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venerdì 11 gennaio 2013

Diffamatori

Qualsiasi giornalista, anche un collaboratore occasionale di un giornale di provincia, sa che in ogni momento della sua carriera può incorrere in una querela per diffamazione: per una parola, una frase, un titolo, del quale peraltro non è mai responsabile, sono tante le cause che possono irritare la suscettibilità di chi è oggetto, diretto o indiretto, dell’articolo. La querela poi ha un suo iter: nella maggior parte dei casi si arriva alla prescrizione, in altri, pochi, a sentenza, a favore o contro, dipende. Si tratta però principalmente di cause civili, con richiesta di risarcimenti, più o meno onerosi. Chi fa un lavoro d’inchiesta, come Marco Travaglio, è facile che in 30 anni di carriera abbia sulle spalle decine di querele. Non per questo è un diffamatore professionista, come l’ha definito Berlusconi,  e soprattutto non sono equiparabili i reati a lui ascritti a quelli penali a cui è stato ed è chiamato a rispondere l’ex premier. Per questo il giochino da asilo andato in scena ieri sera a Servizio Pubblico è stato imbarazzante, oltre che un insulto all’intelligenza delle persone. Berlusconi aveva bisogno di parlare al suo pubblico, quello basic, di Retequattro, e probabilmente c’è riuscito. Devo dire che in alcuni momenti mi ha fatto anche un po’ pena, come i vecchi leoni bolsi e spelacchiati dei circhi di periferia, che fanno finta di ruggire e di dare zampate al domatore ma si vede che sono incontinenti e non vedono l’ora di tornare in gabbia a dormire. L’afflato è durato un attimo: è bastato ricordarsi degli ultimi 20 anni  e ogni seppur minima commiserazione è subito passata. La trasmissione, poi, non ha fatto altro che ribadire e certificare la miseria culturale e politica del paese e il declino di un uomo senza capacità di vergogna e riscatto. Un uomo qualunque, a tratti banale, bugiardo e un po' cialtrone, che svestito dei suoi panni e dei suoi miliardi puoi trovare in qualsiasi bar che pontifica sull'intero scibile umano, con particolare predilezione per tre argomenti: la figa, il calcio e le sue furbate. Quando sei in vena e non hai troppa fretta fai del volontariato e lo stai ad ascoltare. E magari gli paghi un bianchino.

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