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mercoledì 2 febbraio 2011

Donne, mezze donne e youporn

Personalmente non amo molto i girotondi, il popolo dei fax, i gruppi di facebook: tutte quelle manifestazioni di indignazione a tempo, un po’ da oratorio, parapretesche, che producono soltanto un leggero fastidio al potere ma non determinano un cambio sostanziale delle cose, o perlomeno delle coscienze. Mi rendo conto però che non è più il tempo delle cellule di partito e delle scuole quadri e quindi qualsiasi forma di lotta (lotta?) va guardata con rispetto. Sull’indignazione delle donne al comportamento del premier, raccolta in foto e messaggi da Repubblica, condivido quanto ha scritto ieri Michela Murgia sullo stesso giornale:

(…) a chi dice che quello che si vede sui giornali da settimane a questa parte offende le donne, vorrei dire di no, che si sbaglia, che non è vero. Nessuna donna normale si riconosce nel grottesco fondale di cartapesta contro il quale si muove il caravanserraglio di veline che circonda Silvio Berlusconi. E' vero invece che quello che si è visto - cioè l'immagine di un preciso tipo di donna, avvenente secondo i canoni televisivi, venduta, offerta, comprata, mantenuta e zittita a suon di milioni - è prima di tutto una grottesca proiezione dell'uomo che la sogna. Vi si intravede un maschio che abita un universo femminile deforme, fatto di seni e labbra ipertrofiche e di travestimenti da gag in un immaginario colonizzato da You Porn. Se è vero che il signore di Arcore è metafora dell'Italia che ha governato per quasi vent'anni, allora quella che stiamo vedendo è la parabola a precipizio di un paese invecchiato male, senza più fantasia e ansioso di rassicurazione. Un paese che si specchia in un uomo che ha bisogno di vedere gli altri ridere per credere di essere divertente, e che sa che la sola lealtà che può aspettarsi sta dentro la misura di un bonifico. Uno così non può offendere le donne che siamo e che vogliamo essere. Al massimo può volgere al femminile la triste caricatura di sé stesso.

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2011/02/01/se-universo-femminile-si-ribella-su-facebook.html

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