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venerdì 18 gennaio 2013

Differenziali

La cosa più logica, e in questo i commercianti sono maestri, non è solo vendere al meglio la propria merce, una camicia per esempio, ma venderla come se quella camicia lì fosse la sola, l’unica: la madre di tutte le camice. Ho vissuto per anni, e tuttora ci vivono i miei famigliari, in una zona incantevole. In 100 chilometri si cambiano almeno 4 paesaggi e altrettanti climi: si passa dalla zona temperata del lago e delle colline che ci si specchiano, all’aria sempre più frizzante man mano si lascia la pianura e il fondovalle e si sale verso le montagne, dove si trovano alcune tra le più rinomate piste da sci dell’arco alpino, passando attraverso straordinarie testimonianze (prei)storiche e artistiche, ammirate da turisti fai da te di tutto il mondo. Qualsiasi commerciante, e torniamo a bomba, ma anche un alunno delle differenziali posto di fronte, mi sbilancio, ad una domanda a risposta aperta, non avrebbe avuto la minima esitazione a dire che sì, la cosa più logica sarebbe stato investire risorse per creare un polo turistico, visto che naturalisticamente la valle in questione si presta a soddisfare quasi tutte le esigenze vacanziere, se si esclude il mare, creando in questo modo business, posti di lavoro, un’economia insomma. Per decenni invece, almeno fin quando non han chiuso perché era più conveniente sfruttare la forza lavoro dell’est europa, la principale fonte di reddito di questo paradiso, che malgrado tutto nel cuor mi sta, sono state le grandi fabbriche, soprattutto tessili e siderurgiche. Strenuamente difese poi nel momento della crisi, anche contro ogni logica, da politiche quantomeno miopi, che si sono accontentate di ottenere dal governo il riconoscimento di area depressa e attingere così agli appositi fondi, piuttosto che mettere mano all'unico progetto sensato di riconversione.  E’ un po’ come avere in tasca il biglietto vincente della lotteria e chiedere l’elemosina.  Negli ultimi anni qualcosa è stato fatto, il minimo indispensabile, e comunque, guardando da lontano, senza un coordinamento capace di imporsi a localismi tribali, da sempre ostili ad una promozione integrata del comprensorio. Ne parlo in questi termini un po’ per affetto; un po’ perché mi dispiace vedere che buona parte di chi ci abita è costretto giornalmente a sacrifici enormi per lavorare nelle fabbriche e nei cantieri della Lombardia, quando tutti potrebbero essere perlomeno benestanti; un po’ perché fino a quando ci ho vissuto e anche un po’ dopo, insieme ad alcuni amici e colleghi, abbiamo provato a cambiare le cose ma siamo andati a sbattere contro un muro di gomma di ottusità. Tutto questo per dire che mi fa piacere leggere quanto scrive su questo argomento Massimo Gramellini sulla Stampa di ieri.

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