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venerdì 18 febbraio 2011

Io sto con Rosy

Per tutta una serie di ragioni – competenza, capacità, statura politica, e mettiamoci pure la Nemesi di cui parlava ieri Filippo Ceccarelli – Rosi Bindi sarebbe la candidata premier ideale sia del centro sinistra, sia di una grande coalizione: non è mai stata comunista, e in questo paese pare essere un titolo di merito, è cattolica, pur non essendo genuflessa, e questo va a suo merito. L’investitura per ora le è arrivata solo da Nichi Vendola in una bella intervista nella quale il governatore della Puglia risponde, in perfetto stile vendoliano, alla stupidità men che infantile di certa stampa. Lei, per dovere, ha ringraziato ma si è rimessa  alle decisioni del partito. Il quale partito, invece di fare sponda, appoggiare, applaudire ad un riconoscimento di leadership a sinistra da chi le eventuali primarie le vincerebbe probabilmente a mani basse, per voce di tutte le sue troppe anime ha sollevato una serie di distinguo: dalla necessità di una decisione collegiale, fino ad arrivare alla lettura dietrologica di una operazione studiata da Vendola per destabilizzare il pd, una sorta di ingerenza di campo per alzare un polverone. Per dirla in francese, le solite elucubrazioni masturbatorie di chi non ha ancora capito che siamo ai titoli di coda e che parte di responsabilità, se non la maggiore, di questi 15 anni di follia berlusconiana è proprio loro. Sarebbe bastata a suo tempo una legge sul conflitto di interesse e addio cavaliere. Per questo ha ragione Michele Serra. Anche se “sarà la più giusta delle sentenze a  fermare l' avventura di Silvio Berlusconi, la politica ne uscirà comunque sconfitta. E ne usciremo sconfitti noi italiani, quelli che gli hanno creduto per fede o per calcolo, quelli come noi che in vent' anni non sono stati capaci di smontare il potere delirante di un uomo solo. Il breve interludio di Prodi, la cui civile normalità viene ora rimpianta anche alla luce della madornale smodatezza del suo predecessore e successore, non vale a sanare un bilancio disastroso. Non è questione di destra e sinistra. È questione di una misura smarrita, di un' intelligenza collettiva disattivata. Non mi sento, in questo senso, meno sconfitto e meno smarrito dell' ultimo dei suoi adulatori. Guardo lo stesso incidente dalla parte opposta della strada”.

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