Translate

lunedì 28 ottobre 2019

Noir all'italiana


Del Codice dei Cavalieri di Cristo e di Confusione morale ho già parlato in due post dedicati. Un accenno l’ho già fatto anche sull’Uomo liquido, lettura esilarante: Morozzi ha grandi doti narrative, per due libri è stato capace di tenere in piedi la storia, drammatica, di quest’uomo che a causa di una rarissima malattia ha perso pene e testicoli, rimanendo in pratica liscio – L’uomo liscio era il titolo del primo romanzo – riuscendo comunque a mantenere integra la sua fama di donnaiolo. Le altre 4 letture sono tutti noir e le vorrei riassumere brevemente qui, dichiarando sin da subito le mi preferenze, tra conferme, belle sorprese e piccole delusioni.

La conferma è Roberto Perrone con il terzo romanzo della serie che ha per protagonista Annibale Canessa, libri da leggere in sequenza perché altrimenti si perdono alcuni riferimenti, soprattutto i rapporti tra i personaggi che ruotano intorno al colonnello in pensione. Nell’Ultima volontà, il finto suicidio di un giovane ricercatore porta Annibale e la sua strana squadra, che ricorda un po’ quella dell’Alligatore di Massimo Carlotto, in Emilia, negli anni della guerra partigiana, per fare luce su una vicenda allora sotterrata in fretta e furia e poi caduta nell’oblio. Perrone mette il dito in questioni politiche ancora sensibili sulla lotta di Liberazione, ma lo fa con grande maestria e abilità, senza la pretesa di voler riscrivere la storia o dare giudizi. In attesa del prossimo Canessa, una bella opera prima:

Il seme della violenza di Ludovico Paganelli. Siamo nella Milano dell’Expo, alla vigilia di Natale. Un broker viene assassinato e il commissario Margot Blanchard, donna tutta da declinare al superlativo, a partire da bellissima, si ritrova man mano immersa in una storia torbida, che va oltre la finanza, i soldi liquidi e le perdite in borsa, come possibile movente del delitto. Racconta di donne violate, connivenze e abusi di potere che riporteranno il commissario Blanchard a fare i conti con un passato personale doloroso, sotterrato per anni in un armadio insieme alle foto e le lettere che ne danno contezza ma che ora è chiamata ad affrontare, per sé e per non perdere gli affetti più cari. Lo consiglio.

Su Il cuoco dell’Alcyon ho qualche remora. Il testo nasce come sceneggiatura per una coproduzione italo americana e si vede, nonostante Camilleri abbia rivisto la scrittura per darle la dimensione del romanzo, Il Maestro ci consegna però un Montalbano diverso da quello che conosciamo e a mio avviso poco credibile. I temi sono quelli cari a Camilleri, a partire dal malaffare ai più alti livelli, che si incontra su una barca a vela e che un duo quasi comico, Montalbano Fazio, è chiamato a sgominare in appoggio all’FBI. Ho letto recensioni molto positive su quest’ultimo Montalbano, con argomentazioni peraltro condivisibili, per esempio le riflessioni sulla società attuale, nel caso specifico il mondo del lavoro, che sempre contraddistinguono i romanzi di Camilleri. Ferma restando la scrittura magnetica e le contaminazioni tra giallo e spy story continuo però a non essere convinto e a preferire il vecchio Commissario.

Chiudo con Farinetti che ha da sempre abituato a trame solide e coinvolgenti, immerse nei profumi e nelle atmosfere piemontesi – nello specifico  delle Langhe - e che a quattro anni dall’ultimo romanzo ci consegna questo La Bella Sconosciuta, che devo confessare mi ha lasciato un po’ l’amaro in bocca. Nel libro ci sono più o meno tutti i personaggi farinettiani, sempre ben disegnati e caratterizzati con precisione e ironia, ci sono come detto le Langhe e i suoi paesaggi, c’è la storia - il morto che più o meno tutti avrebbero potuto ammazzare e un colpevole che non ti aspetti – ma. Personalmente non mi convince la parte, chiamiamola così, sociale, sempre presente anche in Farinetti. Nel caso specifico un tema delicato e tuttora sensibile come il cambio di sesso, che comporta un percorso interiore e di accettazione e che qui finisce per risultare una provocazione e una punizione – vendetta? – verso un certo conformismo borghese.

Nessun commento: