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sabato 1 agosto 2015

Svizzeri

A parte Roger Federer, nativo di Basilea, che il Maestro Gianni Clerici, al quale mi inchino, ritiene il più grande tennista di tutti i tempi, non mi sovviene alcuno svizzero dotato di qualche genio. Per la verità, Federer, al padre cantonale somma una madre sudafricana e questo probabilmente un po’ di differenza la fa. Non è razzismo il mio, è una constatazione, pronto a chiedere venia e cambiare idea di fronte a prove contrarie. Ieri, venerdì di pre ferie, mi sono concesso un’uscita straordinaria dal lavoro, in tempo per salire sul Venezia Ginevra delle 17.32. Il treno svizzero, lo chiamo, in dieci anni che lavoro a Verona l’avrò preso 5, forse 6 volte. A sufficienza però per ammirarne alcune caratteristiche estetiche e strutturali. Un design degno del miglior Giugiaro, una pulizia quasi imbarazzante non solo all’interno, che è da stereotipo, ma anche all’esterno, minchia, che quasi ti viene da toglierti le scarpe prima di salire e di chiedere scusa per la camicia stazzonata. Devo dire che la mia non è ammirazione: in realtà un po’ mi terrorizzano queste situazioni da laboratorio. In ogni caso è un viaggio confortevole anche se non ho mai avuto il piacere di provare i posti a sedere, tutti rigorosamente prenotati, ma lo spazio di disbrigo tra una carrozza e l’altra è sufficientemente ampio per potersi appoggiare e leggere: il treno svizzero non sbanda e non fa rumore. Pauraaa, direbbe il mister Conte nell'imitazione di Crozza. Ieri, dicevo, finalmente, aggiungo, lo svizzero mi è caduto. Ebbene sì, il treno perfetto ha una falla. Nei bagni di questi convogli straordinari è montato un sistema d’allarme in caso d’incendio, che molto più banalmente parte se qualche furbastro cerca di violare il divieto di fumo. E fin qui nulla che non rientri nelle perversioni svizzere. Cosa succede nella pratica e cosa è successo ieri. Il sistema che accerta la presenza di fumo aziona una sirena e contemporaneamente scarica sul reo (se non è veloce ad uscire) una quantità smisurata di acqua, che non avendo uno sfogo interno al minuscolo locale si espande nella carrozza attigua. Non solo, dopo qualche minuto parte anche una nebulizzazione profumata che invade la stessa carrozza costringendo gli occupanti a migrare altrove, bagagli compresi. E immaginatevi il casino in un treno già esaurito. Mentre assistevo alla scena mi figuravo l’inventore di questo congegno bullarsi con i vertici delle ferrovie svizzere e la fierezza di questi ultimi nell’installarlo sui loro treni. In particolare su quelli che viaggiano in Italia. Tutto molto bello? No, l’inventore rossocrociato non ha previsto un dispositivo che blocca il congegno una volta partito. Metti che sia un falso allarme. Finché tutta l’acqua non è fuoriuscita dai suoi alloggiamenti, e a Brescia continuava a scendere (il tutto è inizito che eravamo all’uscita di Verona Porta Nuova) non si può fare nulla. Geniale. Ora, il signore anziano che ha dato la stura a tutto ciò ha avuto la sfiga di non essere visto solo da me, che me ne sarei stato zitto, ma anche dalla bigliettaia, che in modo tanto gentile quanto fermo si è fatta consegnare la carta d'identità. Quello che mi ha fatto meditare sono state le reazioni delle persone. Fatta salva la colpa (grave? non so...) del reo, è andata in scena tutta la commedia dell’arte. Spettatori paganti i giapponesi, che non hanno capito un cazzo di quello che stava succedendo ma ridevano giapponesicamente contenti. L’ipotetico colpevole, impassibile di fianco a me, sconosciuto dagli altri che non avevano assistito alle fasi iniziali della tragedia, si è sentito insultare, augurare un cancro ai polmoni e amenità varie, neanche fosse Goebbels. Un tizio, che si era coperto il volto con un fazzoletto ha spiegato che lui era alla scuola Diaz durante il G8 di Genova e che quell'esperienza gli era servita da lezione con tutti quei lacrimogeni che venivano lanciati. Qui però c’era acqua nebulizzata, ma fa nulla. Vai a sapere cosa passa nella testa delle persone. Che forti del branco e della vittima sacrificale si dicevano pronti alle peggiori fustigazioni, se solo lo avessero avuto tra le mani, ecc. ecc. Salvo poi, quando il capotreno è passato invitando il reo, sempre impassibile di fianco a me, a non allontanarsi, zittirsi tutti e far finta di nulla, telefonare, guardare altrove. Io non fumo. Devo ammettere che mi stanno anche un po’ sui coglioni quelli che tra una stazione e l’altra scendono a farsi tre tiri di sigaretta. Non voglio scomodare il Pasolini di Valle Giulia, ma io ieri mi sono sentito solidale con il vecchio fumatore. E ho goduto per aver colto in fallo gli svizzeri.

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