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mercoledì 9 luglio 2008

Opposizioni

C’era un tempo in cui l’opposizione si faceva in Parlamento e le piazze si contrapponevano, anche aspramente, forti di un’idea (diversa) di società. Poi qualcuno – una minoranza - ha pensato che le idee non fossero sufficienti, o troppo borghesi, ed ha iniziato a sparare. Oggi la politica e la piazza si danno di gomito. Hai sentito: quello tromba quella, l’altro è cattolico moralizzatore dei costumi ma si separa per mettersi con una più giovane. Opposizione da ballatoio. Chi ha votato il cavaliere è assolutamente convinto che scopare, si fa per dire, la Carfagna, sia un motivo di vanto. E se il prezzo da pagare è un dicastero, pazienza. Credere di suscitare indignazione nell’opinione pubblica con questi argomenti è una strategia persino imbarazzante. Il popolo degli aiutini non si scandalizza: fa la ola. Per questo, secondo me, ha ragione il direttore del Manifesto, Gabriele Polo, quando scrive che “il problema dell'iniziativa contro «il ritorno del Caimano» non è in ciò che dice, ma in quel che non dice. Nel lasciare ai margini, ad esempio, i temi economici e sociali. Nell'ignorare che l'uso privato e affaristico della cosa pubblica è la forma che riveste la sostanza della trasformazione delle persone in merci, dei cittadini in sudditi”. “Nel frattempo Maroni prende impronte, Tremonti propaganda la sua carità ai poveri, il duo Brunetta-Sacconi smantella in via definitiva i diritti del lavoro, la Russa fa la guerra, Scajola predispone affari nucleari”….

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