenderne il posto, è quanto di più illusorio potesse capitare, ma soprattutto ha impoverito il confronto pluralistico che quelle culture producevano in termini progettuali e che un mero disegno di potere inaridisce sempre di più. Il PD ha sacrificato la sinistra credendo di sfondare al centro, invece non ha sottratto un voto ai centristi né tanto meno alla destra moderata, e quindi rimane un partito acefalo. Lo sfondamento al centro, che era l'obiettivo strategico dichiarato, non solo non c'è stato, ma ha costretto Veltroni ad un rapido ripiegamento verso la solita demagogia antiberlusconiana o verso il pericolo istituzionale rappresentato dalla Lega. La realtà è che avere la testa e il corpo nella cultura di sinistra cattocomunista e la mente verso le democrazie anglosassoni è una contraddizione troppo grande per non essere evidente all'opinione pubblica.
La mia impressione è che verranno le notti dei lunghi coltelli e che è più facile che una parte del PD, quella ex democristiana, cominci a guardare verso il centro per costruire quel polo moderato che può far comodo e da sponda anche a Berlusconi, soprattutto se la Lega facesse, e non farà, quello che Veltroni vorrebbe: cioè destabilizzare il governo. Anche perché è difficile e puerile pensare che gli amici di Prodi accettino passivamente di essere i capri espiatori dell'insuccesso dovuto più che altro all'ambiguità e alla velleità di un disegno politico. Che tristezza constatare che la storia passa dalla sconfitta di Waterloo di Napoleone Bonaparte alla disfatta di "Walterloo" per opera del bonapartista Berlusconi.
Quando il cinismo è l'altra faccia del buonismo
di Widmer Valbonesi
Le elezioni politiche hanno sentenziato una vittoria schiacciante a favore del Popolo della libertà e una sconfitta molto dura per il PD e per la sinistra. La sfida era per il governo del paese e, avendo Veltroni annunciato una grande rimonta - e poi chiesto un voto utile solo per il PD - oggi si ritrova con un pugno di mosche e senza quegli alleati di governo che, se volessero usare il suo cinismo, dovrebbero mettere in crisi tutte le amministrazioni locali e giocare un ruolo di sinistra antagonista e alternativo in tutto il paese.
Veltroni, esibendo nel dopo elezioni i dati sulla curva dei consensi, a riprova della rimonta del PD, dimostra palesemente che quella giocata non è stata una partita per conquistare il governo, ma una cinica manovra di sopravvivenza del suo nascituro partito. Il contrario di quell'immagine di buonismo e di altruismo che voleva dare di sé. Lui e il suo partito sapevano benissimo come stavano le cose; e l'appello al voto utile era solo il lucido coltello piantato alla gola degli elettori di sinistra che credevano di essere determinanti per un'impresa inesistente e che, alla fine, ha provocato in buonafede il suicidio politico dell'intera sinistra. Veltroni, in effetti, quando dice che il PD è avanzato, dice una bugia, sapendo benissimo che se si somma il 31,3 dell'Ulivo all'1,7% dei radicali (che assieme allo SDI avevano avuto nella Rosa nel pugno il 2,6%) si ottiene quel 33% che il PD ha avuto in questa tornata. Di diverso c'è che la sinistra nell'Unione aveva avuto il 49,8% mentre oggi il PD più Di Pietro ottiene il 37-38%, e quindi di fatto non costituisce nessuna alternativa possibile al blocco di PDL e Lega.
Veltroni ha giocato una partita maggioritaria e bipolare con la preoccupazione non di vincere, ma di ottenere un risultato decente per il suo partito, consumando cinicamente la morte di PSI e della Sinistra radicale, cioè gli unici che sono alleati con lui in periferia e con cui divideva il governo del paese. Ne valeva la pena? Io credo che quando non si ha il coraggio di rivendicare le proprie origini e si cerca di mascherare le proprie responsabilità nel governo del paese, si compiono un'azione deleteria per la democrazia e un inganno verso gli elettori. Essendo questi più maturi di quello che il grande affabulatore buonista credeva, lo hanno punito in due modi. Astenendosi o premiando il giustizialismo di Di Pietro e l'antiberlusconismo che egli rappresenta; oppure esprimendo un voto di protesta e premiando la Lega per aver sollevato il problema degli immigrati clandestini, fenomeno sottovalutato dalla sinistra, pur essendo il problema della sicurezza una delle massime preoccupazioni di tutti gli italiani.
Le lacrime di coccodrillo postume sui destini della Sinistra Arcobaleno dimostrano di cosa sia capace il cinismo cattocomunista di cui si nutre il PD. Si può cercare di trasformare la sinistra con la dialettica e con un ragionamento sui mutamenti della società - come faceva Ugo La Malfa - e non liquidarla con una scelta di schema elettorale e poi col finto pietismo, quasi a offrire un riparo per il futuro. E' quello che i comunisti avevano fatto col PSI del riformista Bettino Craxi. Ucciso per la sua politica, che poi è stata abbracciata per sopravvivere, senza fare un'autocritica e cercando di distruggere gli ingombranti eredi del socialismo riformista.
Boselli ha offerto lealtà per il governo del paese e nelle amministrazioni periferiche, ed è stato ripagato col ricatto di sciogliersi o morire. Il PD corre il rischio che quelli che sono stati giudicati inutili, e che saranno costretti a fare politica al di fuori del Parlamento, assumano un ruolo di movimentismo accentuato nei confronti di tutti i livelli di governo del paese, e quindi anche contro quelle amministrazioni periferiche governate col PD, che sono state il dato di una sinistra di governo e non di lotta. L'orgoglio potrebbe mettere in crisi le roccheforti rosse.
Del resto è difficile capire perché queste debbano essere tenute in piedi. Per consentire ai dirigenti del PD di essere spocchiosi, vergognandosi delle loro origini, o addirittura arroganti con i loro alleati di sinistra, e invece disponibili con Berlusconi per un duetto bipartitico che sarà illusorio dopo i risultati elettorali? Non è peregrina l'idea di una sinistra radicale che si organizza come partito di lotta contro i governi e i detentori del potere, fin dalle prossime elezioni europee dove si voterà col proporzionale, e anche nei prossimi appuntamenti elettorali amministrativi. Il giudizio di Veltroni sulle elezioni è stato disarmante, come quello di un pugile suonato che, perso l'incontro, detta le condizioni per la rivincita e dà pagelle a chi ha vinto. La realtà è che il PD era e rimane l'equivoco della politica italiana. Un velleitarismo che non ha radici culturali e storiche definite e che si presenta come sintesi dei riformismi italiani, senza un'autocritica seria, è molto peggio del rivendicare una propria storia e muoversi verso il necessario aggiornamento culturale legato ai cambiamenti della società. Far credere di essere ciò che non si è stati è la cosa peggiore per accreditarsi come innovatori, ed è ciò che è capitato a Veltroni, senza che se ne sia accorto, chiuso nella corazza spocchiosa di primarie fasulle, senza veri concorrenti, scelto dagli apparati di partito e dai poteri forti. Forse la strategia elettorale adottata era la carta della disperazione; ma che a non accorgersene siano stati prevalentemente coloro che non sono mai stati né comunisti né democristiani, la dice lunga su come questa operazione fosse solo una grande manovra di potere in cui sistemare qualche ambizione ma priva di qualsiasi progettualità politica.
Se poi l'unica progettualità si riduce a qualche parlamentare in più senza la credibilità di una prospettiva di governo, occorre prendere atto del fallimento e ricominciare da capo. Avere distrutto le forze riformiste e di sinistra nel paese, credendo di prenderne il posto, è quanto di più illusorio potesse capitare, ma soprattutto ha impoverito il confronto pluralistico che quelle culture producevano in termini progettuali e che un mero disegno di potere inaridisce sempre di più. Il PD ha sacrificato la sinistra credendo di sfondare al centro, invece non ha sottratto un voto ai centristi né tanto meno alla destra moderata, e quindi rimane un partito acefalo. Lo sfondamento al centro, che era l'obiettivo strategico dichiarato, non solo non c'è stato, ma ha costretto Veltroni ad un rapido ripiegamento verso la solita demagogia antiberlusconiana o verso il pericolo istituzionale rappresentato dalla Lega. La realtà è che avere la testa e il corpo nella cultura di sinistra cattocomunista e la mente verso le democrazie anglosassoni è una contraddizione troppo grande per non essere evidente all'opinione pubblica.
La mia impressione è che verranno le notti dei lunghi coltelli e che è più facile che una parte del PD, quella ex democristiana, cominci a guardare verso il centro per costruire quel polo moderato che può far comodo e da sponda anche a Berlusconi, soprattutto se la Lega facesse, e non farà, quello che Veltroni vorrebbe: cioè destabilizzare il governo. Anche perché è difficile e puerile pensare che gli amici di Prodi accettino passivamente di essere i capri espiatori dell'insuccesso dovuto più che altro all'ambiguità e alla velleità di un disegno politico. Che tristezza constatare che la storia passa dalla sconfitta di Waterloo di Napoleone Bonaparte alla disfatta di "Walterloo" per opera del bonapartista Berlusconi.
mercoledì 16 aprile 2008
Un futuro dietro le spalle
Nella consueta precisa analisi politica del voto, Ilvo Diamanti porta un dato inquietante. Lo scrive in fondo al pezzo, forse per non infierire oltre una sconfitta comunque annunciata.
“Come hanno mostrato le indagini di Demos, pubblicate su Repubblica nelle ultime settimane, il Pd prevale, sotto il profilo elettorale, fra gli impiegati pubblici e i pensionati. Mentre il Pdl supera, nettamente, il Pd fra gli imprenditori, i lavoratori autonomi e i dipendenti del privato. Infine, tra i giovani (soprattutto se lavorano). Da ciò l'interrogativo. Quale futuro può attendere una forza politica riformista di centrosinistra asserragliata nelle tradizionali regioni rosse? Straniera nel Nord e spaesata nel Mezzogiorno? Se non riesce a parlare ai più giovani, alle classi produttive? Ai ricchi e neppure ai più poveri?”
“Come hanno mostrato le indagini di Demos, pubblicate su Repubblica nelle ultime settimane, il Pd prevale, sotto il profilo elettorale, fra gli impiegati pubblici e i pensionati. Mentre il Pdl supera, nettamente, il Pd fra gli imprenditori, i lavoratori autonomi e i dipendenti del privato. Infine, tra i giovani (soprattutto se lavorano). Da ciò l'interrogativo. Quale futuro può attendere una forza politica riformista di centrosinistra asserragliata nelle tradizionali regioni rosse? Straniera nel Nord e spaesata nel Mezzogiorno? Se non riesce a parlare ai più giovani, alle classi produttive? Ai ricchi e neppure ai più poveri?”
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