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giovedì 24 gennaio 2013

Per chi ama i cani

Se ami davvero i cani e vuoi averne uno, devi essere disposto a prendertene cura, finchè morte non vi separi, merde comprese. Perché, se non lo sai te lo dico io, in modo che ti regoli in caso ti venisse la voglia di cui sopra, anche il cane caga e, ahimè, non solo non si fa il bidè dopo, ma non utilizza nemmeno la tazza. Si accuccia dove si trova, da una mia personale statistica pare che la preferenza vada ai marciapiedi, e produce quanto deve produrre en plein air. Dopodichè, sgravato dall’incombenza,  se ne va felice e contento, lasciando, non serve ripeterlo. Ecco, se è vero che ami i cani, mi dispiace ma devi entrare nell’ottica che non puoi far finta di nulla: guanto, paletta, giornale, quello che ti pare, ma devi provvedere. So che i veri problemi sono altri, il default, la disoccupazione, i bambini del biafra, la cui condizione mi veniva continuamente rinfacciata da piccolo quando non mangiavo il pollo, così come mi veniva prospettato lo spettro del  collegio ogniqualvolta non avevo voglia di fare i compiti. Ma sto divagando. Tornando a bomba, il senso è che è ormai impossibile passeggiare in città, liberi per esempio di ammirare i palazzi oltre il primo piano, là dove la visione laterale non ti permette più di controllare anche il marciapiede. E quando la curiosità vince sulla prudenza, o banalmente qualcuno ti chiama e ti giri d’istinto senza fermare la marcia, immancabile, una merda di cane - almeno si spera, perché a volte qualche dubbio viene – si uniforma come un calco al carrarmato delle tue scarpe.  Porcatroiadiquellavaccaputtana. Che fare? Beh, c’è poco da fare, a parte appellarsi al senso civico delle persone. Ma già mentre lo scrivo mi viene uno sbotto di riso: italiani e senso civico è un ossimoro. Visto poi che amare i cani è politically correct, è una partita che si può solo perdere. L’unica è puntare allo 0 a 0. Quando giro per strada assumo insintivamente la postura di Enrico Cuccia: testa bassa e grande attenzione a dove metto i piedi. E se qualcuno mi chiede come sono i palazzi a Brescia, rispondo: molto belli. Perlomeno fino all’ammezzato.

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