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mercoledì 9 gennaio 2013

Twittatevi il culo

Il giorno delle dimissioni forzate di Berlusconi e l’incarico dato dal prof. Monti per formare un governo di tecnici in grado di evitare il default, era stato letto – almeno io l’avevo fatto – come un punto di non ritorno, o meglio: che la certificata inadempienza e l'incapacità dimostrata avrebbe obbligato la politica a una rivoluzione catartica - di uomini, contenuti e metodi - per poter poi tornare con una certa credibilità a proporsi per gestire la cosa pubblica. L’apertura della campagna elettorale, la composizione delle liste, i nomi dei candidati - quelli di sempre, chi decide perlomeno: tutti gli altri sono specchietti per le allodole, peones destinati a votare su indicazione del partito - le loro promesse da piazzisti e le ricette salvifiche che ti viene da dire: ma da adesso in poi? Non potevi farlo prima? Perché ora dovrei crederti?, tutto ciò, insomma, sta dimostrando che non è cambiato nulla e che la forbice tra questa classe politica e il paese reale si è ulteriormente allargata. A dire il vero qualcosa è cambiato: twitter è il nuovo giocattolo utilizzato dal candidato per parlarsi addosso, mandare messaggi a colleghi e avversari: dire sostanzialmente cazzate. La sintesi la fa, perfettamente come al solito, Massimo Gramellini sulla Stampa di oggi. E non è una bella sensazione.



La vita è altrove

MASSIMO GRAMELLINI

Riporto volentieri il pensiero del lettore Marco Pz. La campagna elettorale appena incominciata è già inguardabile, illeggibile, inascoltabile. Tonnellate di discussioni su poltrone, alleanze e schieramenti. E poi twitter, il nuovo giocattolo, il salotto vip in versione tascabile dove i potenti spettegolano tra loro di poltrone, alleanze e schieramenti. Non uno, dicasi uno, che indichi una visione del mondo, una direzione di marcia. Non una parola, dicasi una, su agricoltura, urbanistica, filiere a chilometro zero, turismo, cultura, protezione del territorio, trasporti, scuola, ospedali. Non un progetto, dicasi uno, che tenga insieme le voci di quell’elenco e magari vi aggiunga gli asili nido e l’assistenza a malati e anziani. La vita vera. Quella di cui parlano a cena, e non su twitter, le persone vere. Cosa hanno realizzato i candidati nel corso della carriera sui temi che riguardano «noi» e non «loro»? Cosa pensano della Cina, della Russia, delle guerre in corso nel mondo, di tutto ciò che succede in un raggio maggiore di dieci centimetri dal loro ombelico? Nel silenzio degli interessati, l’unico programma elettorale lo stanno scrivendo, giorno per giorno, le famiglie, le associazioni di volontariato e le aziende che mandano avanti la baracca e, non ricevendo nulla dalla politica, si accontenterebbero che la politica smettesse di intralciarle con la burocrazia.

Difficile dare torto a Marco Pz: da decenni (penso all’economia sommersa) l’Italia va avanti, o almeno non troppo indietro, nonostante la politica. E’ la sua salvezza. Purtroppo è anche la sua dannazione.



1 commento:

Latte e fiele ha detto...

Acuto e amaramente sul pezzo, come sempre.