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sabato 13 novembre 2010

Il mondo 2.0

Il mondo 2.0 ha cambiato i modi (e forse anche le regole) della comunicazione. Da osservatore interessato mi trovo a dover prendere atto che la filiera classica di produzione, elaborazione e fruizione delle notizie non è più valida, o quantomeno non è più l'unica possibile. Così come sono cambiati gli interlocutori: quelli che un tempo erano solo i destinatari passivi di un messaggio, oggi, grazie alla rete, possono e sono in grado di rilanciare lo stesso messaggio in modo virale e decreterne il successo o il fallimento. Per questo chi lavora, a vario titolo, nel mondo della comunicazione, non solo è chiamato a fare i conti con le opportunità e le applicazioni date dalle tencologie, per non perdere opportunità, quote di mercato, business, ma deve rivedere, modificare e adattare i propri claims in funzione di destinatari multitasking, dovendo peraltro tener presente che quello che viene detto sarà potenzialmente tracciabile per sempre e che un domani qualcuno potrebbe chiederne ragione. Certo, professionalmente è un'evoluzione affascinante. Onestamente non so se in questo caso più informazione corrisponda a più verità e democrazia. Credo che il punto critico stia nella capacità di gestire culturalmente la massa di notizie disponibili. C'è poi un altro dato da considerare e da analizzare - sociologicamente volendo, ma non sono in grado - per cui mi limiti ad ascriverlo alla sola democraticità del web, che a volte, proprio per questa ragione, ha come possibile conseguenza anche il ridicolo: questa è l'epoca che se non intervieni e commenti ciò che leggi non sei nessuno. "E' una specie di flagello - scrive il giornalista Antonio Dipollina - superiore alle cavallette: un giorno finirà, ma intanto ci saremo persi gli anni migliori a commentare l'esistente invece di viverlo un po' di più".

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