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giovedì 23 agosto 2018

Mio caro serial killer

Mi è mancata Alicia Gimenez-Bartlett, ma ne è valsa la pena aspettare. Mio caro serial killer, l’ultimo romanzo della scrittrice spagnola, spinge a quelle cose sconvenienti come sottrarsi ai doveri del vivere civile per nascondersi a leggere ancora qualche pagina. Ora, esagero un po’, ma è per spiegare che alcune storie e soprattutto alcune scritture riescano a catturarti tanto da non riuscire a decidere cosa sia meglio: se divorarti in fretta il libro o se centellinare i capitoli per rimanerne immerso e continuare a vivere nella storia, nello specifico al fianco di Petra Delicado e Fermin Garzon, ispettore e vice della Polizia iberica: coppia di investigatori sui generis. Coppia di fatto verrebbe da dire, ma che la Gimenez Bartlett è riuscita a caratterizzare talmente bene che la differenza di genere non interferisce mai sul vivere a stretto contatto e tantomeno sulle indagini. Io, lo confesso, ho un debole per Petra Delicado: è anticonformista, istintiva, non sempre segue il filo logico dei pensieri, e poi le piace mangiare, preferibilmente nelle bettole, e bere. Dopo questo outing diciamo che Petra Delicado e Fermin Garzon - che per la prima volta sono supportati da un ispettore della polizia autonoma catalana, per di più titolare delle indagini, cosa che metterà a dura prova l’ego della Delicado - sono alle prese con un serial killer. Un omicida seriale che ammazza donne sole, sfigurandone poi il volto con un coltello, lasciando sul cadavere una lettera d’amore. Tre le ragazze che vengono trovate nel giro di pochi giorni, alimentando la psicosi nella popolazione e la pressione dei vertici della polizia. Mettendo insieme i pochissimi elementi raccolti, chi indaga riesce a trovare una possibile pista: le tre donne hanno avuto una relazione con la stessa persona, o perlomeno le caratteristiche fisiche di quest’uomo misterioso coincidono in tutti e tre i casi. Di più: tutte si sono rivolte alla stessa agenzia di cuori solitari e sono uscite proprio con mister x che dapprima, sentitosi braccato, fa perdere le proprie tracce, firmando di fatto la sua colpevolezza. Ma una volta rintracciato e chiuso in carcere, il serial killer colpisce ancora. E a uccidere un’altra cliente dell’agenzia, anche questa partner occasionale dell’uomo in cella, è inequivocabilmente la stessa mano. Non vado oltre. Dico solo che si sarà un quinto omicidio, e che anche questa vittima ha un legame con il primo presunto serial killer, ma stavolta la descrizione dell’omicida, visto fuggire da un passante, non corrisponde al suo profilo. Piccola divagazione: ci sono alcuni passaggi nel racconto dove l’autrice dà alcuni indizi che consentono al lettore di farsi un’idea. C’è però bisogno di un’intuizione della mia Petra, per mettere a posto tutti i pezzi del puzzle di una vicenda pesante. Pesante anche dal punto di vista emotivo e del coinvolgimento, qui sì, di genere, che porta forse per la prima volta l’ispettore Delicado a perdere lucidità e a mettere in discussione la professione. La prego signora Batlett, adesso non mi faccia aspettare troppo

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