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venerdì 22 giugno 2012

Testimoni di Geova

E’ politicamente scorretto? Va bene, me ne assumo la responsabilità, ma non è possibile che tutte le mattine, davanti al piazzale della stazione, quando non addirittura all’ingresso principale, io, pendolare mio malgrado, debba dribblare una squadra di testimoni di Geova pronti a squadernarmi davanti Torri di Guardia e Svegliatevi chiedendomi: vuole leggerlo lei? No che non lo voglio leggere; ma te l’ho detto anche ieri, ieri l’altro e tutti i giorni precedenti negli ultimi 5 anni. Cerca di ricordarti, testimone. Persino il questuante che chiede un contributo per comprare un biglietto non ho mai capito per dove e che non si muove mai dalla stazione, ormai quando mi vede passa oltre. E poi, al di là che piuttosto di leggere uno dei vostri giornaletti del cazzo mi farei circoncidere, Svegliatevi a me, che a quell’ora dormirei anche sui binari, è una provocazione. Ultimamente è comparso anche il nero. Nero e Testimone di Geova. A Brescia. Ma allora ti vuoi male fratello.

mercoledì 20 giugno 2012

Il mercato

Quando ero bambino il mercato era il mercoledì d’estate al paese di mia mamma. Nel grande spiazzo vicino al cimitero, altrimenti adibito a parcheggio, dalle 6 alle 14, si aprivano decine di ombrelloni sotto la cui protezione venivano apparecchiate merci di ogni tipo. Del mercato in genere si ricordano le voci, gli odori, i visi delle persone, l’allegria ammiccante e a volte paracula dei commercianti: io ricordo che con il mercato il rapporto era fisico, quasi orgiastico, per le innumerevoli percezioni sensoriali che rimandava. Oggi il mercato è un’entità metafisica, in grado di separare i buoni dai cattivi e di decidere le regole che ne fanno sentenza. Ma chi è il mercato? Il voto greco non basta ai mercati. Cosa vuol dire? Chi c’è sotto l’ombrellone con la parannanza a contrattare il prezzo dello stoccafisso? Possibile che questo fantomatico mercato sia più forte di tutti gli Stati europei messi insieme? O la sua forza è solo conseguenza delle loro decisioni/indecisioni politiche? Boh. Se lo chiede anche Michele Serra.


L'AMACA

19 giugno 2012 — pagina 26 sezione: Commenti

MICHELE SERRA Si legge che il voto greco "non basta ai mercati" e ci si ingegna di capire che cosa basti, ai mercati: la consegna immediata di tutte le ragazze vergini? La testa del Battista su un piatto d'argento? La donazione di ogni bene pubblico e privato al circolo ricreativo dei banchieri? L'uso obbligatorio del papillon? Ma poi, soprattutto: chi diavolo sono, questi misteriosi "mercati"? Hanno fisionomia giuridica, un portavoce, un responsabile, un legale rappresentante, qualche nome o cognome al quale, all'occorrenza, presentare reclamo? Qualcuno ha mai votato per loro? Se sbagliano, si dimettono? Quando e dove è stato deciso che il loro giudizio (il famoso "giudizio dei mercati") conta più del giudizio dell'intera classe politica mondiale? Perfino i più esecrabili dittatori ci mettono la propria faccia, e a volte finiscono la carriera appesi a un lampione. Perché i mercati no? Se contano tanto (tanto da affamare i popoli, volendo, e tanto da salvarli, sempre volendo) perché sono l'unico potere, in tutto l'Occidente, che non si espone mai, non parla nei telegiornali, non viene intervistato, fotografato, incalzato? Perché siamo tutti ai piedi di un'entità metafisica che per giunta non dispensa alcun genere di risarcimento spirituale, anche scadente?



martedì 19 giugno 2012

Froci

Aver chiesto a Cassano cosa ne pensasse di eventuali compagni di squadra omosessuali o dell’omosessualità in generale è stata una bastardata, con l’aggravante della premeditazione. Chi ha fatto la domanda sapeva già che Fantantonio, genio assoluto del calcio, avrebbe svaccato, con tutte le conseguenze che sappiamo, compresa la complice, inutile e pruriginosa cassa di risonanza dei media. Ha ragione Massimo Gramellini quando scrive: “trovo sbagliato dare risalto alle dichiarazioni di un calciatore su temi che esulano dal suo lavoro e altrettanto assurdo scandalizzarsi per l’ennesima, prevedibile «cassanata». Certi pensieri da bar sugli omosessuali indignano quando a darvi fiato è Giovanardi, un politico eletto dai cittadini. Ma, pronunciati da Cassano, hanno lo stesso peso di una dichiarazione di Giovanardi sul 4-3-3. Eppure nessuno nei media si è smarcato, pur sapendo di fare una sciocchezza. Ciascuno di noi l’ha fatta per abitudine, per pigrizia, ma soprattutto per paura di essere il solo a non farla. Dimenticando che la diversità è un valore, e mica solo nel sesso”.


Sull'argomento, il dialogo tra Ennio Fantastichini e Lunetta Savino nel film Saturno contro è una piccola perla di ironia, che spiazza e rimette le cose a posto.

Minnie: anche tu sei come loro? Come lui, insomma?

Sergio: addolorato?

Minnie: no, gay!

Sergio: gay io? Nooo, io sono frocio

Minnie: ah ecco, e non è la stessa cosa?

Sergio: si ma io sono all'antica!!!


dal film Saturno contro (2006) Ennio Fantastichini è Sergio

lunedì 7 maggio 2012

Io sto con Delio Rossi


Non conosco Delio Rossi se non per averne seguito, da semplice appassionato di calcio, la carriera professionale. L’idea che mi son fatto è di un bravo allenatore e di una brava persona, mai fuori dalle righe nelle dichiarazioni, più propenso a mediare che esacerbare animi e toni. Poco tempo fa il suo nome veniva inserito da vari opinionisti nell’elenco degli allenatori che avrebbero meritato/meriterebbero una chance in un grande club. Per questo mi dispiacerebbe che un momento di follia – comprensibile e umana, peraltro - possa mettere a rischio vent’anni di onesto lavoro. Perché è così: Delio Rossi per gli anni a venire sarà ricordato come l’allenatore che ha picchiato il ventunenne serbo Adem Ljajic durante una partita di calcio. Anche se dovesse vincere lo scudetto o il campionato del mondo. Mentre il nome del giocatore picchiato verrà dimenticato nel giro di poco e Ljajic scriverà la sua storia nel barnum dei piedi a prescindere da questo episodio. Non so se la Fiorentina abbia fatto bene o meno a licenziare in tronco Rossi. Nel caso avrebbe dovuto fare lo stesso con il giocatore, che invece, essendo un giovane di talento, patrimonio economico della società, è stato solo parcheggiato fuori rosa a due giornate dal termine del campionato, per poi essere presumibilmente reintegrato per la preparazione estiva e arruolato per la prossima stagione. Secondo me bisogna intendersi. Se il comportamento di Delio Rossi è stigmatizzabile, per tutto il pippometro della violenza, dell’esempio, dei bambini che ci guardano, lo è altrettanto la mancanza plateale di rispetto di un ragazzino nei confronti di un signore maturo che, da contratto, ha il diritto di decidere se e quando toglierlo dal campo. Forse Delio Rossi avrebbe fatto meglio a far finta di nulla e al rientro negli spogliatoio prendere a calci il suo giocatore. Ljajic avrebbe imparato come si sta al mondo, la Fiorentina non avrebbe avuto la necessità di licenziare il proprio allenatore e Delio Rossi non avrebbe avuto questa macchia che potrebbe decretare la fine sulla sua carriera di allenatore. Per questo io sto con Rossi.

venerdì 27 aprile 2012

Croce e stellette

Nell'elenco delle spese inutili aggiungiamoci anche questa, sentita ieri in una trasmissione di Radio 24: lo Stato spende ogni anno 17 milioni di euro per i cappellani militari. Il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, ha ricoperto l'incarico per 3 anni, è stato congedato con il grado di generale di brigata e per questo servizio percepisce una pensione di 4000 euro al mese. Ditemi voi.

lunedì 23 aprile 2012

Non si scherza con il fuoco

Ne parlavo giusto ieri con un amico affascinato da Beppe Grillo, proponendo la stessa analisi che il prof. Diamanti elabora con la consueta lucidità oggi su Repubblica. Il problema vero è che la classe politica non può riformarsi da sola, perché vorrebbe dire autoescludersi, andarsene per sempre, certificare il proprio fallimento. Io non credo nelle rivoluzioni pacifiche e se si allargherà ancora di più la forbice del reddito, non si vedranno degli interventi seri per la crescita, non verranno aboliti privilegi immorali non solo in una situazione di crisi e debellato il crimine dell’evasione, ce ne accorgeremo presto.


“(…)Il problema è, come si è già detto, che dopo Monti nulla resterà come prima. Soggetti politici e classe politica: non potranno più ri-presentarsi allo stesso modo, con le stesse facce. Perché il Montismo ha segnato, comunque, una rottura: di stile, modello di comportamento, competenza.
Vedere il Nuovo annunciato da Berlusconi, Pisanu, Casini, lo stesso Bersani. È come pretendere di "restaurare" il futuro. Con un puzzle di pezzi raccolti dalla Prima e dalla Seconda Repubblica. Rischia solo di rafforzare il peso di chi "si chiama fuori". Attraverso il non voto o la critica radicale di Grillo.
Il problema non è l'antipolitica, ma ricostruire la politica. Ri-costituire la Repubblica. Traghettarla lontano dal Berlusconismo e oltre il Montismo”.


venerdì 6 aprile 2012

La rottura del cerchio

L'EDITORIALE
La caduta degli idoli
di EZIO MAURO


CADONO ad uno ad uno gli idoli della destra italiana che fino a ieri guidavano il Paese, trasmettendo attraverso il loro potere alieno alle istituzioni l'immagine di un'Italia da comandare, più che da governare. Le dimissioni di Umberto Bossi, affondato dalla nemesi di uno scandalo per uso privato di denaro pubblico, azzerano la politica e persino il linguaggio della Lega, rovesciando sul Capo fondatore quelle accuse spedite per anni contro "Roma ladrona" e contro lo "Stato saccheggiatore". I ladroni la Lega li aveva in casa, anzi a casa Bossi. E il saccheggio lo aveva in sede, a danno del denaro dei contribuenti. (...)


Il prepotente di genio «Chi sbaglia deve pagare»
di ALDO CAZZULLO

Ora il colore si sprecherà: e di colore Umberto Bossi ne ha sempre fornito molto, sin da quando si faceva chiamare Donato e imitava la voce di Celentano, oppure - finto medico - usciva di casa con lo stetoscopio nella borsa dicendo che andava in ospedale e invece si infilava al bar; ogni tanto poi organizzava una serata per festeggiare una laurea in medicina mai presa, e quand'era già un leader politico pretendeva ancora di aver fatto parte in gioventù di un'équipe che lavorava a un certo laser dai poteri taumaturgici. (...)