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mercoledì 6 agosto 2008

Compagnia At - tenti

Se fosse una commedia con Totò e Peppino ci sarebbe da ridere. Ma l’esercito a presidiare le città non è una commedia con Totò e Peppino e credo che nemmeno la sicurezza dei cittadini sia la ragione principale della presenza dei militari nelle nostre vie.
Nello specifico condivido il pensiero di Mariuccia Ciotta del Manifesto: “È l'istantanea di un'Italia che ha ceduto alle sue più basse pulsioni, che si appella all'autoritarismo in nome della «sicurezza» senza sapere da dove viene il pericolo, disposta a sacrificare diritti e democrazia per arrivare a quel «fine mese» diventato un leit-motiv vuoto. Tutto passa sotto silenzio, la ferita alla Costituzione con la schedatura degli stranieri, le impronte ai bambini, l'emendamento liquida-precari, le leggi per salvare l'imputato Berlusconi, il taglio dei fondi alla stampa libera, un paese visto all'estero come un'anacronistica dittatura. L'esercito per le strade italiane è la fotografia di questo governo e di chi lo ha eletto. E se La Russa si offende a sentir parlare di «operazione di facciata», fa male. Dietro i corpi reali di quei pochi soldati, c'è infatti l'assedio simbolico di una cultura mortifera, la rottura di una sensibilità comune e l'affermazione della sua concezione del mondo, quella contro la quale si sono battute generazioni di democratici. Il ministro della difesa afferma adesso con cipiglio che «oltre ai delinquenti, agli stupratori, a chi fa i furti e rapine, sono contrari alla presenza dei militari solo i post-sessantottini, i figli di chi gridava 'basco nero il tuo posto è al cimitero'». I fucili spianati di oggi sono il trionfo dei suoi sogni di camicia nera, e pochi gridano ancora che se ne deve andare. Non al cimitero, ma in un posto altrettanto lontano dai vivi”.
Segnalo anche l’articolo di Gad Lerner oggi su Repubblica, che però il quotidiano non ha ritenuto di mettere in chiaro sull’online. Poco male. C’è il blog di Lerner.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Si fa un gran cianciare dell’esercito per le vie delle città. Ma non è il numero di persone addette, con più o meno capacità, a controllare il territorio che può migliorare la percezione della sicurezza degli italiani.
A minare ogni iniziativa è la certezza del delinquente di poter reiterare il reato. Una, due, tre, dieci, cento volte. Le forze dell’ordine ormai hanno perso la speranza. Arrestano per l’ennesima volta il solito stronzo che scippa, rapina, spaccia. E il giudice cosa fa? Applica la legge, magari con una interpretazione ‘leggera’: denuncia a piede libero. Quindi il simpatico furfante esce e ricomincia. Cos’altro potrebbe fare?
E quando sembra che siano dentro tutti, si dice che le galere sono poche e strapiene, e che per i delinquenti ci vorrebbero appartamentini singoli, due stanze più i servizi, tv satellitare (perché molti, poverini, sono stranieri), magari la colf o la badante per quelli anziani. E quindi, ecco un bell’indulto bipartisan e fuori tutti.
Nessuno però si preoccupa di fornire un’assistenza o un rimborso decente a chi la violenza l’ha subita.
In Italia sono tutti ‘poverini’ i delinquenti. Le brave persone non contano un cazzo.
Viva l'Italia.