Translate

giovedì 18 novembre 2010

Marina

Non so se Marina B. deciderà di succedere al padre anche alla guida del paese. A naso direi di no. Nemmeno S.B.,. a suo tempo, si sarebbe imbarcato nell'avventura istituzionale se non fosse stato costretto dagli eventi e non avesse dovuto mettere al sicuro se stesso e la roba. Ormai il lavoro sporco è completato, o quasi. Nonno S. dovrebbe cioè aver esaurito il suo mandato, durato quanto basta, come il sale e il pepe nelle ricette di cucina, grazie soprattutto all’aiuto della divisa (nel senso della moneta), di faccendieri disposti sia ad indossarla che a intascarla, di un’organizzazione perfetta in cui hanno trovato posto uomini molto intelligenti ma anche stupidi da querela, entrambi però funzionali perché i target di riferimento per il consenso non sono tutti uguali. Oggi il problema per Marina e i figli in genere è di tenere a bada il nonno, ossessionato dal priapismo: controllare che non vada in giro per strada a far vedere l’uccello alle signore. Le aziende (e tutto il resto) sono a casa. Tra poco anche il Milan, la playstation di S., forse non servirà più e per gli eredi sarà una rottura di coglioni in meno e una voce da cancellare nella casella delle perdite.


Il problema rimane invece per noi, a prescindere dai tempi della dipartita, dai colpi di coda, sempre possibili quando a governare le idee e l’etica è la divisa di cui sopra. Lo dice bene Barbara Spinelli in un articolo illuminante: “(…) Non siamo all'epilogo dei Pagliacci, e non basta un feeling per spodestare chi è sul trono non grazie a sentimenti ma a una macchina di guerra ben oleata. Per uscire dalla storia lunga che abbiamo vissuto - non 16 anni, ma un quarto di secolo che ha visto poteri nati antipolitici assumere poi il comando - bisogna, di questo potere, averne capito la forza, la stoffa, gli ingredienti. Non è un clown che si congeda, né l'antropologia dell'uomo solitario aiuta a capire. I misteri di un'opera sono nell'opera, non nell'autore, Proust lo sapeva: "Un libro è il prodotto di un io diverso da quello che manifestiamo nelle nostre abitudini, nella società, nei nostri vizi". Sicché è l'opera che va guardata in faccia, per liberarsene senza rompersi ancora una volta le ossa (…)”.

Ci sarà occasione poi per analizzare le colpe: qualcosa anticipa già Spinelli e io condivido in pieno.

http://www.repubblica.it/politica/2010/11/17/news/spinelli_crisi-9191608/

Nessun commento: