Hiroshima, 6 agosto 1945, ore 8.16. Esplode la prima bomba atomica sul Giappone. 80.000 morti in un secondo, il 90% degli edifici distrutti, altre 100.000 vittime negli anni successivi a causa delle ferite e dell'avvelenamento da radiazioni.
Nagasaki, 9 agosto 1945, ore 12. Esplode la seconda bomba nucleare. 40.000 morti in un instante, 55.000 feriti, altre 40.000 vittime nel mesi seguenti.
Oggi, dopo 67 anni, la minaccia dell'uso delle armi nucleari è ancora viva.Tuttora nel mondo esistono oltre 20.000 testate nucleari di cui almeno 2.000 pronte all'uso.
Italia, 6 agosto 2012. Il governo, nonostante la drammarica crisi economica, intende spendere 12 miliardi di euro per l'acquisto di 90 bombardieri F35, idonei al traposto di ordigni nucleari.
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lunedì 6 agosto 2012
venerdì 3 agosto 2012
Vive la France
La scorsa settimana, la mia signora e io, mentre stavamo facendo colazione in un bar nel centro di Cavillon, paesino della Provenza, abbiamo assistito ad un divertente scambio di opinioni tra un vecchietto in bicicletta e una ragazza in auto, ragazza che mostrava, anche sonoramente, di gradire poco la lentezza con cui il suddetto vecchietto procedeva lungo la strada. Proprio di fronte a noi, il nonno, con tutta calma, è sceso dalla bici e si è girato verso l’auto da cui proveniva incessante il suono del clacson. A quel punto – da italiano - mi sarei aspettato un lungo elenco di insulti reciproci, con corollario di valutazioni sulle abilità di guida dei rispettivi veicoli, in relazione al sesso e all’età. Nulla di tutto ciò. Il vecchietto, con un sorriso e un’ironia tipicamente francesi si è rivolto alla donna con estremo garbo, ma con la distanza e la freddezza che solo la forma non confidenziale sa dare: Madame, signora. Dandole quindi del lei, o per meglio dire del voi. Avete fretta? Vous avez presser? Se avete fretta, partite prima! Si vous avez presser, parties plus tot!. Che dire? Chapeaux.
venerdì 13 luglio 2012
Silvio
Avete presente quel bambino tronfio e un po’ disadattato al quale tutti all'oratorio avrebbero fatto fare il giro del campo a pedate nel culo ma non si poteva perché portava il pallone? Quello che lui, non c'erano santi, era il capitano, arrivava già con il fazzoletto annodato al braccio e faceva bim bum bam con l’altro capitano per fare le squadre? L’unico tra tutti i bambini ad avere sempre la maglia originale della sua squadra del cuore, calzoncini, calzettoni e scarpe con i tacchetti. Quello che se c’era un rigore, una punizione, la batteva lui, altrimenti prendeva il pallone e se ne andava. E se c’era un rigore o una punizione contro faceva altrettanto: prendeva il pallone e si avviava verso casa. Quello che se ti capitava la sfiga di essere nella sua squadra sapevi già che sareste stati in uno in meno. Poi, dalle partite all’oratorio alcuni di noi sono passati ai campionati dilettantistici, dove le squadre non si tiravano a sorte, a giocare erano i più bravi e soprattutto il pallone era a disposizione. Anzi, ce n’era sempre più di uno. E così il bambino tronfio e disadattato al massimo se ne stava in tribuna a guardare noi che tiravamo rigori, punizioni, e anche calci d’angolo, finalmente liberi da ogni ricatto.
venerdì 6 luglio 2012
Sciopero retrodatato
Questa mattina, appena sceso dal treno, sono stato accolto dalla voce della stazione che annunciava, urbi et orbi, possibili disagi nella circolazione dalle 21 di giovedì 21 giugno alle 21 di venerdì 22 a causa di uno sciopero del personale delle ferrovie. Buono a sapersi, così due settimane fa verrò al lavoro in auto.
venerdì 22 giugno 2012
Testimoni di Geova
E’ politicamente scorretto? Va bene, me ne assumo la responsabilità, ma non è possibile che tutte le mattine, davanti al piazzale della stazione, quando non addirittura all’ingresso principale, io, pendolare mio malgrado, debba dribblare una squadra di testimoni di Geova pronti a squadernarmi davanti Torri di Guardia e Svegliatevi chiedendomi: vuole leggerlo lei? No che non lo voglio leggere; ma te l’ho detto anche ieri, ieri l’altro e tutti i giorni precedenti negli ultimi 5 anni. Cerca di ricordarti, testimone. Persino il questuante che chiede un contributo per comprare un biglietto non ho mai capito per dove e che non si muove mai dalla stazione, ormai quando mi vede passa oltre. E poi, al di là che piuttosto di leggere uno dei vostri giornaletti del cazzo mi farei circoncidere, Svegliatevi a me, che a quell’ora dormirei anche sui binari, è una provocazione. Ultimamente è comparso anche il nero. Nero e Testimone di Geova. A Brescia. Ma allora ti vuoi male fratello.
mercoledì 20 giugno 2012
Il mercato
Quando ero bambino il mercato era il mercoledì d’estate al paese di mia mamma. Nel grande spiazzo vicino al cimitero, altrimenti adibito a parcheggio, dalle 6 alle 14, si aprivano decine di ombrelloni sotto la cui protezione venivano apparecchiate merci di ogni tipo. Del mercato in genere si ricordano le voci, gli odori, i visi delle persone, l’allegria ammiccante e a volte paracula dei commercianti: io ricordo che con il mercato il rapporto era fisico, quasi orgiastico, per le innumerevoli percezioni sensoriali che rimandava. Oggi il mercato è un’entità metafisica, in grado di separare i buoni dai cattivi e di decidere le regole che ne fanno sentenza. Ma chi è il mercato? Il voto greco non basta ai mercati. Cosa vuol dire? Chi c’è sotto l’ombrellone con la parannanza a contrattare il prezzo dello stoccafisso? Possibile che questo fantomatico mercato sia più forte di tutti gli Stati europei messi insieme? O la sua forza è solo conseguenza delle loro decisioni/indecisioni politiche? Boh. Se lo chiede anche Michele Serra.
L'AMACA
19 giugno 2012 — pagina 26 sezione: Commenti
MICHELE SERRA Si legge che il voto greco "non basta ai mercati" e ci si ingegna di capire che cosa basti, ai mercati: la consegna immediata di tutte le ragazze vergini? La testa del Battista su un piatto d'argento? La donazione di ogni bene pubblico e privato al circolo ricreativo dei banchieri? L'uso obbligatorio del papillon? Ma poi, soprattutto: chi diavolo sono, questi misteriosi "mercati"? Hanno fisionomia giuridica, un portavoce, un responsabile, un legale rappresentante, qualche nome o cognome al quale, all'occorrenza, presentare reclamo? Qualcuno ha mai votato per loro? Se sbagliano, si dimettono? Quando e dove è stato deciso che il loro giudizio (il famoso "giudizio dei mercati") conta più del giudizio dell'intera classe politica mondiale? Perfino i più esecrabili dittatori ci mettono la propria faccia, e a volte finiscono la carriera appesi a un lampione. Perché i mercati no? Se contano tanto (tanto da affamare i popoli, volendo, e tanto da salvarli, sempre volendo) perché sono l'unico potere, in tutto l'Occidente, che non si espone mai, non parla nei telegiornali, non viene intervistato, fotografato, incalzato? Perché siamo tutti ai piedi di un'entità metafisica che per giunta non dispensa alcun genere di risarcimento spirituale, anche scadente?
L'AMACA
19 giugno 2012 — pagina 26 sezione: Commenti
MICHELE SERRA Si legge che il voto greco "non basta ai mercati" e ci si ingegna di capire che cosa basti, ai mercati: la consegna immediata di tutte le ragazze vergini? La testa del Battista su un piatto d'argento? La donazione di ogni bene pubblico e privato al circolo ricreativo dei banchieri? L'uso obbligatorio del papillon? Ma poi, soprattutto: chi diavolo sono, questi misteriosi "mercati"? Hanno fisionomia giuridica, un portavoce, un responsabile, un legale rappresentante, qualche nome o cognome al quale, all'occorrenza, presentare reclamo? Qualcuno ha mai votato per loro? Se sbagliano, si dimettono? Quando e dove è stato deciso che il loro giudizio (il famoso "giudizio dei mercati") conta più del giudizio dell'intera classe politica mondiale? Perfino i più esecrabili dittatori ci mettono la propria faccia, e a volte finiscono la carriera appesi a un lampione. Perché i mercati no? Se contano tanto (tanto da affamare i popoli, volendo, e tanto da salvarli, sempre volendo) perché sono l'unico potere, in tutto l'Occidente, che non si espone mai, non parla nei telegiornali, non viene intervistato, fotografato, incalzato? Perché siamo tutti ai piedi di un'entità metafisica che per giunta non dispensa alcun genere di risarcimento spirituale, anche scadente?
martedì 19 giugno 2012
Froci
Aver chiesto a Cassano cosa ne pensasse di eventuali compagni di squadra omosessuali o dell’omosessualità in generale è stata una bastardata, con l’aggravante della premeditazione. Chi ha fatto la domanda sapeva già che Fantantonio, genio assoluto del calcio, avrebbe svaccato, con tutte le conseguenze che sappiamo, compresa la complice, inutile e pruriginosa cassa di risonanza dei media. Ha ragione Massimo Gramellini quando scrive: “trovo sbagliato dare risalto alle dichiarazioni di un calciatore su temi che esulano dal suo lavoro e altrettanto assurdo scandalizzarsi per l’ennesima, prevedibile «cassanata». Certi pensieri da bar sugli omosessuali indignano quando a darvi fiato è Giovanardi, un politico eletto dai cittadini. Ma, pronunciati da Cassano, hanno lo stesso peso di una dichiarazione di Giovanardi sul 4-3-3. Eppure nessuno nei media si è smarcato, pur sapendo di fare una sciocchezza. Ciascuno di noi l’ha fatta per abitudine, per pigrizia, ma soprattutto per paura di essere il solo a non farla. Dimenticando che la diversità è un valore, e mica solo nel sesso”.
Sull'argomento, il dialogo tra Ennio Fantastichini e Lunetta Savino nel film Saturno contro è una piccola perla di ironia, che spiazza e rimette le cose a posto.
Minnie: anche tu sei come loro? Come lui, insomma?
Sergio: addolorato?
Minnie: no, gay!
Sergio: gay io? Nooo, io sono frocio
Minnie: ah ecco, e non è la stessa cosa?
Sergio: si ma io sono all'antica!!!
dal film Saturno contro (2006) Ennio Fantastichini è Sergio
Sull'argomento, il dialogo tra Ennio Fantastichini e Lunetta Savino nel film Saturno contro è una piccola perla di ironia, che spiazza e rimette le cose a posto.
Minnie: anche tu sei come loro? Come lui, insomma?
Sergio: addolorato?
Minnie: no, gay!
Sergio: gay io? Nooo, io sono frocio
Minnie: ah ecco, e non è la stessa cosa?
Sergio: si ma io sono all'antica!!!
dal film Saturno contro (2006) Ennio Fantastichini è Sergio
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