Translate

mercoledì 2 febbraio 2011

Dillo a Frattini

Le cose sono andate più o meno così. Nel pieno della vicenda Cesare Battisti, l’Italia, tramite il ministro degli esteri Frattini, chiede all’Unione Europea di prendere posizione a favore dell’estradizione dell’ex militante dei proletari armati per il comunismo, stante il rifiuto delle autorità brasiliane, paese dove Battisti, oggi scrittore di noir di successo, si è rifugiato. La risposta della responsabile della politica estera dell’UE, la britannica Catherine Asthon, è un gentile diniego: Bruxelles ritiene che la vicenda sia confinata ai rapporti bilaterali Roma Brasilia. Passano poche settimane e il nostro, anche lui impegnato in prima persona – off label - a risolvere un giallo immobiliare che tanto angustia il suo datore di lavoro, trova il tempo di chiedere di nuovo all’UE pubblica indignazione per l’attentato suicida contro i cristiani copti di Alessandria d’Egitto e, in generale, per  tutti gli episodi di violenza che hanno colpito le comunità cristiane in Medio Oriente. Iniziativa lodevole in sé, ma che in questo momento storico pare mirare più che altro ad ingraziarsi le sante tonache, indispettite e irritate dalle marachelle del capo di cui sopra. La diplomazia europea prepara una bozza di comunicato in cui si parla genericamente di condanna delle violenze, senza citare in modo specifico i cristiani. Frattini prova allora a forzare la mano con un emendamento che modifichi in senso cristiano la condanna. Per farlo serve però l’unanimità dei consensi. Invece,  all’ultimo, Spagna, Portogallo, Lussemburgo e Irlanda – paesi canaglia - si sfilano e a quel punto, vaffanculo anche la condanna. Frattini chiede il ritiro del documento. Catherine  Asthon non fa una piega. Tasto canc e file nel cestino.

Nessun commento: