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martedì 21 agosto 2018

Sbirre

Anna Santarossa è un vicequestore, Alba Doria un commissario, Sara Morozzi ha lavorato per i Servizi, ora è in pensione. Sono loro le Sbirre, nell’ordine, di Massimo Carlotto, Massimo De Cataldo e Maurizio De Giovanni. Tre racconti di tre maestri del noir italiano per inaugurare (forse) una new wave della letteratura nera, dove le donne in questione non sono paladine della giustizia, eroine che combattono il crimine e difendono la legge, anzi. Anna ha una vita e una carriera apparentemente irreprensibili. In realtà vende informazioni alla mafia bulgara e una volta scoperta e messa con le spalle al muro, usata e ricattata sia dai cattivi che dai (presunti) buoni, per salvarsi deve difendersi da entrambi e inventarsi una terza vita, dove non esistono valori ne’ regole. Alba si trova ad indagare nel magma della rete, tra le pieghe più recondite del dark web per far luce su alcuni omicidi suicidi, presumibilmente guidati e ordinati da un Maestro dell’odio estremo. E più l’indagine va avanti e più il fascino del male e del potere - assoluto, feroce e mascherato - la attrae fino a meditare di percorrerne la stessa strada per vendicarsi di soprusi subiti. Sara torna operativa in un’indagine solitaria e non autorizzata anche lei per vendicare la morte del figlio, deceduto ufficialmente in un tragico incidente stradale, in realtà ucciso volontariamente dall’uomo che l’ha investito. Figlio che Sara non vedeva da oltre 20 anni, da quando se n’era andata di casa con l’amore della vita e che ritrova ora nei racconti, dapprima rancorosi e poi via via solidali, della giovane compagna in attesa del loro primo figlio.
Tre figure di donne estreme: fragili e passionali, che spostano un po’ più in là il concetto di giustizia, riscrivendolo e interpretandolo a modo loro: sedotte dal delitto, soggiogate dalla vendetta, che pur nella drammaticità delle scelte non suscitano disprezzo, anche perché alla fine tutte pagheranno un prezzo altissimo. Personalmente non amo i racconti brevi, ma c’è da dire che in ognuno ci sono i prodromi di una possibile evoluzione dei personaggi in qualcosa di più strutturato. In ogni caso chi ama il genere e apprezza Carlotto, De Cataldo e De Giovanni non rimane deluso

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