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sabato 13 giugno 2009

Sì, un po’di merda l’ha pestata

La doverosa premessa è che non si può, o meglio, non si dovrebbe confrontare il risultato di una tornata continentale con una nazionale. Agli italiani l’Europa interessa poco, la vedono come qualcosa di imposto e comunque lontano, malgrado l’organo di governo di Strasburgo avrà sempre di più un peso specifico importante nella vita e nelle decisioni di ogni singolo Paese. E infatti l’astensionismo è lì a dimostrarlo. In molte città e province però si è votato per il rinnovo delle amministrazioni e in questo caso il giudizio sulla stabilità del quadro politico un certo senso ce l’ha. Detto ciò è innegabile che il centrodestra abbia vinto. Ma non come auspicava il suo signore e padrone, che avrebbe voluto un plebiscito per il pdl, e suo personale, tale da dargli ancora maggior spazio di manovra e soprattutto mano libera per il referendum, dove sarebbe andato all’incasso. Il premio di maggioranza al partito che prende più voti e non alla coalizione significa comandare e non curarsi, o curarsi lo stretto indispensabile, degli eventuali alleati, ridotti al ruolo di accessori. Invece non è andata così. Il pdl ha vinto ma ha rallentato nei consensi e il papi ha forse pagato i suoi pruriti al basso ventre, pruriti che il vaticano ha imparato a sopportare, a patto che non si sappia in giro, ma se qualcuno li rende pubblici, per statuto, anche suo malgrado, deve mettere per un po' di tempo una certa distanza fra lui, il vaticano, e chi viene trovato con le braghe in mano. Di contro, la lega, che sui pruriti al basso ventre ci ha costruito una piattaforma programmatica, ha raddoppiato la percentuale di voti, come del resto tutti i partiti razzisti e xenofobi del vecchio continente, sfondando addirittura in regioni storicamente di sinistra. E l’amico umberto, vatti a fidare, è andato subito a presentare il conto. Alla solita cena del lunedì ad Arcore, a urne ancora calde, il senatur non ci ha girato tanto intorno: se vuoi il nostro appoggio ai ballottaggi, se non vuoi perdere la provincia di Milano, caro papi, devi scordarti il referendum. La nuova legge elettorale la si farà in Parlamento: quando e come lo diremo noi. E mentre il ridicolo capezzone in tv aveva appena finito di sostenere le ragioni del sì, papi silvio, senza aver raccontato nemmeno una barzelletta ai commensali, se ne è uscito con una nota: l’appoggio al referendum non è più opportuno. Amen. Nel contratto non scritto dei portavoce c’è la possibilità di essere smentiti: vai, fai la dichiarazione concordata e vediamo le reazioni. Se sono negative si presenta il capo e aggiusta il tiro. Il portavoce viene delegittimato, si prende una buonuscita ma non si iscrive alle liste di collocamento. Il mondo lo sa che fa parte del gioco e nel curriculum non rimane macchia. E’ successo allo storico portavoce di bush padre durante la prima guerra del golfo, quando rimbrottò pesantemente il generale schwarzkopf jr., eroe dell'operazione desert storm, per aver detto cose che in teoria non gli competevano. Peccato che il generale avesse dalla sua l’intera nazione e il vecchio bush quella volta dovette rivedere il suo pensiero e salutare l’amico portavoce. capezzone è invece funzionalmente stupido e rimarrà dov’è.
Tornando a bomba, neanche il centrosinistra non se la passa un granché bene. Certo avrebbe potuto andar peggio. Ma per questo è solo questione di giorni: i ballottaggi apriranno probabilmente una nuova stagione dei lunghi coltelli. Già sono partite le grandi manovre dei big. Senza contare di pietro che col suo fare ruspante protoleghista fa proseliti in campo amico. Pare che d’alema abbia fatto una campagna elettorale come mai prima, per sondare l’umore della piazza nei suoi confronti, se non per avere un ruolo di primo piano, almeno per piazzare un suo uomo al vertice, leggi pierluigi bersani. E comunque niente si muoverà senza il suo consenso, compreso il nome nuovo debora serracchini, capace di battere nel nord ovest addirittura il cavaliere e già candidata alla segreteria, e al di là di quello che decideranno veltroni, fassino e lo stesso prodi, tornato a parlare dopo oltre un anno. L’omologo di capezzone nel centrosinistra, francesco rutelli, continua a smarcarsi, insieme a quella pattuglia del rosario della quale prima il pd se ne libera e meglio è. In ogni caso lui non lo sa, o forse sì, ma non conta un cazzo. In mezzo rimane il povero franceschini a cui va il merito di aver quantomeno tentato di dare un’impronta politica al partito e di tenere una barra a sinistra, lui ex democristiano, a dispetto degli ex comunisti. Forse sarebbe il caso di ripartire da questa certezza. La capacità di farsi del male della sinistra in generale potrebbe però portare, secondo i rumors dei beninformati, a un distacco netto tra la parte socialista e quella cattolica, ridando vita a quello che veniva definito il centro sinistra col trattino. Soprattutto se a prevalere, anche ufficialmente, fosse la linea del leader massimo. Della sinistra cosiddetta radicale meglio non parlare. Vediamo se l'ennesima sconfitta produrrà nuove scissioni. Quel che è sicuro, ahimè, è che non ci saranno sintesi. Piccola nota personale. Ieri sera ho chiesto a mia mamma: per chi hai votato? Per i comunisti. Si, ma quali? Chei nof, chei de Ventola. Quelli nuovi, quelli di Ventola. Mia mamma coi nomi non ce la può fare, è più forte di lei. Sono orgoglioso di mia mamma.

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