Translate
giovedì 31 gennaio 2008
Paraculi
Sfiga ha voluto che ieri sera ho iniziato a vedere Ottoemezzo proprio nel momento in cui il dalemiano Nicola Latorre argomentava sulle ragioni dell’opportunità di un nuovo governo per le riforme (completamente d’accordo) e portava come prima motivazione “la preoccupazione espressa dalla Conferenza Episcopale Italiana” sulla situazione del Paese. La preoccupazione della CEI? Ecco una buona ragione per non votare il Pd. Meglio Juventus-Inter: sarà da italiano medio ma almeno non mi faccio prendere per il culo.
mercoledì 30 gennaio 2008
Professori a contratto
Alcuni anni fa, durante un congresso sull’antibioticoterapia, un noto cattedratico interviene ad un simposio satellite di un’azienda farmaceutica, programmato a pomeriggio inoltrato (i tempi sono importanti, vedremo poi perché) e illustra le potenzialità e il suo favore per la classe degli antibiotici prodotti dalla società ospitante per le patologie indicate. Il professore porta a supporto dati, studi clinici e, cosa non di poco conto, il suo prestigio. E fin qui, nulla da dire. Il bello - o il brutto, fate voi – di sicuro il comico, arriva la mattina seguente. Stessa assise, identico argomento, medesima platea. Cambia solo lo sponsor. Il professore in questione, salutato e riverito, sale sul podio e inizia ad illustrare le potenzialità e il suo favore per la classe degli antibiotici commercializzati dall’azienda ospitante (diversi da quelli della sera prima) per le patologie indicate (le stesse). Anche in questo caso lo speaker porta a supporto dati, studi clinici e la sua persona. Terminato l’intervento, il moderatore, giusto per cortesia, chiede alla sala se ci sono domande: il nostro professore sarà ben lieto di rispondere, di spiegare, vero professore?, è un’occasione unica… Da una delle file centrali si alza un giovane medico. Scusi professore, solo un chiarimento: ieri sera ho assistito alla sua lezione al simposio X nella quale ha sostenuto che per le patologie XYZ è obbligatorio usare l’antibiotico A. Questa mattina, sempre per le stesse patologie, suggerisce invece l’utilizzo dell’antibiotico B. Cosa è successo stanotte, professore? Sono stati pubblicati nuovi studi? C’è stata una nuova scoperta? Cosa di così sensazionale da spingerla a sostenere un cambio radicale del piano terapeutico? Tralascio l’imbarazzo generale e vengo al dunque, anche se mi piacerebbe sapere in che pronto soccorso è finito a fare le guardie quel giovane medico.
La lunga premessa è per lanciare un appello. Cosa è successo nell’arco di 24 ore all’onorevole Casini? Lunedì mattina, nel colloquio con il capo dello Stato, ha sostenuto la necessità di “un governo di pacificazione”; ieri pomeriggio, da Gerusalemme, ha dettato all’ansa una nota in cui si dice convinto dell’ineluttabilità dello scioglimento delle Camere. Cosa mi sono perso?
La lunga premessa è per lanciare un appello. Cosa è successo nell’arco di 24 ore all’onorevole Casini? Lunedì mattina, nel colloquio con il capo dello Stato, ha sostenuto la necessità di “un governo di pacificazione”; ieri pomeriggio, da Gerusalemme, ha dettato all’ansa una nota in cui si dice convinto dell’ineluttabilità dello scioglimento delle Camere. Cosa mi sono perso?
L’idea di Veltroni
Mi scrive Carlo, e io sono d'accordo con lui
Forse questa volta Veltroni un’idea ce l’ha, anche se non sa di averla. Fatto salvo il principio che dovrebbe divenire prassi, quello di passare dal voto ogni qualvolta un governo cada con un voto di sfiducia - evitando quegli imbarazzanti cerimoniali in cui tutti i partiti vengono consultati dal Capo dello Stato per poi riferire, alla stampa appostata all’esterno, proposte diverse se non opposte a quelle appena comunicate all’interno del Quirinale - questo Parlamento, incapace di un indirizzo prettamente politico, potrebbe essere in grado di costituire una sorta di nuova Assemblea Costituente, di cui l’Italia avrebbe comunque assolutamente bisogno, per definire le riforme costituzionali ed elettorali che un governo di una parte politica sola non potrebbe fare.
Ecco dunque l’idea di approfittare di questo ‘empasse’ politico con un incarico al presidente del Senato. Ecco l’idea di una maggioranza composta da Forza Italia, Pd e partiti centristi (con appoggi che possono arrivare sia da destra che da sinistra) che provveda all’ordinaria amministrazione per un anno, e di un Parlamento che si occupi di riformare la Costituzione e la legge elettorale.
Forse questa volta Veltroni un’idea ce l’ha, anche se non sa di averla. Fatto salvo il principio che dovrebbe divenire prassi, quello di passare dal voto ogni qualvolta un governo cada con un voto di sfiducia - evitando quegli imbarazzanti cerimoniali in cui tutti i partiti vengono consultati dal Capo dello Stato per poi riferire, alla stampa appostata all’esterno, proposte diverse se non opposte a quelle appena comunicate all’interno del Quirinale - questo Parlamento, incapace di un indirizzo prettamente politico, potrebbe essere in grado di costituire una sorta di nuova Assemblea Costituente, di cui l’Italia avrebbe comunque assolutamente bisogno, per definire le riforme costituzionali ed elettorali che un governo di una parte politica sola non potrebbe fare.
Ecco dunque l’idea di approfittare di questo ‘empasse’ politico con un incarico al presidente del Senato. Ecco l’idea di una maggioranza composta da Forza Italia, Pd e partiti centristi (con appoggi che possono arrivare sia da destra che da sinistra) che provveda all’ordinaria amministrazione per un anno, e di un Parlamento che si occupi di riformare la Costituzione e la legge elettorale.
lunedì 28 gennaio 2008
Soldi benedetti
“La Chiesa cattolica è l'unica religione a disporre di una dottrina sociale, fondata sulla lotta alla povertà e la demonizzazione del danaro, "sterco del diavolo". Vangelo secondo Matteo: "E' più facile che un cammello passi nella cruna dell'ago, che un ricco entri nel regno dei cieli". Ma è anche l'unica religione ad avere una propria banca per maneggiare affari e investimenti, l'Istituto Opere Religiose”. E’ l’incipit dell’articolo pubblicato sabato scorso da Repubblica e firmato da Curzio Maltese sugli scheletri nell'armadio della banca Vaticana: dal crack dell’Ambrosiano fino a calciopoli. Un documento da non perdere.
sabato 26 gennaio 2008
Nella mani del Cavaliere
Ora dipende tutto da Berlusconi. Sta a lui decidere se passare alla storia, acconsentendo ad un esecutivo a termine, con il mandato di fare la riforma elettorale, magari guidato da Gianni Letta, o rimanere nella cronaca, chiedendo lo scioglimento delle Camere e andando all’incasso con elezioni anticipate. In questo momento ci sta che il Cavaliere festeggi la caduta del governo e guidi il coro di “alle urne, alle urne”. Passata l’euforia sarebbe auspicabile però che riprendesse il dialogo con Walter Veltroni, se mai si è veramente interrotto, per dare corpo ad un nuovo corso della politica italiana. Berlusconi ha una doppia occasione. 1) Dimostrarsi un leader che ha il senso dello Stato e partecipa, guidandolo da una posizione di forza, a un cambiamento fondamentale per ripristinare la governabilità. 2) Rafforzare la propria posizione di leader del centrodestra con una riforma proporzionale in cui i numeri di Forza Italia possano contare per quanti sono, senza dover sottostare a ricatti di nessuno. Questo peraltro varrebbe anche per il Pd.Non dimentichiamoci – e Berlusconi certamente non se l’è dimenticato, anche se adesso fa finta di nulla - che solo due mesi fa era all’angolo, contestato a destra da Fini, abbandonato al centro da Casini, con l’unico appoggio della Lega, peraltro silenzioso. Tanto che per non rimanere oscurato dalla nascita del Partito Democratico, che per ora è solo un po’ meno virtuale di quanto lo era il suo, in una domenica dove il Milan non giocava, si è dovuto inventare il Partito del Popolo delle Libertà, dichiarando conclusa l’esperienza di Forza Italia e della Cdl tutta. Le prese di distanza di Fini e di Casini dall’ex premier erano state dure nei toni e nette nei contenuti, con dispetti e voci molto al di sopra delle righe, in stile bagaglino. Cosa è cambiato da allora? E’ caduto il governo al Senato. Un dato non di poco conto, per carità, ma che dimostra la necessità di porre rimedio ad una condizione anomala, figlia di una legge elettorale definita una porcata addirittura dal suo stesso autore, il leghista Calderoli. Ora, ci sarebbe da discutere a lungo sul perché una riforma così importante sia stata affidata ad uno come Calderoli, che sempre in un ipotetico Paese normale potrebbe ambire solo a vincere la gara di rutti della Val Brembana. Ma tant’è. Il capo dello Stato ha avviato le consultazioni facendo capire che non ha intenzione di sciogliere le Camere e andare al voto con il rischio di ricreare il blocco attuale, anche se a parti invertite. La situazione economica, le emergenze del Paese e gli impegni internazionali dell’Italia non permettono ulteriori errori e leggerezze. Pare che lo stesso D’Alema abbia ammesso che fu uno sbaglio non aver acconsentito, due anni fa, alla proposta del centrodestra di un governo di larghe intese, a fronte di un pareggio elettorale. Fini e Casini, che hanno voce in capitolo più di altri, hanno anticipato quello che andranno a dire al presidente Napolitano. Il primo ha ribadito la sua contrarietà a qualsiasi governo, malgrado solo due mesi fa sostenesse l'esatto contrario in una lettera al Corriere della Sera. Il leader dell’Udc, a cui va riconosciuta la coerenza, si è detto pronto a fare la sua parte in un esecutivo chiamato a scrivere le riforme. Gli inutili del centrodestra e del centrosinistra hanno avuto la loro vetrina nei telegiornali: se mai il Paese dovesse tornare alla normalità, ci penserà la storia a collocare la loro posizione dove merita. La partita vera, o quantomeno l’inizio, si giocherà la prossima settimana con la salita al Colle di Forza Italia e del Pd. Solo allora si inizierà a capire cosa ci aspetta.
venerdì 25 gennaio 2008
Parla come mangi
Nel suo patetico discorso al Senato, Mastella è pateticamente scivolato sulla citazione di Pablo Neruda. La poesia Ode alla vita con la quale ha teatralmente iniziato a parlare e che nelle intenzioni dell’ex Guardasigilli avrebbe dovuto spiegare i motivi del ritiro della fiducia al governo Prodi, non è di Neruda, bensì di Marta Medeiros, giornalista e scrittrice brasiliana. Onore al merito a Luca Sofri che l’ha smascherato. Bene così. Dopo il barbaro gesto della pistola puntata e lo sputo del suo degno compare Barbato ai danni del povero Cusumano, reo di aver disatteso alle direttive del capo, non era giusto che Mastella se ne andasse ingentilendo la sua porcata con le parole di un grande poeta. Non si può profumare la merda.
giovedì 24 gennaio 2008
La resa dei conti
Non so cosa succederà oggi. Se Prodi si andrà a immolare al Senato, oppure se prima del più che scontato voto di sfiducia salirà al Colle a rassegnare le proprie dimissioni nelle mani del capo dello Stato, come pare sia l’orientamento di gran parte del Pd, in modo da lasciare spazio ad un reincarico o a un governo istituzionale, per fare quelle riforme che anche ieri mattina Giorgio Napoletano ha sollecitato nel suo discorso a Camere riunite per i 60 anni della Costituzione. In qualsiasi caso un dato è certo: questa esperienza di governo di centrosinistra è arrivata al capolinea. Lo sarebbe anche se le trattative della notte dovessero convincere l’Udeur ad astenersi dalla conta di Palazzo Madama, come ha fatto a sorpresa a Montecitorio, abbassando così il quorum, e se il trotzkista Turigliatto, guardando ai banchi leghisti e della destra, si facesse venire un rigurgito antifascista modificando la sua intenzione di voto. Una fiducia clamorosa sarebbe soltanto accanimento terapeutico. L’unico dato positivo, se prima del voto verrà varata una nuova legge elettorale, è che insieme al governo dovrebbe andare finalmente in discarica (o nel termoutilizzatore), almeno spero, l’esperienza folle del maggioritario: un sistema che ha alimentato un degrado della politica forse inimmaginabile. A questo punto la speranza è che i saggi dei due schieramenti, quelli che da tempo stanno lavorando sottotraccia lasciando ai soliti noti i ragli da prima pagina, abbiano la forza, la statura, il senso delle istituzioni per arrivare ad una legge elettorale in grado, sia di fare chiarezza nella politica italiana, con uno sbarramento chiaro, senza recuperi regionali o alchimie strane per favorire localismi anacronistici e antistorici, sia di garantire la governabilità. Conviene al Pd e a Forza Italia, i due principali partiti che hanno il diritto di far pesare i numeri: può piacere o meno ma in democrazia è così. Tutto sommato conviene ad An e Udc, che hanno un radicamento territoriale importante. Conviene anche alla sinistra, solo però se capisce che la ricreazione è finita ed il gioco della moltiplicazione dei partiti non è più neanche ridicolo. Gli altri contano come il 2 da solo a briscola chiamata. Anzi, visto l’arroganza mostrata in questi anni, i ricatti, i comportamenti meschini, malgrado numeri da prefisso telefonico, in un’ipotetica scala dei valori dovrebbero essere collocati un gradino sotto la merda. Tirare lo sciacquone, please. Poi si vada al voto e vincerà sicuramente il centrodestra, con buona pace dei conservatori e dei reazionari d’oltretevere. Ma almeno ci saremo liberati di omuncoli e partiti condominiali che nemmeno la storia ricorderà, se non per riderne.
Iscriviti a:
Post (Atom)